Migranti: l’istruzione è diritto universale

Tenere unite le famiglie, dare loro riconoscimento di un status legale, consentire loro di studiare e dare accesso ai servizi sanitari: sono questi gli obiettivi prioritari fissati dall’Unicef e riconosciuti a livello europeo.

Abbiamo una legislazione molto avanzata in termini di diritti dei minori – ribadisce  Pino Turi, segretario generale Uil Scuola –  l’Italia consente a tutti i minori, migranti e rifugiati, persino a quanti hanno genitori in clandestinità, di poter frequentare la scuola.

L’istruzione è un diritto garantito dalla nostra Costituzione. Un diritto che poi diventa reale ed esigibile grazie al sistema formativo italiano che con le proprie scuole statali rappresenta un sistema non solo di accoglienza, ma di vera e propria integrazione di una scuola comunità che mette in circolo gli anticorpi della tolleranza e della solidarietà che rappresentano l’elemento costitutivo di una scuola comunità che non si limita a dare ai profughi l’opportunità di studiare, ma anche quello di svolgere un’azione di integrazione generale.

La legge n. 47, dispone misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati e prevede il divieto assoluto di respingimento dei minori stranieri non accompagnati alla frontiera, il raccordo tra strutture di prima accoglienza e SPRAR, esteso ai minori non accompagnati, tutele per il diritto all’istruzione e alla salute.

In occasione della giornata mondiale dei migranti, la Uil Scuola prova a fare il bilancio di tre anni di lavoro nel piano europeo rivolto ai rifugiati e ai minori non accompagnati.

Un progetto che vede insieme Internazionale dell’Educazione e Uil Scuola e che rappresenta il tentativo concreto di gestire quotidianamente nelle scuole, e dunque portare a sistema, il tema dell’educazione dei minori non accompagnati e dei migranti.

Il punto di partenza
E’ l’esperienza, il coinvolgimento, la preparazione degli insegnanti e del personale della scuola a fare la differenza: in tutte le situazioni nelle quali l’integrazione è stata positivamente realizzata, il punto di partenza è stato il diretto coinvolgimento delle persone. Affidare ruolo e funzioni di vera autonomia per le scuole e per gli insegnati è questo il tema centrale. Una questione aperta che potrebbe anticipare e favorire quell’integrazione che a scuola riesce facilmente e che invece, non trova, riscontro nella società.

Un modello di scuola, tutto italiano, che ha portato quasi a sorpresa per i colleghi europei, certo non nostra – sottolinea Turi – alla realizzazione di pratiche e didattiche di inclusione che oggi fanno da progetto pilota anche per i paesi del Nord Europa.

Quello che è stato realizzato, durante lo scorso anno scolastico, in Sicilia, a Palermo, Salemi e Trapani, è un fatto completamente nuovo: scuole, insegnanti e personale in sinergia, per creare un modello inedito di educazione, che intreccia competenze, esperienze e necessità.

L’idea che si è realizzata in Sicilia, aggiunge Turi – dove tutti, dirigente, insegnanti, personale Ata,  tutti, si sono messi a studiare l’inglese per poter comunicare più facilmente, o le esperienze di didattica di laboratorio, o le lezioni pratiche per minori non accompagnati di elettronica, da pizzaiolo, di pasticceria, sono il modo concreto di integrazione trovato nei territori dove il fenomeno migratorio è vissuto quotidianamente, con evidenti ricadute positive su tutti i componenti della comunità scolastica, sia migranti che stanziali.

Quest’anno nei centri del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) beneficiano di attività dedicate, 803 minori non accompagnati, in Sicilia e 540 in Emilia Romagna.

Nel 2017 con il Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020 (FAMI) il Miur ha annunciato di voler finanziare la formazione di docenti di italiano, come lingua 2, e di dirigenti di scuole con un alto tasso di immigrati. I progetti di formazione sono ancora in corso.

In questo anno scolastico, la Uil Scuola ha spostato parte delle attività a Modena, dove sono coinvolte 9 scuole, 40 minori non accompagnati  e dove, oltre a sostenere il lavoro di una rete cittadina di scuole, il 30 novembre,  si farà il punto sullo stato dell’integrazione in atto in un convegno sulle esperienze di accoglienza, con la partecipazione del Comune e del Terzo settore.  Un processo scolastico di integrazione che – in linea con i dati sui fenomeni migratori di questo anno – riguarderà sempre più le regioni del Nord.

Tra le linee guida in tema di istruzione definite dall’Internazionale dell’educazione:

«la partecipazione attiva ed il coinvolgimento delle comunità locali e di immigrati per fornire sostegno, supporto attraverso l’utilizzo e la valorizzazione delle risorse esistenti sul territorio»;
«la predisposizione di interventi di sensibilizzazione, educazione e informazione finalizzati a garantire una migliore integrazione sociale dei giovani immigrati, nonché garantire un supporto maggiormente efficace durante gli anni di istruzione scolastica»;
«Il coinvolgimento degli insegnanti e dei dirigenti delle scuole dove la presenza degli immigrati risulta elevata, sia per supportare gli immigrati nel percorso scolastico, sia per fornire agli insegnanti gli strumenti adeguati per la verifica e la valutazione degli studente stranieri».

Intanto in Germania raccolgono le firme
In Germania, il sindacato degli insegnanti tedeschi, GEW, sta raccogliendo firme per bloccare l’iniziativa del partito di estrema destra, euroscettico e accusato di antisemitismo, Alternative für Deutschland, che invita gli studenti e i docenti a denunciare attraverso un loro sito web i docenti colpevoli di fare politica a scuola. Questo l’appello al Consiglio federale dei ministri dell’istruzione:

Il mio insegnante spacca – Ringraziamenti invece che denunce
Siamo inorriditi per il fatto che nel 2018 la gente venga di nuovo intimidita e messa a tacere, la libertà di insegnamento limitata e i giovani esortati alla delazione.
Ad Amburgo, Berlino e in bassa Sassonia Alternative für Deutschland, (AfD) ha aperto portali per registrare i docenti critici verso l’AfD, attraverso i quali tali docenti e le opinioni diverse dalle loro devono essere denunciate e le discussioni critiche di contenuto politico a scuola soffocate.
Non vogliamo vivere in un Paese dove le persone vengono spiate e denunciate dai propri simili. non c’è bisogno di uffici ideologizzati e di parte che servono a mettere a tacere il dissenso. e questo perché – sembra incredibile doverlo ricordare – viviamo ancora in uno stato costituzionale democratico!
Con la mia firma esprimo solidarietà ai docenti di tutta la Germania e li ringrazio per l’impegno e il merito di aver trasmesso valori democratici e di diversità sociale. Contemporaneamente, chiedo ai componenti del Consiglio federale dei Ministri dell’istruzione degli Stati della Repubblica Federale di Germania di esaminare e di sfruttare ogni mezzo legale per impedire tale denuncia di partito di natura politica.  Alle 13.00 di oggi sono 52.736 le firme raccolte.


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