Turi: rinnovo del contratto, non solo battaglia sindacale ma anche culturale

OGGI ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE RSU A NAPOLI 

La scuola è stata usata come un bancomat dai governi: ogni volta che c’è stata necessità di fare cassa subito si è guardato alla scuola e al pubblico impiego. Oggi siamo gli unici in Europa ad avere gli stipendi bloccati – ha detto Pino Turi nel corso dell’assemblea delle Rsu che si sta svolgendo oggi a Napoli.

La nostra è una battaglia culturale per fare chiarezza – ha aggiunto Turi mettendo l’accento sui dati contenuti nella ricerca Uil Scuola – ciò che viene continuamente ripetuto è che sono i dipendenti pubblici a gravare sul bilancio dello Stato, si guarda dal lato delle uscite, la scuola viene vista come costo piuttosto che un investimento.

Se si analizzano i dati macro economici, in modo comparato con gli altri paesi europei – la ricerca Uil Scuola ne traccia il trend – la scuola italiana ha pagato in modo pesante l’insieme dei tagli, blocchi e politiche neo liberiste che si sono alternate in questi anni. Molto più sulla scuola che su altri capitoli di spesa pubblica.

Sono stati proprio i dipendenti pubblici a pagare il peso del debito pubblico. In Europa, solo il personale italiano continua ad avere gli stipendi bloccati – ha messo in evidenza il segretario generale della Uil Scuola. Tutti gli altri paesi, con modalità diverse, hanno ripreso ad investire nel loro sistema di istruzione.

Solo noi continuiamo ad avere una spesa per l’istruzione pari al 5,4% dell’insieme delle spese pubbliche totali. La più bassa d’Europa, dopo di noi solo l’Ungheria. Siamo ultimi per diritti e primi per doveri – ha continuato Turi – abbiamo il calendario scolastico più ampio, una media di alunni per classe in linea con quella europea.

Tutti i dati portano a una constatazione chiara – spiega Turi – la politica scolastica degli ultimi anni è stata caratterizzata solo da riduzioni sugli stipendi dei lavoratori. Ogni volta che c’è un rinnovo contrattuale scattano i veti corporativi e la coperta diventa sempre troppo corta, con le lobby che si attrezzano a chiedere soldi pubblici – ha precisato Turi – i termini per avviare il negoziato del contratto scuola ci sono e sono quello definiti nell’accordo del 30 novembre, base su cui implementare le ulteriori risorse aggiuntive.

Ci sono troppe vigilie, quella della manovra finanziaria, quella elettorale – ha aggiunto nel suo intervento Turi, quella del rinnovo contrattuale. L’auspicio è che ci sia una vigilia che ci prepari alla festa piuttosto che alla mobilitazione. La politica deve prendere atto che la svolta contrattuale non è più rinviabile. E’ arrivato il momento di una inversione di tendenza a cui la politica è chiamata. Con il contratto si potranno superare, almeno alcuni, dei tanti paradossi del sistema scolastico italiano.


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