Perché tanta insistenza sull’approccio Stem nella didattica?

Perché tanta insistenza sull’approccio Stem nella didattica?

Le prime tracce di una discussione pubblica, nelle società occidentali, sul peso e l’importanza delle discipline di area tecnico-scientifica nei processi educativi vanno ricercate negli anni cruciali della guerra fredda, quando i primi successi nelle missioni spaziali sovietiche parevano suggerire l’urgenza di una revisione dei sistemi educativi del blocco atlantico. Non è infrequente che negli Stati Uniti il dibattito politico accolga periodicamente tra i propri temi di divisione anche la strategia generale per la formazione intellettuale e professionale delle nuove generazioni. Era già accaduto in occasione della crisi del 1929, per riaprirsi trent’anni dopo, in ordine alla necessità di stabilire un primato sui Paesi comunisti. Tuttavia, la vera messa a fuoco di una pianificazione condivisa in relazione alla valorizzazione delle competenze ingegneristiche e scientifiche è riscontrabile, sempre nel dibattito statunitense, intorno alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, per tradursi poi in…

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L’OPINIONE / Perché siamo convinti che si debba partire da un nuovo umanesimo

L’OPINIONE / Perché siamo convinti che si debba partire da un nuovo umanesimo

Le persone al centro degli investimenti. Non il contrario. Il riformismo a cui guardiamo è quello che rafforza i diritti individuali e collettivi. Di Pino Turi Nell’attualità politica relativa al PNRR e alla parte relativa agli investimenti nella scuola, si assiste ad una contraddizione che diventa a volte, stucchevole, quando si passa dall’analisi agli strumenti per affrontarla. Un’analisi deformata da pregiudizi e luoghi comuni, da tardo Novecento, per giustificare ciò che ai nostri occhi è ingiustificabile. Ci riferiamo al fatto che è unanime la valutazione di insufficienza dell’azione di investimenti del PNRR, per rilanciare il settore scolastico che ha subito tagli draconiani al personale cui si dovrebbe rimediare. Di questo, nel piano, non se ne parla nemmeno, impegnando le risorse per le infrastrutture, come se la scuola fosse un’azienda a cui cambiare la catena di produzione. Questa valutazione, come è noto, ha portato i sindacati a fare scelte diverse e contrapposte, pur partendo dalla…

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Chi valuta il sistema scolastico italiano? E perché?

Chi valuta il sistema scolastico italiano? E perché?

Un primo momento di meditazione in materia di valutazione; un approfondimento che può rivelarsi utile per delineare le strategie negoziali in merito alla valutazione. Se persino Galileo si è arreso di fronte all’evidenza di non poter misurare l’immisurabile, ci chiediamo come possa farlo un ente, finanziato dal Governo, che è di per sé elemento di parzialità. L’autonomia delle istituzioni scolastiche si misura con un Ente terzo ed indipendente. I responsabili del dicastero dell’Istruzione dovrebbero spostare l’orizzonte della visuale di intervento dalla mistica della meritocrazia alla realtà costituzionale. Sarebbe un bel segnale di maturità democratica e partecipata. Prospettiva a cui dovrà essere elevata l’attività dei docenti e dei rispettivi organi di gestione che ne garantiscono la tutela costituzionale della libertà di insegnamento. Libertà che – ricordiamolo – è data al personale docente per espressa garanzia costituzionale, della quale beneficia l’intera comunità studentesca.

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La scuola della Costituzione ha bisogno di vera autonomia

La scuola della Costituzione ha bisogno di vera autonomia

Nell’attuale modello aziendalista è del tutto dimenticata la libertà di insegnamento che è il fulcro della scuola costituzionale, libera, laica, indipendente e autonoma. Come se ne può garantire il rispetto? di Pino Turi e Carlo Scognamiglio su MicroMega.  È tempo di tracciare una linea e sviluppare un bilancio onesto. La riforma dell’Autonomia scolastica avviata nel 1997 ha radicalmente trasformato il profilo culturale e organizzativo dei nostri istituti educativi. Nella scuola i processi sono lenti, e gli effetti di qualsiasi intervento normativo sul vissuto quotidiano e sui processi di apprendimento possono essere misurati solo con lo sguardo ampio e la pazienza dell’attesa. Ma i tempi sono maturi, ed è urgente capire quali guasti sono stati fatti e quali risorse sono state valorizzate in un quarto di secolo di autonomia scolastica. Il personale che ha ormai raggiunto i trent’anni di servizio è perfettamente in grado di cogliere le differenze profonde tra la scuola…

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Lettera ai Genitori

Lettera ai Genitori

di Enrico Campanelli Cari genitori, siamo una comunità di insegnanti, genitori anche noi e abbiamo deciso di condividere con altri colleghi e con voi alcune basilari riflessioni sulla scuola. Le domande che ci siamo posti sono semplici ma importanti: a cosa serve la scuola? la scuola di oggi assolve davvero al suo compito? noi insegnanti, facciamo davvero il nostro lavoro? Sono domande apparentemente superfue: le risposte appaiono talmente ovvie che sembra davvero tempo perso stare lì a pensarci. Eppure… non abbiamo potuto fare a meno di porcele, perché da molti anni ormai, nel nostro lavoro quotidiano a scuola, sia dentro le aule insieme ai vostri (e nostri) figli, sia durante le riunioni tra noi docenti, ci è venuto il dubbio che le risposte a queste domande non siano così ovvie e soprattutto non siano quelle che dovrebbero essere. Consideriamole una alla volta. A cosa serve la scuola? La scuola deve prima di tutto istruire…

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Il PNRR e la Scuola: l’attuazione di una riforma non dichiarata

Il PNRR e la Scuola: l’attuazione di una riforma non dichiarata

Di Alvaro Belardinelli, TuttoScuola. La notizia buona è che arrivano tanti soldi per la Scuola, come ha fatto sapere il Ministro Bianchi. Quella cattiva è che non serviranno ad incrementare gli ormai magrissimi stipendi del personale, docente e non: lo hanno già dimostrato le direttive sul rinnovo dei contratti pubblici contenute nella proposta di legge di bilancio, in base alle quali si può prevedere un “aumento” del salario — come sempre — più nominale che reale. Una riforma di fatto (senza riflessione parlamentare) E allora come verranno investiti i miliardi annunciati? Se spesi come già indicato nel “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, questi denari genereranno una riforma de facto della Scuola, saltando a pie’ pari la discussione della riforma stessa in Parlamento. Discussione che avrebbe la funzione non solo di garantirne la validità giuridica, ma anche (e soprattutto) di definirne il quadro valoriale di riferimento: di stabilire,…

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IRASE / Intervista a Mariolina Ciarnella sul PNRR: “Va superato il rischio di pensare alla scuola con le stesse regole con cui si guarda al mercato”

IRASE / Intervista a Mariolina Ciarnella sul PNRR: “Va superato il rischio di pensare alla scuola con le stesse regole con cui si guarda al mercato”

Presidente, che metodo ha utilizzato per studiare a fondo il PNRR? Ho iniziato ad analizzare il documento attraverso l’analisi delle parole, perché la conoscenza lessicale è importante per capire, in profondità, quanto si legge. La parola scuola viene citata trentasette volte. La parola istruzione trentatré, mentre per quanto riguarda il termine educazione arriviamo a sole due volte. Digitalizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale, istruzione e ricerca, coesione e salute. Come giudica nel dettaglio l’aspetto scuola. Qual è il bilancio? La prima riflessione riguarda la pretesa di dover dettare la linea della riforma della didattica e della metodologia d’insegnamento. Il tutto, avviene attraverso un documento concepito per indirizzare in modo razionale straordinari capitoli di spesa e non solo: suscita stupore il fatto che un documento finalizzato a illustrare impegni di spesa pubblica straordinaria si soffermi su aspetti tecnici che coinvolgono la professionalità docente, aspetti che dovrebbero essere, invece, oggetto di discussione in altre sedi. Nell’apertura…

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Motivazioni per la salvaguardia costituzionale della lingua italiana

Motivazioni per la salvaguardia costituzionale della lingua italiana

Cari amici, difendere la lingua italiana potrebbe sembrare inutile. A che serve difenderla? Già tutti gli italiani lo fanno, quando la parlano. E, poi, ogni lingua deve essere in grado di difendersi da sé. Difendere la lingua italiana potrebbe sembrare impossibile. A che scopo tentare l’impossibile? Siamo inondati di forestierismi, e questo è anche un bene, perché una lingua si arricchisce anche con gli apporti stranieri, ed è andata sempre così. Difendere la lingua italiana potrebbe sembrare fuori luogo. Ci sono istituzioni già preposte a difenderla, e perciò farlo sarebbe sostituirsi alle loro competenze. Difendere la lingua italiana potrebbe sembrare un atto sciovinistico, perché sembrerebbe riproporre la vieta e pericolosa questione dei nazionalismi, che già tanto male hanno fatto al mondo. Difendere la lingua italiana potrebbe sembrare un atteggiamento puristico, e perciò repressivo, perché una lingua si evolve anche grazie ai preziosi apporti che vengono dall’esterno. Difendere la lingua italiana potrebbe sembrare atteggiamento chiuso e…

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L’errore non è evitare i concorsi, ma evitare che le clientele degradino e usino i concorsi per non assumersi le proprie responsabilità.

L’errore non è evitare i concorsi, ma evitare che le clientele degradino e usino i concorsi per non assumersi le proprie responsabilità.

Considerazioni a margine dell’articolo del prof. Cassese sul Corriere della Sera Di Pino Turi Il rispetto e la stima del Professor Cassese sui cui libri molti di noi si sono formati e cimentati, non ci esime da alcune considerazioni relativamente al consueto attacco al sindacato e alla retorica dei concorsi. La critica, ci sembra un poco affrettata nella misura in cui appare avulsa dalla realtà del Paese in cui viviamo; uno sguardo teorico da semplice studioso su cui nulla da eccepire, ma è teoria. La pratica è invece altro, un castello su cui si regge l’ardita difesa ideologica di ipotetici concorsi che dimenticano lo stato di un Paese,  il nostro,  corrotto e culturalmente rassegnato. Un paese che ha delegato tutto alla politica dei partiti che ha soggiogato la burocrazia e la sua autorevolezza ed indipendenza. Come si può parlare di concorsi e di merito quando che li organizza lo fa con precisi obiettivi, legati alla…

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Le storie dei bambini non sono una variabile qualitativa misurata da un fascicolo

Le storie dei bambini non sono una variabile qualitativa misurata da un fascicolo

Riceviamo e pubblichiamo. Lettera firmata. Oggi ho osservato un bambino di 11 anni (che a quell’età dovrebbe cantare e correre nei prati) tremare di paura. Ho visto un altro bambino immobile, con lo sguardo spento e con le lacrime agli occhi dirmi “Maestra, sono incapace”. Ho visto un altro bambino concentrare tutte le sue energie per dare il meglio di sé. Ho visto un bambino con evidenti problemi socioculturali non in grado di svolgere un’ardua comprensione del testo, complessa anche per un madrelingua, ma impossibilitato ad essere esonerato dalla prova perché senza una diagnosi alla mano (e poi ci chiediamo perché la patologizzazione infantile raggiunga picchi sempre più alti: avere una diagnosi, oggigiorno, è necessario per garantire quelli che dovrebbero essere i diritti di ciascun bambino e, delle volte, non basta). Ho visto una classe in gamba, preparata, valida, capace di autoanalisi, di riflessione, di ragionamento e problem-solving, essere sopraffatta dall’ansia da prestazione di fronte…

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