Insegnanti di religione: basta buoni propositi, servono fatti concreti

“I tavoli non siano occasione di pura formalità ma laboratori per una risoluzione concreta delle problematiche”, così il Segretario Nazionale del Dipartimento UIL Scuola IRC riguardo la stabilizzazione dei docenti di religione cattolica di cui si stenta a trovare una risoluzione, di fronte alla richiesta di un tavolo di lavoro per la loro problematica, nell’alveo di una risoluzione organica di tutto il precariato della scuola.

Il 2022 si preannuncia un altro anno di attesa per 15000 docenti a tempo determinato. Il decreto legge 228/2021 proroga l’espletamento del concorso ordinario per i docenti di religione al 2022. Si tratta della seconda proroga di una norma inutile ed iniqua. Il cosiddetto emendamento Toccafondi da cui viene fuori la norma del tutto discutibile, anche dal punto di vista costituzionale, ha stabilito oltre un anno fa tramite intesa tra Ministero dell’Istruzione e Conferenza Episcopale Italiana, i parametri entro cui dovrà svolgersi il concorso e che ha dissipato ogni dubbio confermando l’inutilità della nuova norma in quanto già presente nella legge 186/2003, cioè a dire la possibilità di svolgere dei concorsi ordinari con scadenza triennale ma di cui non si è mai visto traccia. Quell’articolo di legge del 2019, sottolinea Favilla, sta comunque percorrendo lentamente lo stesso destino dell’art. 3 comma 2 della legge 186/2003. La stessa riserva del 50% per gli over 36 non solo è inutile ma anche ridicola in quanto la quasi totalità degli incaricati ha diritto, una volta superato il concorso, ed essere inserito nella famigerata riserva. La UIL Scuola è convinta che l’unica strada da percorrere sia l’abrogazione dell’art. 1bis è la scrittura ex novo di un semplice articolo che contenga tre elementi essenziali: concorso riservato per over 36 mesi, non selettività della prova, al pari dei concorsi già espletati per gli altri docenti, e graduatorie ad esaurimento collegati al concorso straordinario.

La parte sindacale ha sottolineato  più volte la necessità di superare le differenziazioni tra docenti ma  è compito della politica farsene seriamente carico, e qualora il tavolo paritetico tra il Ministero dell’Istruzione e la CEI dovesse riattivarsi,  è necessario che ad esso partecipino i rappresentanti dei lavoratori di settore, e dovrà avere come obiettivo la soluzione organica e duratura nel tempo per la risoluzione del precariato dei docenti di religione che per la UIL non è un concorso, ma un percorso di stabilizzazione per docenti che in maniera pluriennale stanno svolgendo, senza demerito, la propria funzione.

La UIL Scuola non solo chiede una soluzione nell’immediato, ma una progettazione di un reclutamento a tempo determinato e indeterminato che miri alla stabilizzazione reale del rapporto di lavoro e di parametri certi entro i quali i docenti di religione non siano più lasciati in balia di una discrezionalità che porta spesso ad avere più personale che cattedre creando così false aspettative nei lavoratori. Ci sono delle norme chiare – conclude Favilla – che stabiliscono che al quinto anno di incarico su posto libero e vacante, il docente di religione a tempo determinato deve accettare l’orario cattedra, il voler continuare a rendere l’IRC un ammortizzatore sociale spezzettando le cattedre al 50% o al 33% accontenta molti ma crea false illusioni oltre che precariato e contestualmente, a norma attuale, difficilmente da risolvere.

Dunque è necessario un laboratorio permanente che metta mano all’intera organizzazione del reclutamento dei docenti di religione e che tenga conto soprattutto della storia professionale del personale coinvolto da una risposta immediata, concreta e non discriminante.
Insomma, i tavoli rappresentano uno strumento e non un fine. Se saranno convocati ci saremo con le nostre proposte. Serve volontà politica non proposte che sono abbondantemente discusse e confrontate senza avere avuto esiti.


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