Il ruolo dell’insegnante nella didattica a distanza, tra emergenza covid-19, nuovi ambienti di apprendimento ed opportunità di innovazione didattica

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Rientro a scuola: come sarà possibile? Intervista a Giuseppe D’Aprile

Rientro a scuola: come sarà possibile? Intervista a Giuseppe D’Aprile

Rientro a scuola: come sarà possibile? Tra voci di rientro a settembre e ipotesi di didattica a distanza che non riescono a raggiungere tutti. Intervista a Giuseppe D’Aprile sull’anno scolastico in corso e sulle modalità con cui programmare la ripartenza. «Per fare sindacato ci vuole coraggio nelle scelte – dice D’Aprile. Se ci troviamo in una situazione di pecore e lupi, come racconta il titolo della vostra trasmissione, va bene. Ma se ci sono le pecore sopraffatte dai lupi, facciamo i cani pastore. Evitiamo che le pecore siano mangiate dai lupi».   [Come pecore in mezzo ai lupi, è il titolo delle la storica trasmissione di attualità, società e politica ai tempi della pandemia diventa Pandemonio. Ogni mattina alle 10,30 ed in replica alle 16,30 tutti i giorni su www.radioshamal.it]          

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Il diritto allo studio vale se è uguale per tutti

La capacità di offrire pari opportunità di istruzione a tutti gli studenti, indipendentemente dal territorio in cui vivono e dal background familiare e sociale dal quale provengono, è fondamentale. Alle ragioni connesse con l’efficienza devono essere unite quelle connesse con l’equità, finché  le risorse non sono equamente distribuite tra le famiglie e i docenti, ci saranno sempre delle differenze sul grado di istruzione che si potranno raggiungere. Ma la didattica a distanza (DAD), utilizzata di questi tempi per garantire continuità del servizio ai docenti e diritto allo studio agli alunni, risponde alla necessità di efficienza ed equità ? Vi possono accedere tutti e allo stesso modo dalle loro abitazioni docenti ed alunni ? >>> L’articolo integrale di Vito Piepoli nel link.

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“Cigni neri” al tempo del Coronavirus. Un messaggio ai giovani che fanno scuola ma non a scuola

“Cigni neri” al tempo del Coronavirus. Un messaggio ai giovani che fanno scuola ma non a scuola

Qui di seguito la lettera che il direttore generale del’Usr Emilia Romagna, Stefano Versari.  Alcuni mezzi di comunicazione hanno denominato “cigno nero” l’epidemia di coronavirus che sta sconvolgendo le nostre abitudini. L’espressione deriva da un saggio del 2007 (The Black Swan) di Nassim Nicholas Taleb. Viene usata per indicare un evento imprevedibile che cambia le convinzioni precedenti. Così accadde quando si scoprirono, in Australia, cigni neri, fino ad allora ignoti. Taleb, in una recente intervista , ha negato che 1 l’arrivo del coronavirus possa essere considerato un “cigno nero” perché se il virus in sé era imprevedibile, l’evento “pandemia” era prevedibile, in un mondo globalizzato e interconnesso come il nostro. Chi è, allora, il “cigno nero” di questo tempo? Per spiegarlo vado indietro, all’anno 1966. Il mondo occidentale era percorso dalla cosiddetta “rivoluzione giovanile”. In Italia i “ribelli” venivano chiamati “capelloni”, “barbudos”. Professavano “il rifiuto di ogni forma di collaborazione, per…

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Solo la cultura può abbattere le diseguaglianze

Solo la cultura può abbattere le diseguaglianze

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SCUOLA

SCUOLA

Scuola. Sostantivo femminile derivato dal greco scholè, tempo libero.  Da Platone a Aristotele, i greci antichi esaltarono con costanza e fermezza la scholè. Solo nel tempo libero dalle necessità materiali, ovvero dagli impegni decisivi a procacciarsi di che vivere, è possibile occuparsi della propria anima, costruire la propria personalità, ragionare, imparare, crescere. (…) Ma nessun cambiamento è possibile senza quella che è sempre stato il cuore della nostra civiltà: il senso critico. Ripartire dalla scuola significa questo.

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La lettera di Pino Turi in merito all’editoriale del Direttore Feltri del 6 dicembre: “Perché esiste la classe degli asini”.

La lettera di Pino Turi in merito all’editoriale del Direttore Feltri del 6 dicembre: “Perché esiste la classe degli asini”.

Gentile Direttore, nel suo editoriale di giovedì 5 dicembre afferma che «gli studenti italiani, specialmente quelli del Sud, sono pressoché analfabeti», che «la scuola e le famiglie sono ignoranti perché non leggono», che il «loro linguaggio è miserrimo». Lei teme che «gli stessi professori, abbiano difficoltà a spiegare ciò che essi stessi non comprendono appieno». Chiude il suo editoriale con un «cenno alla qualità di chi sta in cattedra». «Gli insegnanti sono mal pagati, accettando di guidare una classe Preferisco pensare che Lei sia inciampato nella penna o nei tasti. La sua fama di giornalista che non ha mai dubbi, pronto a giudizi sferzanti questa volta incappa in un a serie di affermazioni che non inquadrano correttamente la situazione del nostro sistema di istruzione. Mi permetta di nutrire dei dubbi: in primo luogo sulle modalità con le quali la ricerca Ocse è stata effettuata. Come Lei ben saprà queste ricerche vengono commissionate.  L’ottica e…

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Il sindacato

Il sindacato

Non inorgoglirti dei tuoi nuovi diritti, la tua forza non è in te. Se la grande organizzazione sindacale che ti protegge dovesse declinare, ricominceresti a subire le stesse umiliazioni di una volta, saresti costretto alla medesima sottomissione, al medesimo silenzio; dovresti ancora una volta piegarti sempre, sempre sopportare, non osare mai alzare la voce. Non è stata soppressa la miseria né l’ingiustizia, ma non sei solo. Se cominci ad essere trattato come un uomo, lo devi al sindacato. In avvenire, non meriterai di essere trattato come un uomo, se non saprai essere un buon membro del sindacato. Simone Weil

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Un viaggio nell’educazione: Susanna Tamaro e il suo nuovo libro scritto in forma di lettera ad una professoressa

Un viaggio nell’educazione: Susanna Tamaro e il suo nuovo libro scritto in forma di lettera ad una professoressa

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L’Italia si salva cominciando dalla lingua

L’Italia si salva cominciando dalla lingua

Un Paese sano è innanzitutto capace di leggere e scrivere correttamente. Per questo supportare la scuola dovrebbe essere il primo obiettivo di una buona politica. di Alberto Asor Rosa  La mia impressione è che le prove Invalsi siano state più orecchiate che lette. Quelle del 2019, di cui molto si discute, non si discostano drasticamente da quelle 2018. Gli effetti negativi segnalati restano gli stessi: consistente è la percentuale di studenti che hanno difficoltà a leggere, interpretare e utilizzare correttamente l’italiano anche al termine del corso di studi. Queste conclusioni sottolineano ancor più che in passato l’esigenza che la scuola italiana lavori più e meglio per ridurre la quota dei ragazzi che hanno difficoltà di comprensione e di utilizzo della propria lingua, e per attenuare, se non cancellare, il divario che in questo campo esiste fra il Nord e il Sud. Ma si tratta solo di questo? In ambedue i casi ci…

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