Il rinnovo del contratto è il momento dell’assunzione delle responsabiltà

UN SINDACATO CHE NON TRATTA È UN NON SINDACATO

CREDIBILITÀ E PROPOSTE SUPERERANNO POSIZIONI VECCHIE E PRECONCETTE 

Va definitvamente superata l’idea stessa del complotto che, in questo Paese di memoria troppo corta, funziona sempre e, in ogni occasione, può essere utilizzata per fini particolari e a vantaggio di pochi.

 

L’articolo di Pietro Feliziani, postato da Salvatore Indelicato (su un blog governare la scuola), merita qualche considerazione, non tanto per i contenuti, non certo originali, quanto per la possibile disinformazione che può indurre in un comparto già molto disorientato. A noi è sempre capitato di dover subire l’accusa di svendere questo o quel pezzo di categoria o addirittura tutta, giusto per fare piacere a questo o a quel Governo.

Posizione questa intrisa di pregiudizi, visto che il contratto è molto al di là da venire e non siamo neanche ai presupposti che, molto faticosamente, si stanno costruendo. E’ l’idea stessa del complotto che in questo Paese, di memoria troppo corta, funziona sempre e che in ogni occasione può essere utilizzata per fini particolari e a vantaggio di pochi. I temi e i metodi sono sempre gli stessi: nessuna originalità! Prima si parlava di triplice, ora di quadriade, sempre e solo per evocare complotti e tradimenti. E’ una costante che i traditori aumentino in relazione alle difficoltà oggettive e alla mancanza di idee e di prospettive positive, se non quella della via giudiziaria. Come dire: noi non siamo capaci, ci rivolgiamo al giudice terzo.

Un modo per mettere le mani avanti ed addossare la colpa agli altri. Il solito scaricabarile! Anche qui nulla di nuovo: i ricorsi, le class action, la via giudiziaria al socialismo si sarebbe detto in passato. Inoltre, che si possa concludere un accordo contrattuale nel nostro Paese in agosto è una notizia d’anteprima che sostiene l’dea del complotto, ma, purtroppo, non ha alcun fondamento. Ancora, non mi pare che ci siano comunicati sempre e comunque unitari, ci sono solo quando la c.d. quadriade trova l’accordo sui contenuti. Su quelli e solo sui contenuti, la UIL Scuola, per il comparto e per il dipartimento dei Dirigenti scolastici, esprimerà il proprio giudizio nel momento in cui ci sarà la sintesi e bisognerà assumere decisioni e, come afferma lo stesso autore, senza i nostri voti non si firma alcun contratto, almeno se vogliamo considerare la quadriade.

Anche l’ANP, che parla di “perequazione non trattabile”, deve indicare la strada da percorrere e non limitarsi, in modo preventivo, alla resa scaricando le responsabilità sugli altri. Un sindacato che non tratta è un non sindacato, ma su questo l’ANP è almeno coerente non crede nella contrattazione e rifiuta di riconoscere l’accordo del 30 novembre, che, invece, i contratti permette di aprire. Proprio l’ANP dovrebbe dare conto di una politica, da posizioni di maggioranza in termini di rappresentatività che, dal nostro punto di vista, si connota quasi unicamente per spocchia dialettica e sostanziale accondiscendenza al Governo, vedi 107/2017.

Una politica che ha isolato la categoria e che ora si affida ad una disperata protesta piena di rabbia e con poche idee. Una categoria che, disorientata, si trova in mezzo al guado di una dirigenza senza identità che li candida all’oblio e all’isolamento o, al più, a mettersi nelle mani di avvocati, panacea di ogni male.

E’ stupefacente che solo ora ci si renda conto che per ottenere il giusto adeguamento retributivo, occorre un contratto a cui deve collegarsi la provvista per rinnovarlo e la disponibilità del Governo a finanziarlo. Con l’accordo del 30 novembre, non abbiamo rinnovato il contratto, abbiamo solo creato le premesse per farlo, anche sul lato del finanziamento abbiamo definito il minimo (85 euro), non il massimo.

Occorre, ora, solo trovare nuovi finanziamenti, cosa che stiamo rivendicando, insieme alla quadriade. Chi ha tela per tessere, tessa e smetta di trovare solo alibi. Bisogna dare risposte sindacali. Come sempre, arriva il momento dell’assunzione delle responsabiltà e noi lo faremo nel confronti della categoria in funzione di un sistema scolastico statale messo sempre più spesso vicino al collasso, ma questo sembra non interessi a nessuno.

Di Pino Turi – Segretario generale Uil Scuola

 

———————————————————————-

Qui si seguito il testo di Salvatore Indelicato

La trappola mortale del contratto dei presidi
Come ci fregheranno a Ferragosto

[15 luglio 2017. postato in il dirigente e lo staff]

Il 14 luglio 2017 si è consumato al MIUR l’atto finale di questa tragicommedia che è divenuto il rinnovo del contratto della dirigenza scolastica, anche se ormai era chiaro a tutti, tranne agli sprovveduti, quale sarebbe stato lo sbocco finale delle infinite finte tavolate sindacali sulla semplificazione e sulla contrattazione di area: l’ulteriore svendita della dirigenza scolastica. Hanno aspettato l’estate per imprimere la solita accelerazione ferragostana, quando le scuole chiudono per le ferie e comunque vanno a scartamento ridotto, tutta la pubblica amministrazione entra in clima di smobilizzo e i dirigenti pensano ad altro.
In questo clima di distrazione di massa il governo affonda sottotraccia per chiudere i rinnovi contrattuali, facendo ingoiare ai tre milioni di dipendenti e dirigenti pubblici il rospo del contratto degli 85 euro. La distrazione di massa ferragostana rischia di avere successo per il governo, per il semplice motivo che ha dalla sua parte la complicità della quatriade sindacale cgil, cisl, uil, snals che, con il pacchetto di maggioranza relativa del 52% delle deleghe, può in qualsiasi momento chiudere la partita. Pericolo avvertito con chiarezza da Rembado dell’ANP che, a conclusione della riunione del 14 luglio 2017 al MIUR, chiosa nel comunicato finale “L’obiettivo della perequazione non è trattabile. Chi ha svenduto la categoria firmando un’Intesa che rischia di bloccarne le legittime aspettative ne risponderà ai colleghi. Certo non noi!” Dai comunicati della quatriade trasuda invece un compiacimento incomprensibile, se non autolesionista e masochista. E a svendere la categoria, anche se Rembado per pudicizia non fa i nomi, sono i quadrunviri della quatriade, con Gianni Carlini della cgil in testa. La quatriade sindacale ha formato, ripetiamolo per i presidi duri di comprendonio e finti ingenui, un cartello inossidabile: la FLC CGIL con 1.587 deleghe pari al 18,51%, la CISL SCUOLA con 1.523 deleghe pari al 17,77%, lo SNALS con 714 deleghe pari all’ 8,33%, la UIL SCUOLA con 656 deleghe pari al 7,65%; sommando aritmeticamente le 4 percentuali, si ottiene il 52,16%, cioè la maggioranza assoluta della rappresentanza. Così è nato il cartello politico della “quatriade”, con i suoi azionisti di riferimento. Il leader riconosciuto e assoluto del cartello sindacale é Gianni Carlini, responsabile nazionale della struttura di comparto dei dirigenti scolastici della FLCCGIL, che aveva voluto in passato esprimere al Direttore del quotidiano “IL SOLE 24 ORE” il suo disappunto per aver etichettato le opinioni espresse dal prof. Rembado (ANP) in un’intervista sul DDL “La buona scuola” come opinioni dei dirigenti scolastici italiani. E’ lui assieme ai colonnelli dei presidi della Cisl , Uil e Snals, rispettivamente Paola Serafin, Rosa Cirillo e Carlo Frascari, che gestisce la campagna per il rinnovo dei contratti, riuscendo a fa parlare la quatriade con una voce univoca e a far firmare in maniera congiunta tutti i comunicati di tutte le tavolate dell’ultimo periodo, dopo la rottura definitiva con l’ANP. Giovanni Carlini, 63 anni, preside distaccato, è un sindacalista di vecchio corso e di grande esperienza, titolare a Fiuggi, ha sicuramente la personalità per trascinarsi Paola Serafin di 56 anni in servizio a Roma, Rosa Cirillo napoletana, e Carlo Frascari pugliese. Ma tutti, pur con l’autonomia di coordinamento, sono sempre sotto la tutela politica dei loro segretari generali di comparto, che presidi non sono. L’altra armata concorrente è quella dell’ANP di Giorgio Rembado di 72 anni, preside in pensione della Liguria, leader incontrastato dell’ANP da sempre, attorniato da una gerontocrazia sull’età media di 70 anni. Lui stesso dichiara nel suo curriculum che è “Membro dal 1985 al 1987 dell’Esecutivo Nazionale del Coordinamento Nazionale delle Associazioni provinciali dei presidi. Membro dal 1987 del Direttivo Nazionale dell’ANP. Vicepresidente nazionale della stessa Associazione dal 1987 al 1989. Presidente Nazionale dell’Anp dal 1990 ad oggi. Presidente dell’ESHA-Italia dal 1992 al 1996. Presidente della CIDA – Federdirigenti Funzione Pubblica dal 1999 al 2003 Presidente della CIDA – Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità da marzo del 2003 a maggio 2006. Da settembre 2006 ad oggi è Presidente della Federazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Funzione Pubblica, aderente alla CIDA” Ebbene, l’ANP conteggia all’ARAN 3.292 deleghe su un totale di 8.573, pari al 38,4 %; implacabilmente in continua discesa dal 45% del 2002, al 46% del 2004, al 42,7% del 2006, al 40% del 2008, al 36,3% del 2013. Per completezza va detto che c’è un terzo presente al tavolo, che però non fa gioco, viste le piccolissime dimensioni. Come si è arrivati a questa trappola? Con la trasmissione ufficiale dell’Atto di indirizzo della Madia all’ARAN del 6 luglio 2017, illustrato alle 13 Confederazioni nella recente riunione. La Madia detta all’A.R.A.N. i criteri generali di conduzione della parte pubblica del CCNL 2016-2018, per il quale sono stati stanziati 300 mln di euro per il 2016, 900 mln per il 2017, 1,2 mld per l’anno 2018. Il riferimento specifico di questo atto di indirizzo è al CCNL del comparto “funzioni centrali”; calcoli molto veloci, ma anche fortemente vicini alla realtà, fanno prevedere aumenti medi nell’ordine degli 85 euro mensili. Ora il punto è che i ministeriali e i medici hanno presentato piattaforme compatibili sul piano economico visto che non hanno problemi di perequazione stipendiale; tant’è vero che in questi ultimi mesi tutte le aree dirigenziali statali hanno firmato accordi per la retribuzione di posizione e di risultato di cui abbiamo dato ampia risonanza, sia sul sito www.governarelascuola.it sia sul gruppo facebook DS Professionals. Gli unici dirigenti che non riescono a firmare nulla e a non avere le risorse per chiudere con la perequazione stipendiale sono i presidi. A questo punto cosa resta da fare? Bloccare la quatriade diffidandola dal firmare e appellandosi al referendum consultivo preventivo, chiesto dal sindacato UDIR-CONFEDIR, come ribadito in tutti i comunicati.
Cosa aspetta l’ANP a indire assieme ad UDIR questo referendum sulla falsariga di quello dell’Alitalia? Impedirebbe certamente o comunque frenerebbe il percorso di svendita della categoria facendo aprire gli occhi al 52% dei presidi che a cuor leggero hanno affidato le loro sorti alla quatriade. Per quanto riguarda i FUN l’art. 23 (Salario accessorio e sperimentazione) del Decreto Madia dice che devono essere bloccati e congelati all’importo determinato per il 2016. E qui interviene l’assist dell’UDIR-CONFEDIR che propone la riforma del FUN per DPCM, cioè con un intervento del Presidente del Consiglio, purché venga rivendicato dai sindacati. Un unico FUN di 2,5 miliardi per tutto il Pubblico Impiego senza risorge fresche aggiuntive che non ci sono. Il fatto è che nessun sindacato della dirigenza raccoglie l’assist.
Se è vero che l’ANP ha ancora acceso il ricorso al TAR Lazio sul FUN, lo faccia valere e lo riprenda allargandolo a tutte le altre fattispecie denunciate sul sito www.governarelascuola.it . Allora la conclusione scontata, che andiamo ripetendo ossessivamente da tempo, è il ricorso alla magistratura con una gigantesca class action. L’UDIR-CONFEDIR che ha ereditato tutto l’esperienza giuridica e lo staff dei legali dell’Anief è l’unico in grado di pilotare questa macchina complessa e alternativa ai tavoli sfracellati della contrattazione truffaldina.


Condividi questo articolo: