L’Ocse presenta i dati del rapporto sullo stato dell’istruzione nel mondo

EDUCATION AT GLANCE / EDIZIONE 2024: EQUITA’ NELL’ISTRUZIONE – Sono tre i campanelli d’allarme (alert) internazionali: rischio povertà per chi ha basso livello di istruzione; le donne più brave nei percorsi di istruzione ma pagate meno nel mercato del lavoro; prima infanzia cruciale per un inizio equo nel percorso educativo.

Oggi a Parigi l’OCSE ha presentato alla stampa i dati raccolti per il suo rapporto annuale sui sistemi educativi dei 38 Paesi membri nel mondo.

L’Italia è sotto la media dei paesi Ocse per la spesa pubblica destinata all’istruzione (4%) rispetto al 4,9% della media Ocse. Ugualmente preoccupante è la carenza di insegnanti, situazione diffusa in molti paesi, che si traduce in Italia, in un aumento del personale precario.

Il nostro Paese fa registrare elementi positivi: la percentuale di studenti italiani con sufficienti competenze in matematica è nella media OCSE sia per le ragazze che per i ragazzi. Positivo anche l’incremento di giovani donne (25-34) con almeno una laurea triennale, triplicate rispetto alla fascia 55-24.

Indice di adulti con istruzione terziaria

Le donne continuano ad essere la maggioranza dei laureati nel nostro Paese. Gli uomini trovano più facilmente sbocchi professionali e vengono pagati meglio. Solo l’1% della popolazione tra i 25 e i 64 anni riesce ad accedere ad un dottorato di ricerca.

Riguardo ai Neet (persone che non studiano né lavorano) nella fascia 18-24 anni, continuano ad esserci più stranieri arrivati dopo la nascita in Italia, quasi il doppio dei locali. Naturalmente, in questo caso pesa il mancato completamento di un corso di studi sufficiente all’integrazione nel mercato del lavoro italiano.

Un ulteriore dato di analisi riguarda le retribuzioni: l’OCSE confronta gli stipendi annuali, secondo un parametro di conversione che tiene conto del potere d’acquisto reale. Meno degli italiani guadagnano solo estoni, ungheresi, polacchi, greci, slovacchi, lettoni e croati.
Siamo il fanalino di coda del G7 e dei Paesi con PIL comparabili. Confermata anche la diminuzione del nostro potere d’acquisto.


La selezione delle agenzie di stampa

Ocse, laureate italiane guadagnano la metà dei colleghi maschi
E’ il più grande divario di genere nell’area Ocse
(ANSA) – ROMA, 10 SET – In Italia, le giovani donne con una laurea guadagnano in media il 58% del salario dei loro coetanei maschi, che rappresenta il più grande divario retributivo di genere nell’area OCSE. E le giovani con la scuola secondaria superiore o l’istruzione post-secondaria non terziaria guadagnano l’85% dei loro coetanei maschi. E’ quanto emerge dal Rapporto Ocse Education at a Glance 2024 dal quale si rileva anche che il nostro paese spende il 4% del suo prodotto interno lordo (PIL) per l’istruzione contro una media OCSE pari al 4,9%. Secondo quasi tutti i parametri disponibili, inoltre, le ragazze e le donne ottengono risultati scolastici migliori rispetto ai maschi e in molti casi il divario si sta ampliando. E anche se le donne superano chiaramente i ragazzi e gli uomini nell’istruzione, il quadro è invertito quando entrano nel mercato del lavoro. Le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni hanno meno probabilità di essere occupate rispetto agli uomini; il divario è generalmente più ampio per coloro che hanno un livello di istruzione inferiore a quello secondario superiore, più ristretto per coloro che hanno conseguito un titolo terziario. In Italia solo il 36% delle giovani donne che ha un titolo di studio conseguito al di sotto del livello di istruzione secondaria superiore, viene occupato, mentre la quota corrispondente per i giovani è del 72% (le corrispondenti medie OCSE sono del 47% e del 72%). (ANSA).

Scuola, Ocse, ‘Rischio povertà per chi ha basso livello istruzione’
Roma, 10 set. (Adnkronos) – La difficile situazione del mercato del lavoro si riflette nei tassi di occupazione tra i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni: in Italia infatti, è impiegato il 57% dei 25-34enni senza diploma di maturità e il 69% di coloro che hanno conseguito il diploma. A riportarlo è il rapporto “Education at a Glance 2024” stilato dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico, che riporta anche le percentuali medie degli altri paesi dell’area, dove sono occupati il 61% dei non diplomati e il 79% di chi ha completato il ciclo di istruzione secondario.

L’organizzazione inoltre lancia l’allarme povertà: nel nostro Paese il 27% (la media Ocse è 28%) della popolazione fra i 25 e i 64 anni non diplomata guadagna la metà o meno del reddito medio. Ciò capita anche nel 21% dei diplomati in Italia (17% nell’area Ocse) e al 14% dei laureati (10% nell’area Ocse). Per questo, i Paesi Ocse si sono impegnati ad aumentare la percentuale di istruzione della popolazione: così, il numero dei non diplomati è sceso in 28 dei 35 membri dell’organizzazione, Italia compresa dove il dato si è attestato al 20%, comunque 6 punti sopra la media delle altre Nazioni.

Secondo il dossier poi rimane il problema dell’occupazione femminile in relazione ai titoli di studio conseguiti: solo il 36% delle giovani donne non diplomate ha un lavoro, mentre la quota è del 72% per i giovani uomini. Al contrario, sono impiegati il 73% delle giovani donne e il 75% dei coetanei maschi in possesso di una laurea.


Qui di seguito una sintesi della scheda Paese Italia


I risultati scolastici e i risultati del mercato del lavoro sono migliorati per i gruppi con i risultati più bassi.

Stipendi effettivi degli insegnanti della scuola secondaria di I grado rispetto ai guadagni dei lavoratori con istruzione terziaria

I risultati in termini di istruzione e mercato del lavoro per i giovani adulti a rischio di rimanere indietro sono migliorati. Dal 2016, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che non hanno un lavoro, un’istruzione o una formazione è scesa dal 16% al 14% in media in tutta l’OCSE. Allo stesso tempo, la percentuale di 25-34enni senza un titolo di studio secondario superiore è diminuita dal 17% al 14%. Anche le opportunità di lavoro sono migliorate: il tasso di occupazione tra i 25-34enni senza un titolo di studio secondario superiore è salito dal 59% al 61%, mentre per quelli con un titolo di studio secondario superiore o post-secondario non terziario è aumentato dal 76% al 79%.

Queste tendenze positive sono dovute al fatto che i giovani tra i 18 e i 24 anni rimangono più a lungo nell’istruzione e a un mercato del lavoro solido. Tuttavia, non indicano migliori risultati di apprendimento. Nella maggior parte dei Paesi, la percentuale di quindicenni con bassi risultati nel Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA) è rimasta invariata o è aumentata dal 2012. Inoltre, le competenze acquisite dai giovani adulti spesso non corrispondono alle esigenze del mercato del lavoro. Per sostenere le tendenze positive dell’occupazione in presenza di mercati del lavoro più deboli, è essenziale garantire che il miglioramento dei risultati scolastici si basi su migliori risultati di apprendimento. Ciò comprende solide competenze di base che facilitino l’apprendimento permanente e competenze pertinenti per l’occupabilità che supportino gli individui nelle loro carriere.

Le ragazze superano i ragazzi nel campo dell’istruzione, ma le donne rimangono svantaggiate nel mondo del lavoro

Le ragazze e le donne superano i ragazzi e gli uomini nell’istruzione secondo la maggior parte delle misure disponibili. Tendono ad avere punteggi più alti nelle valutazioni standardizzate e hanno il 28% in meno di probabilità di ripetere un grado a livello primario e secondario inferiore. A livello secondario superiore e terziario, hanno maggiori probabilità di completare con successo i loro programmi in tutti i Paesi per i quali sono disponibili dati, con divari di genere spesso superiori ai 10 punti percentuali. Le donne hanno anche maggiori probabilità di accedere all’istruzione terziaria rispetto agli uomini e la percentuale di donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni con una qualifica terziaria è significativamente più alta (54% delle giovani donne rispetto alel donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni).  al 41% dei giovani uomini dell’OCSE).

Tuttavia, nonostante l’elevato livello di istruzione, le donne continuano a essere svantaggiate nel mercato del lavoro. Le giovani donne hanno meno probabilità di essere occupate e il divario è particolarmente ampio per coloro che non hanno completato l’istruzione secondaria superiore. Con il 47%, il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 34 anni senza un titolo di studio secondario superiore è inferiore di 25 punti percentuali rispetto alle loro controparti maschili.

L’84% delle donne con una qualifica terziaria è occupato, con un tasso di occupazione inferiore di 6 punti percentuali rispetto a quello degli uomini con qualifiche simili. Le giovani donne guadagnano anche meno dei giovani uomini, con guadagni medi inferiori del 15% per chi non ha una qualifica secondaria superiore e del 17% per chi ha una qualifica terziaria.

I risultati scolastici sono fortemente influenzati dal background familiare

I risultati scolastici si trasmettono attraverso le generazioni. Le disuguaglianze iniziano presto e persistono in tutte le fasi del sistema educativo. Nei Paesi con dati disponibili, i bambini provenienti da famiglie a basso reddito hanno in media 18 punti percentuali in meno di probabilità di essere iscritti all’educazione e alla cura della prima infanzia prima dei 3 anni. Nell’istruzione primaria e secondaria, gli studenti provenienti da contesti socioeconomici meno avvantaggiati ottengono risultati peggiori in valutazioni standardizzate come il Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS) e PISA. Gli studenti che iniziano un programma secondario superiore hanno 19 punti percentuali in meno di probabilità di completare con successo gli studi se i loro genitori non hanno conseguito un’istruzione secondaria superiore rispetto ai loro coetanei con genitori in possesso di una qualifica terziaria, e questo divario è di 13 punti percentuali per coloro che iniziano un programma di laurea. Questi svantaggi si traducono in livelli di istruzione molto diversi. Mentre il 72% degli adulti che hanno almeno un genitore con una qualifica terziaria ha ottenuto anche una qualifica terziaria, solo il 19% di coloro i cui genitori non hanno completato l’istruzione secondaria superiore ha un livello di istruzione terziaria.

L’educazione della prima infanzia contribuisce a dare a tutti i bambini un inizio equo nel percorso educativo

L’educazione della prima infanzia è uno strumento importante per ridurre l’impatto del background familiare sulle opportunità educative, in quanto aiuta a colmare i divari di sviluppo tra i bambini prima che entrino nella scuola primaria. Per garantire che tutti i bambini frequentino l’istruzione pre-primaria, nell’ultimo decennio 10 dei 38 Paesi OCSE hanno abbassato l’età di inizio dell’istruzione obbligatoria per includere in parte o del tutto l’istruzione pre-primaria, che ora è obbligatoria in 19 Paesi OCSE. Inoltre, i governi stanno dando priorità all’educazione della prima infanzia nei loro bilanci. La spesa pubblica per l’istruzione della prima infanzia, misurata come quota del prodotto interno lordo (PIL), è aumentata del 9% tra il 2015 e il 2021, in misura significativamente maggiore rispetto agli altri livelli di istruzione. Anche i tassi di iscrizione all’istruzione della prima infanzia hanno continuato a crescere in tutte le fasce di età. In media nell’OCSE, l’83% dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni è iscritto all’istruzione preprimaria, rispetto al 79% del 2013.

Il divario tra la fine del congedo parentale retribuito e l’inizio dell’istruzione gratuita, durante il quale i genitori devono pagare per l’istruzione della prima infanzia, è particolarmente importante per l’iscrizione dei bambini provenienti da famiglie a basso reddito. Sette Paesi OCSE offrono servizi gratuiti di assistenza all’infanzia o di istruzione preprimaria che iniziano subito dopo la fine del congedo parentale retribuito, mentre in otto Paesi OCSE c’è un intervallo di cinque anni o più tra la fine del congedo parentale retribuito e l’inizio dell’istruzione gratuita. Inoltre, anche se l’istruzione per la prima infanzia è nominalmente gratuita, la spesa privata per essa rimane elevata in molti Paesi, mettendo i bambini delle famiglie più povere in una posizione di svantaggio. Ciò è dovuto a una serie di fattori, come la limitata disponibilità di posti negli istituti finanziati con fondi pubblici o il numero limitato di ore offerte gratuitamente, che spesso i genitori devono integrare privatamente.

Stipendi degli insegnanti della scuola secondaria di I grado nelle diverse fasi di carriera rispetto ai guadagni di lavoratori con simile livello di istruzione

La carenza di insegnanti può aggravare le disuguaglianze

Il reclutamento di insegnanti ben qualificati per sostituire quelli che vanno in pensione o si dimettono è una sfida nella maggior parte dei Paesi. All’inizio dell’anno accademico 2022/23, 18 dei 21 Paesi per i quali sono disponibili dati si sono trovati di fronte a carenze di insegnanti e non sono riusciti a coprire tutti i posti vacanti.


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