Da Fioroni alla Gelmini, per la scuola tre Finanziarie di risparmi

NELL’ULTIMO ANNO UN’ACCELERAZIONE DELLA RIDUZIONE DELLA SPESA

L’Italia al 24° posto su 27 paesi UE per gli investimenti in istruzione: si spende il 9,7% della spesa pubblica rispetto all’11% della media europea

Di Menna: Bisogna ridare ‘anima’ alla scuola soffocata da tagli e burocrazia

Il Comunicato di sintesi:

Da Fioroni alla Gelmini, per la scuola tre Finanziarie di risparmi
Nell’ultimo anno un’accelerazione della riduzione della spesa

L’Italia al 24° posto su 27 paesi UE per gli investimenti in istruzione:
si spende il 9,7% della spesa pubblica rispetto all’11% della media europea
Di Menna: Bisogna ridare ‘anima’ alla scuola soffocata da tagli e burocrazia

La Uil Scuola, in occasione del XII Congresso nazionale, ha usato la lente di ingrandimento sulle macro variabili della scuola negli ultimi quattro anni. Il linguaggio della politica messo a confronto con i dati più semplici: le classi, gli insegnanti, il numero degli alunni.

Si scopre così nella ricerca (in allegato) che alle sperimentazioni del Governo Prodi, Padoa Schioppa, Fioroni “volte ad innalzare la qualità del servizio di istruzione ed accrescere efficienza ed efficacia della spesa” fanno eco le politiche del Governo Berlusconi, Tremonti, Gelmini, finalizzate ad “una migliore qualificazione dei servizi scolastici” e ad “una piena valorizzazione professionale del personale”.

Una linea che, al di là dei toni dello scontro politico, analizzata cifre alla mano, si scopre avere una sequenza abbastanza continua, con una brusca accelerata dei fenomeni legati ai ‘tagli’ nell’ultimo anno.

Se restano invariati i plessi scolastici, i luoghi fisici dove si fa scuola, sono in costante calo le scuole intese come unità direzionali amministrative, quasi 400 in meno.
Gli alunni tendono lentamente a crescere, le classi a diminuire, con il risultato di classi sempre più affollate.

Gli ultimi quattro anni hanno fatto registrare, oltre alla comparsa di ‘clausole di salvaguardia’, ‘tagli programmati’, ‘tagli da realizzare’ (Governo Prodi) e ‘un piano programmatico di interventi volti alla razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali del sistema scolastico’ (Governo Berlusconi).

Tradotto in cattedre, cioè in posti di insegnamento, la scuola fa registrare un saldo negativo: 50 mila in meno. Per il personale Ata sono 21 mila i posti in meno. Ulteriori riduzioni di organico sono programmate per il prossimo biennio: 45 mila docenti e 30 mila Ata.
Saldo negativo anche per il turn-over: quasi 33 mila pensionamenti non sono stati rimpiazzati.
Circa 23 mila precari non hanno avuto conferma del’incarico.

Il nostro bipolarismo politico è ancora fortemente caratterizzato da una sorta di conflitto continuo – sottolinea il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, nel corso del XII Congresso Uil Scuola durante il quale sono stati presentati i dati della ricerca.

Le legittime aspettative dei lavoratori della scuola trovano consenso nelle forze politiche, purtroppo, quando sono all’opposizione; ciò denota la esigenza di una evoluzione nella cultura di Governo.
La modernizzazione della scuola e soprattutto le riforme, per avere successo, devono derivare da una intesa politica tra maggioranza e opposizione. La Uil Scuola continua a sollecitarla.

Negli ultimi anni la scuola – ribadisce il segretario della Uil Scuola – ha sofferto un mix di tagli, di cambiamenti spesso confusi, di burocrazia soffocante, che ne ha intaccato l’ “anima”.

Ridare ”anima” alla scuola, una mission condivisa, e ridare sostegno e fiducia a quei tanti che con impegno, passione e competenza la fanno funzionare, rappresenta il nostro preciso impegno e auspichiamo possa essere impegno condiviso.

Gli indicatori internazionali ci richiamano ai ritardi italiani che derivano dal considerare la scuola sede per contenere la spesa pubblica anziché settore strategico da sostenere e qualificare.

L’Italia – continua Di Menna – spende per l’istruzione il 4,7% del PIL a fronte del 5,1 della media europea, ed è collocata al 18° posto su 27. Per l’istruzione in Italia si spende il 9,7% della spesa pubblica rispetto all’11% della media europea, siamo al 24° posto su 27 paesi dell’Unione europea.

Se passiamo alle retribuzioni in rapporto alla ricchezza nazionale, una sorta di indicatore di considerazione sociale, l’Italia è a 0,99 a fronte di una media europea di 1,14; siamo collocati anche qui nella parte bassa della classifica.

I dati contenuti nella ricerca – aggiunge Di Menna – evidenziano come in realtà, stando alle scelte di Governo fatte dai due schieramenti, si possono osservare due direttrici costanti, sia per la mancanza di risorse, sia per alcuni aspetti delle riforme.

I dati dimostrano che i provvedimenti economici predisposti nel 2009 dal Governo, provvedimenti che – conclude Di Menna – la Uil Scuola ha fortemente contrastato, hanno accelerato una riduzione di spesa, già prevista in modo più graduale dal governo precedente, rendendola ancor più insopportabile.

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