Consiglio nazionale: la relazione di Pino Turi

CONSOLIDARE I PERCORSI  DI CRESCITA E DI  SVILUPPO DELL’ORGANIZZAZIONE

LA CONTINUITA’ (VALORE AGGIUNTO),  E  INNOVAZIONE
IL PASSAGGIO DI TESTIMONE.


Un Ringraziamento
di premessa non dovuto ma sentito.

Alla Segreteria, allo staff e, in particolare, a Pasquale Proietti e Antonello Lacchei che mi hanno sempre supportato, senza dimenticare Noemi Ranieri, Panacea e Di fiore.
Analogamente a un ringraziamento per  chi ha rappresentato un punto di riferimento stabile nell’azione e nella vita sindacale, come è stato Carmelo Barbagallo, già segretario Generale, vero  mentore insieme a un padrino di eccezione come Giorgio Benvenuto che non ci ha fatto mancare mai l’affetto e l’attaccamento alle federazione della Scuola.
A Pierpaolo Bombardieri e l’intera Segreteria confederale che ci ha fatto l’onore di essere presente in una giornata importante per la categoria che ho rappresentato e per la quale ho lavorato tanti anni.

Una vita dedicata alla Segreteria nazionale

Ventiquattro anni, tanti sono quelli passati nella segreteria nazionale. Diciassette dei quali da segretario organizzativo e gli ultimi sette da Segretario Generale.
Quasi un quarto di secolo. Un tempo ampio della mia vita dedicata al sindacato nazionale, alla nostra Organizzazione che è molto cambiata, ed è arrivata ai traguardi di oggi, traguardi  di tutto rispetto.
Sono gli indicatori numerici che parlano da soli e che saranno oggetto di attenta lettura nel prossimo Congresso nazionale.
Non un fatto eccezionale o episodico, ma un cambiamento graduale e costante, un processo di crescita politico ed organizzativo, pensato e perseguito con coerenza.


Politico ed organizzativo, dicevo
:

Sono le facce di una stessa medaglia, le due cose stanno insieme, l’una è funzione dell’altra. L’una determina la crescita dell’altra:
il livello di iscritti costante e continuo e la crescita rilevata in tutte le elezioni delle RSU, si sostengono con una precisa linea politica.
Superata, quasi in scioltezza, la soglia mitica dei centomila iscritti, ora si punta a numeri ancor più consistenti da perseguire con determinazione ed in continuità.
Nell’ultima consultazione, il livello di crescita è stato superiore a tutte le altre competizioni: abbiamo sfiorato il 2%.  Oggi, dopo aver distanziato lo SNALS, iniziamo a vedere le altre due organizzazioni confederali alla nostra portata.
Bisogna crederci ed avere un approccio da leadership, serve una mentalità vincente che è quella cresciuta in questi anni, insieme con l’orgoglio di essere iscritti alla UIL.
E’ Frutto di una precisa   identità: culturale, politica e sindacale, ormai forte e credibile e più che mai visibile che è’ ben percepita e va tenuta sempre alta, facendo attenzione a non perderla.
Come non va disperso il nostro tradizionale approccio che è sempre di merito e mai di schieramento.
Certo siamo radicali nella nostra azione critica, ma lo facciamo perché non sono negoziabili i valori di riferimento ideali che ci siamo dati e che trovano la bussola della Costituzione.
Siamo stati determinati e critici, abbiamo contrastato il ministro Giannini,  la sua legge 107. Insieme al sottosegretario con delega alla scuola, Davide Faraone.
Abbiamo dialogato e trovato mediazioni con la ministra Fedeli, con cui abbiamo firmato un buon contratto di lavoro,  in cui abbiamo sancito il modello di scuola comunità.
Abbiamo firmato accordi con il ministro leghista  Bussetti, senza fargli mancare la nostra dura critica contro l’autonomia differenziata; firmato accordi con Lorenzo Fioramonti, poi duri scontri con il ministro Azzolina con cui abbiamo ancora una pendenza legale. Tutte posizioni dettate da giudizi di merito, basta rileggere gli atti di indirizzo politici sottoscritti dalla ministra stessa che ha contraddetto il programma con cui il Movimento M5S si è presentato alle elezioni, per rendersene conto.
Infine dialogato iniziale, ma contemporaneamente contrastato, la politica del ministro Bianchi che finisce con una condanna, peraltro passata in giudicato, che va gestita ancora, per comportamento antisindacale ( ex art 28 della legge 300 ),  avendo sottoscritto con la sola  CISL  Scuola,  un contratto integrativo nazionale che ora va riaperto e che abbiamo da subito definito un NON CONTRATTO. Gli abbiamo proclamato ben due scioperi generali.  
Sono tanti i motivi che sono alla base della crescita della UIL Scuola, ora però questi risultati per essere resi strutturali e migliorati, vanno compresi a fondo e ulteriormente sviluppati. Abbiamo un patrimonio ideale ed organizzativo che va incrementato e non disperso.
Per questo, e con questo spirito, oggi passo il testimone nel pieno della maturità politica di cui un uomo possa disporre e che, grazie alla UIL Scuola, ha realizzato.
Molto ho dato e molto ho ricevuto.
Ora bando alle nostalgie del tempo che fu, bisogna affrontare il presente e prepararsi al futuro.
Lascio l’Organizzazione in buone mani con un gruppo dirigente coeso e determinato che è chiamato a innestare una nuova fase in continuità ideale con i principi che ne definiscono l’ossatura e che più e più volte abbiamo evocato e confermato nei nostri congressi e nelle nostre riunioni statutarie.  In coerenza con la stessa crescita culturale e politica della Confederazione. Un percorso che parte da basi molto solide. Quelle basi che prima Osvaldo, poi Massimo ed adesso modestamente anche io, abbiamo contribuito, ognuno con caratteristiche diverse, a consolidare, ben sapendo che è stata la squadra il vero modello vincente.
Niente uomini soli al comando, non lo vogliamo per la scuola e per le istituzioni e coerentemente non lo vogliamo per la nostra organizzazione, anche se devo dire qualche incrostazione permane su alcuni territori che sono attardati rispetto al percorso impresso dalla Segreteria nazionale.
Si deve continuare ed insistere, la gente ti capisce e ti apprezza se vede coerenza nei comportamenti individuali e collettivi. Del resto, il migliore degli insegnamenti è l’esempio.

Il cambiamento, ineluttabilmente, è legato al passaggio del tempo. Un processo che non puoi ritardare e/o rallentare, senza esporre a rischi enormi. Vanno messi da parte gli egoismi, le ambizioni individuali, gli arrivismi sfrenati, individuando le regole che, beninteso, devono valere per tutti.
Solo un sistema di regole condiviso e trasparente assicura un futuro sereno e di successo. Almeno fino ad oggi ha funzionato così e così si deve continuare.
In questo, non dobbiamo rassegnarci all’immedesimazione dell’Organizzazione  con le persone, si nasce come il sindacato di….Mario, ma deve diventare il sindacato di comunità, di una squadra, la base per raggiungere i risultati collettivi di una organizzazione.
Magari il territorio potrebbe vivere ancora con la personalizzazione, ma i rischi di  ricominciare sempre daccapo sono molti e vanno accuratamente evitati.
Bisogna spersonalizzare i ruoli, partendo da quelli di vertice,  è questa la fase culturalmente più complessa e più delicata da affrontare.
Niente gerarchie evocate dalla realtà politica ed economica se vogliamo mantenere la nostra tendenza di crescita, niente scorciatoie.
Restare fuori dall’omologazione significa tenere fede a quell’identità che ti rende forte ed autorevole, unico. Mai posizioni di schieramento,  sempre di merito.
Le grandi organizzazioni, quelle che a me piace considerare immortali, si devono sempre più caratterizzare per un gioco di squadra ed  indentificarsi sempre meno con le donne e con gli uomini chiamati a rappresentarle che ne devono essere il mezzo e non  il fine per raggiungere l’immortalità dell’Organizzazione.


Lo strumento è la partecipazione aperta a tutti

I processi di identificazione personali sono quelle più rischiosi, quelle  che rappresentano  la versione più datata e culturalmente più retriva, quella che di solito coincide con la (ri)partenza e il rilancio, ma se non si evolve si riparte sempre daccapo. Questo è stato anche uno dei motivi che ci ha guidato in questa fase di riorganizzazione della UIL Scuola.
Quante sono state le  fuoriuscite dolorose e, anche quando queste sono solo minacciate, possono sconfinare nelle derive commerciali e nel malaffare e sono nella maggior parte dei casi immedesimazioni personali con l’Organizzazione che diventa strumento per interessi di parte.
Per questo servono regole precise, uguali per tutti: rispetto dell’anagrafe, un accurato sistema delle incompatibilità e di trasparenza di gestione, accompagnate dalla necessaria flessibilità, facendo tesoro dell’esperienze di tutti, ma con un codice morale e professionale che la UIL Scuola ha mantenuto per  anni e che continuerà  a tenere nell’interesse dei suoi iscritti.

Arriviamo a questo appuntamento preparati, avendo già individuato uomini e programmi. Con Giuseppe abbiamo partecipato a tutti i congressi regionali che hanno dato il segno della crescita politica ed organizzativa attesa e in ognuno di essi, abbiamo sentito e respirato aria di continuità politica ed organizzativa.
Questo progetto, che abbiamo costruito come gruppo dirigente, lo poniamo al, vaglio del  Congresso nazionale, ormai alle porte,  sottoponendolo all’attenzione e all’approvazione dei tanti delegati eletti nei congressi regionali di Federazione attraverso  le tesi che rappresentano il nostro percorso e la nostra identità.
Come da tradizione il progetto ha un orizzonte temporale di quattro anni e si deve adattare alle realtà per come si stanno e si potranno evolvere.
Certo che non ci stiamo facendo mancare nulla , tra pandemia e guerra, con le conseguenze sulla persone che rappresentiamo, in termini di benessere lavorativo e ed economico, ci attendono tempi duri.
Su questo voglio condividere e adottare quello che è stato il consiglio dato dal Presidente Mattarella al Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio,  ospite nel nostro congresso piemontese.  Durante la pandemia, per superare lo sconforto e l’incertezza su ciò che era giusto fare (garantire il diritto al salute ovvero quello allo studio), ha seguito il consiglio del Presidente Mattarella: rileggere la Costituzione!  È quella la strada giusta! Si trova sempre la risposta adeguata.
È la Costituzione la nostra Bibbia laica di riferimento ed indica sempre la strada, una sorta di bussola politica che non sbaglia.

Manteniamo i nostri valori e i principi che ci hanno portato sin qui e vedrete che continueremo con il passo dell’alpino a macinare successi.
Un Organizzazione che cresce va continuamente adeguata non solo nelle dimensioni e nella qualità del suo gruppo dirigente, ma anche e soprattutto nel progetto politico che la deve sostenere ed ispirare e lo può fare solo se si dota di una bussola infallibile quella dei valori di riferimento ideali.
Quella bussola, noi l’abbiamo!

Presidiare il territorio

Tante sono le sfide che ancora ci attendono e lo dobbiamo fare in squadra e in sinergia con il quadro regionale che ne rappresenta la colonna portante, senza mai dimenticare la prima linea, quella che deve presidiare il territorio, senza la quale i risultati e la crescita non arrivano.
Al territorio bisogna  fare arrivare le risorse,  l’autonomia,  il supporto e le motivazioni, le idee e le proposte e prestare ascolto continuo.
Sfide sulle quali si è già scommesso e che attendono ora di essere ulteriormente sviluppate nel quadro della riforma organizzativa in atto; in particolare: l’organizzazione per regioni, i servizi dedicati e l’integrazione piena con la RUA.
Il progetto è sostanzialmente il sindacato di prossimità (Nelle scuole, tra la gente). Uno slogan vincente che è un programma, teso al recupero della centralità del lavoro e dei lavoratori, delle RSU che, negli scenari futuri, riguarderanno il Paese intero.
Bisogna pensare alle RSU in termini diversi ed innovativi facendone soggetti sindacali di natura politica, scuola per scuola e non solo tecnocrati della contrattazione. Il sindacato deve essere politica, non tecnocrazia. È visione, e questa serve anche nei singoli posti di lavoro.
È il modo di salvaguardare i diritti che si stanno perdendo e che, invece, vanno assolutamente recuperati e resi esigibili, con l’azione politica e contrattuale.
Con questo spirito e con questo bagaglio culturale va affrontata la campagna elettorale, incalzando i partiti e cui fare arrivare le nostre critiche e proposte. Già da settembre dobbiamo partire con la mobilitazione e con la raccolta di firme per una proposta di legge popolare contro l’autonomia differenziata e per la modifica sostanziale del D.L 36 con il superamento dell’inaccettabile Scuola di Alta formazione e sostenere la nostra posizione relativa al rinnovo del CCNL che deve vedere il recupero di tutte le risorse da mettere nelle buste paga dei lavoratori per ciò che hanno fatto e per garantire un parziale recupero del potere d’acquisto. Per quello che in più chiedono di fare, serve uno scambio negoziale che si potrà fare solo con un nuovo contratto adeguatamente (ri) finanziato.
Riproporre il nostro modello di scuola costituzionale che si basa su un solido principio: la cultura la conoscenza rende veramente liberi.
Proprio di oggi la “provocazione “ di Calenda che propone di mandare tutti gli studenti a studiare nei licei e poi prepararsi per il  lavoro che li attende.
E’ ciò che andiamo dicendo da sempre la scuola non serve solo per trovare un lavoro, la scuola serve nella misura in cui apre le menti e coltivi un pensiero critico che rende il cittadino libero di scegliere.
Certo noi con il liberismo di Calenda abbiamo una distanza siderale e gli facciamo notare che la politica di questo governo è esattamente rappresentata dalla reazione di Forza Italia e lega che hanno protestato chiedendo l’opposto, scuole professionali e tecniche, per fornire mano d’opera alle aziende. Quella che è stata l’agenda Draghi che noi abbiamo contestato e continueremo a contestare.
Quantomeno anche Calenda vede i limiti e le contraddizioni dell’agenda Draghi.

 

Il livello regionale

Cambiare il modello organizzativo è stata, senza dubbio una sfida vincente, la scelta più rischiosa compiuta in questi ultimi anni.
L’esigenza era quella di disporre di un’organizzazione più snella, più reattiva, che fosse in grado di fare sintesi.
Quella incentrata sulle province che rappresenta la fase storica e di crescita, anche esaltante per la nostra storia, non dove essere trascurata , ma rilanciata, nella dimensione operativa di prossimità con le scuole e con gli iscritti, più tecnocratica che politica,  diversamente dal livello regionale e nazionale, più politica che tecnocratica.
Il modello provinciale  rappresentava e rappresenta ancora oggi la tradizione e la storia dei vari territori che sono stati in grado di autogovernarsi.
Questo livello, costituisce il nucleo basico, quello su cui abbiamo costruito le nostre fortune.
Il regionalismo, in versione Uil Scuola, ha tentato di essere la sintesi tra queste due esigenze.
La formula ha funzionato, ma va perfezionata. A distanza di otto anni dalla sua nascita, procede ancora a macchia di leopardo. Ci sono punte di eccellenza, altre di staticità, altre ancora di anonimato. Il processo va, innanzitutto, reso omogeneo e in questo contesto il lavoro non mancherà. Sussiste ancora un Sud molto forte, dove gli spazi di crescita, logicamente, si riducono ed altri in cui si notano evidenti processi di miglioramento che vanno sostenuti.
Abbiamo ancora una regione in cui non riusciamo superare la fase dell’uscita dall’emergenza e abbiamo tutt’ora una gestione straordinaria che dovremo rapidamente superare.
La transizione è in atto e l’aver posto la questione anagrafica come elemento di rigidità, non derogabile, serve proprio ad accelerare questa fase.
Ma il passaggio di testimone, ad ogni livello dall’Organizzazione, è stato pensato come fase graduale e flessibile, da vivere armonizzando la tradizione con l’innovazione.
Le regole sono state scritte ispirandoci a queste elementari principi di buon senso. Poche, ma vanno mantenute e applicate.

Ma, al di là di questo, il respiro dell’azione politica sul livello regionale deve essere più impostato sulla collegialità e meno sull’individualismo, azione questa da condurre nel tempo attraverso la scrittura di regole specifiche che diventeranno sempre di più indicazioni condivise a cui attenersi.

La questione di genere

Dobbiamo dircelo, in questo non siamo stati ancora capaci di elidere gli steccati che nascono e resistono,  intorno alle questioni di genere.
Dobbiamo superare il paradosso per cui ad una base sostanzialmente femminile, corrisponde un quadro dirigente sostanzialmente maschile.
Per risolvere e – sarà un argomento da dibattere nel nostro congresso – serve aumentare gli spazi per le donne e superare  una “cultura maschilista” che non ci fa onore e non ci farà crescere come vorremmo.
Una battaglia culturale che non si vince con alchimie tecnocratiche , ma con la convinzione di lasciare spazi alla donne che ci sono e stanno rappresentando bene il nostro sindacato, Sono solo poche. Occorre che aumentino nei territori e nei rapporti sindacali con la categoria.

I servizi dedicati, croce e delizia della UIL (Scuola)

La pandemia ha svelato quelle verità che in molti tenevano nascoste, forse anche perché non ne avevano colto l’importanza.
Un Paese che non è in grado di produrre la quantità di ricchezza necessaria per far vivere bene i suoi amministrati è un Paese che vede crescere a dismisura le disuguaglianze e di conseguenza, la necessità di assistenza e servizi.
Crescono i poveri, e anche quelli che non lo erano, diventano soggetti a rischio.
In questa fase vanno rinforzati gli strumenti di sostegno alle fasce più deboli della popolazione (anziani, giovani in cerca di occupazione). A noi tocca il privilegio di svolgere questa azione orientandoli e seguendoli in tutti i percorsi che li riguardano. I servizi rappresentano non solo un momento per sostenere gli aderenti alla nostra Organizzazione, ma un momento per approcciare altri lavoratori, disoccupati, pensionati che hanno i bisogni più diversi.
I nostri Quadri in questo ne hanno una predisposizione genetica che va mantenuta ed è la fonte con cui migliorare il proselitismo.
Dalle pratiche classiche di supporto ammnistrativo alle innumerevoli istanze scolastiche, fino alle più strutturate (pensione, disoccupazione, indennità varie), siamo passati a quelle una tantum (i bonus), per finire a quelle socio-assistenziali.
Il tutto in chiave rigorosamente digitale. I bisogni espressi dagli iscritti, sono per noi opportunità, vanno soddisfatti al minor costo possibile, meglio se, con appropriati investimenti, riusciamo ad erogarli in forma gratuita o quasi, agli iscritti alla Uil Scuola Rua.
Servono ovviamente investimenti di scala per compensare i costi che la confederazione titolare dei servizi sopporta.
Stiamo lavorando su un nuovo modello condiviso con il livello confederale che realizzi proprio questo aspetto.
La nostra ambizione, oltre che l’obiettivo da perseguire, è quella di offrire servizi di qualità e, ove possibile, senza ulteriori oneri per l’iscritto.
Obiettivo ambizioso, difficile da raggiungere, ma di profilo morale e culturale alto. Lo tratta anche la Costituzione. Il sindacato di prossimità parte da qui.


L’integrazione (piena) con la Rua

Non una novità assoluta, anche dettata da cambiamenti adottati dal Legislatore (accorpamento dei comparti), dobbiamo ora renderla effettiva, al centro come in periferia.
Non la possiamo vivere come un’opzione da praticare a nostro piacimento, con azioni di  contrasto come si sono via via evidenziate nel recente passato, ma di adesione e di condivisione di un progetto che mantenga le specificità e svolga la funzione comune politica, lasciando quella negoziale alle diverse realtà.

Deve costituire un valore aggiunto anche in funzione della crescita complessiva dell’Organizzazione.
Tutto passa da lì, proprio a partire dalla misurazione del livello di rappresentatività. Ma abbiamo già un primo banco di prova per iniziare a testare la capacità di interagire che è il rinnovo del CCNL scaduto. Università, Ricerca, Alta Formazione sono le nuove sfide che ci attendono e con le quali saremo, da subito, chiamati a misurarci.
Una cosa deve essere però chiara, il quadriennio è il tempo di cui disponiamo per realizzarla, per condividere percorsi virtuosi di integrazione in un’unica Federazione. Dilatare ulteriormente i tempi, significa svilire l’operazione appesantendo l’Organizzazione di pezzi non integrati.
Un rischio da evitare. Come sempre, il salto è culturale e non semplicemente organizzativo.

L’elevazione e la qualificazione della proposta politica

Delle sfide, è sicuramente la più complessa. Quella più impegnativa sulla quale sarà chiamato a misurarsi il nuovo quadro dirigente, quello che si va a formare con l’odierna fase congressuale che si conclude a settembre.

In questi anni si è costruito un percorso che va attentamente valutato e che, a mio avviso, è alla base dei processi di crescita della ns Organizzazione.
Con questo intendo riferirmi alla capacità di aver occupato uno spazio politico che ha dato risposte sindacali al rapido abbassamento delle tutele del personale della scuola in particolare, e del mondo del lavoro in generale.
Il deficit di personale (docente e ATA), l’alto livello di precarizzazione, i grandi squilibri geografici tra le diverse aree del Paese, le basse retribuzioni, la farraginosità degli aspetti procedurali con una crescita esponenziale del contenzioso, i ripetuti interventi di riforma, le incursioni legislative nella materia contrattuale, a cui si aggiunge, più recentemente, l’aspetto della formazione, sono circostanze che vanno contrastate sulla base dei parametri valoriali di cui siamo portatori.
Si tratta di politiche neo liberiste a cui opporre politiche neo keynesiane se vogliamo rimanere nell’ambito economico in cui sono ormai inserite le logiche politiche, se non approcciare il sistema sociale che dovrebbe vedere una rinascita della sinistra in Italia.
Tuttavia, come abbiamo indicato,  la Costituzione e i suoi valori sono la bussola e la base di ogni ragionamento politico. Continuiamo a farlo definendo tuttavia il nostro profilo riformista che si caratterizza nell’attuare la Costituzione e non per allontanarsene.
Un sindacato laico, libero e che difende i diritti lavorativi non può fare finta di niente e galleggiare con atteggiamenti ambigui che i lavoratori non capiscono. Dire la verità e ammettere i limiti di una politica di continue mediazioni al ribasso come la deriva della perdita di diritti.
È il momento di rivendicare politiche anche nuove ed alternative alla c.d. agenda Draghi che alla scuola ha riservato solo brutte sorprese, serve dialogo e condivisione, ma serve un riconoscimento reciproco, essere almeno in due.
L’ alternativa? È la mobilitazione.
Non abbiamo nulla da temere se manterremo la forte identità che ormai ci è riconosciuta.
Un lavoro di strategia, fatto insieme e che insieme deve continuare, da non disperdere con i tatticismi, facili da utilizzare, ma difficili nei risultati da raggiungere.
La verità è quella da dire alle persone senza scendere mai sul piano della propaganda che tende ad isolare l’organizzazione in un ambito autoreferenziale che non lascia margini di crescita, ma di regressione.

Fatti questi che hanno richiesto un sindacato capace di un alto livello di mobilitazione e di una forte capacità mediatica. Le recenti evoluzioni di tutte queste vicende sono andate in direzione diversa da quella auspicata.
Si rende ancor più necessaria un’azione politica forte per contrastare i disegni apertamente conservatori e regressivi del Governo, ipotizzando anche iniziative di resistenza nelle scuole.
Dopo che le azioni di contestazione (due scioperi generali in poco meno di sei mesi) non hanno sortito effetti significativi, occorre intensificare le iniziative per far fallire i progetti riformatori evidentemente sbagliati.  Bisogna emulare lo schema utilizzato per far deragliare la Legge 107/15 e portarla sui binari giusti, questo per intenderci.
Su questo versante dobbiamo fare delle nostre RSU le sentinelle politiche nei luoghi di lavoro.

Sarà una battaglia durissima, oltre che lunga, perché il PNRR prevede al suo interno ben sei leggi di riforma che non contemplano alcun investimento sui lavoratori, ma solo sulle infrastrutture e stanno rappresentando l’alibi per fare passare controriforme che nulla hanno a che fare con il PNRR.
Il tempo stringe parallelamente alla credibilità di un Governo troppo osannato e poco capace di parlare al paese reale, stremato dalle contraddizioni e dalle polemiche e dalle condizioni economiche che saranno pagate dai lavoratori.

Diventare punto di riferimento per tutti i lavoratori della scuola, conquistando la credibilità e la fiducia con continue azioni di contrasto e critiche, peraltro costruttive e non pregiudiziali quando le scelte che si compiono vanno nella direzione sbagliata. Attivare tutti i meccanismi di cui disponiamo, da quelle comunicative a quelle di piazza per finire con il ricorso ai tribunali. Nessun lavoratore va mai lasciato da solo.

Infine, molti mi chiedono tu cosa farai dopo? Io non ho una risposta.
In questi anni ho pensato alla continuità, a dare all’Organizzazione un futuro organizzando una fase di passaggio programmata, come sta avvenendo. Io ho pensato all’Organizzazione e a voi che ne prendete la diretta responsabilità.

Se serve, io ci sono e ci sarò sempre.

Pino Turi


Condividi questo articolo: