Consiglio dei ministri non prende posizione e rinvia di nuovo. Decisioni a rate.

Quello adottato oggi dal Consiglio dei Ministri è un provvedimento del quale si fatica a comprendere la portata e l’obiettivo – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
Non  ci si può limitare a garantire l’avvio ordinato dell’anno scolastico, senza dare  risposte – aggiunge Turi –  sia pure articolate e graduali, ai docenti interessati.

La scelta di fondo, politicamente rilevante,  dovrebbe essere quella di porre un freno al precariato – continua Turi –  disinnescare la bomba ad orologeria del limite dei 36 mesi di lavoro continuativo, procedere all’eliminazione dell’organico di fatto e fare i conti con l’organico di diritto.

Quella di oggi, invece, appare una sorta di tachipirina che cura i primi sintomi e lascia avanzare la malattia. Una non–soluzione  con l’aggravante che sarebbe pregiudicato l’intero anno scolastico, sia per i docenti che per famiglie e ragazzi che vivrebbero un anno di precarietà.

Come si potrà sentire un’insegnante, che va in classe  – e “garantisce il regolare avvio delle lezioni” – sapendo che sarà licenziata in corso d’anno. Con quale serenità potrà svolgere il suo lavoro – solleva la questione Turi.

Si è pensato ancora una volta di considerare la scuola, un ufficio pubblico in cui è importante la procedura e non il contenuto: fare partire bene l’anno scolastico significa anche dare motivazioni, sicurezza, stabilità  ai docenti che lo dovranno affrontare, serenità alle famiglie e agli alunni.

Ci auguriamo in un ripensamento del Governo che presenti un provvedimento organico che cerchi di risolvere il male endemico della precarietà che nella scuola, è ancora più deleterio,  per le ricadute negative che ha su studenti e famiglie.

Invitiamo il ministro ad aprire un confronto di merito che porti ad affrontare il problema nella sua globalità ed evitare  provvedimenti a singhiozzo.


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