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il video report (edizione integrale) della presentazione del libro, curato dall’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani

Pino Turi | Segretario generale Uil Scuola

 (…) Aver limitato la funzione della scuola facendola scivolare verso quella di un servizio ha ridato fiato alla diatriba tra laici e cattolici e all’idea che il mercato dovesse essere il regolatore dell’istruzione e della formazione di questo paese, proprio in un momento in cui anche l’Italia diventa un paese multirazziale, multietnico e multireligioso , solo la scuola dello statale, intesa come scuola libera autonoma, può garantire uno sviluppo socio – economico di un paese moderno.Una scuola dello stato e non una scuola di stato, un patrimonio da conservare ed utilizzare anche in funzione pro ciclica rispetto alla evoluzioni economiche che il più delle volte caratterizzano anche quelle normative delle buone riforme, mentre subiscono le stesse sorti involutive, quando il ciclo economico ristagna e riemergono le forze retrive che parlano alla pancia del paese e non alla mente.

La scuola, quella libera della Costituzione, può fare il miracolo di trasformare i sudditi in cittadini come affermava Piero Calamandrei.

In questo risiede l’incapacità della politica nel non guardare oltre spazio e tempo, limitando l’azione al tempo contingente piuttosto che guardare ai principi che legano ed uniscono un popolo, dandogli una forte identità, come si fece negli anni 60.

(…)  Molta acqua è passata sotto i ponti ed ora siamo alla vigilia del rinnovo del contratto di lavoro del personale. E’ in quella sede che vedremo se si vuole invertire la tendenza e ritornare alla gestione della scuola, in termini di libertà ed autonomia, attuando i principi di autogoverno propri di una comunità democratica, come noi riteniamo, oppure come indica  la 107, riportarla agli  anni 50 come un’ unità amministrativa eterodiretta?

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Massimo Di Menna | Responsabile Scuola sindacale Martinetti

“Andavamo a scuola con la 600”  è un testo che aiuta ad orientarsi nella complessità della società odierna, attingendo a categorie  di analisi oggi purtroppo un po’ in disuso: il rigore storico, il valore dei principi,  l’importanza dell’argomentare, il valore delle decisioni, della partecipazione democratica.
La esperienza del primo centrosinistra,del Governo Moro-Nenni, intorno a cui si snodano i diversi saggi, definita, recentemente, dal giornalista della Stampa, Martini uno dei migliori esempi di riformismo del dopoguerra, è portatrice di tanti riferimenti utili per affrontare le sfide  dell’oggi.
Centrale allora come oggi il valore della Costituzione in materia di istruzione e lavoro, sempre più importanti per il valore in sè che deve avere ogni persona.
La Costituzione è il filo rosso dei diversi contributi. Nella società di internet e della globalizzazione è proprio il sapere l’antidoto al rischio di divenire ingranaggi di un sistema/macchina.

 Cesare Salvi | Professore di Diritto Civile, Roma Tre, giurista e politico

 La nostra Costituzione pone l’obiettivo di assicurare ai giovani capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il “diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. È l’articolo 34, del quale è stato sottolineato il nesso con il principio di eguaglianza sostanziale contenuto nell’art 3.Questo obiettivo è di grande importanza nell’odierna economia della globalizzazione, che deve affrontare problemi molto gravi, la disoccupazione giovanile, il blocco della mobilità sociale, il ruolo crescente delle nuove tecnologie nei processi lavorativi: problemi per i quali un ruolo cruciale spetta al sistema educativo.

Purtroppo l’obiettivo costituzionale del diritto alla conoscenza eguale per tutti è ben lontano dall’essere raggiunto. I figli di benestanti hanno, secondo ricerche recenti, dieci volte più possibilità di conseguire la laurea dei figli di chi ha solo il diploma primario; mentre il fenomeno della dispersione scolastica non accenna a calare, soprattutto nel mezzogiorno.

È ancora attuale, insomma, quanto scritto quasi 50 anni fa nella “Lettera a una professoressa” di don Lorenzo Milani, che affermava l’esigenza di un sistema dell’istruzione nel quale tutti i giovani, indipendentemente dalla condizione sociale della loro famiglia, avessero la possibilità di raggiungere i maggiori livelli di sapere e di conoscenza.

L’impegno politico, sindacale, culturale per l’attuazione del principio costituzionale è oggi più che mai necessario: lo richiede la qualità del sistema paese, oltre che elementari principi di democrazia e di giustizia sociale.

Ludovica Durst |  Dottoressa di Ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate

Il mio intervento intende offrire solo qualche breve spunto, muovendo dalla metafora che viene suggerita per questa sessione, della costituzione come faro: un’ottimistica fiducia, se non un vero riconoscimento, verso la capacità della Costituzione di illuminare e rappresentare un punto di riferimento di fronte alle sfide più complesse di questa fase della modernità, del nuovo mondo che si articola fra internet e la globalizzazione, e che inevitabilmente penetrano anche nella società e nella scuola.In particolare può essere interessante richiamare alcuni passaggi del dibattito svoltosi nella fase costituente, non solo per la ricchezza e la complessità degli interventi in quella sede svolti, con riflessioni articolate e la ricerca di un non facile compromesso, ma anche perché vi si ravvisano ampiamente affrontati una pluralità di questioni e temi confluiti sì nelle disposizioni della Costituzione in particolare dedicate alla scuola, all’insegnamento, all’istruzione, ma destinati a segnare e caratterizzare tutto il dibattito sull’ordinamento scolastico degli anni a venire, e che non a caso oggi – non solo gli autori del volume che si presenta – sollecitano ancora una volta a riprendere, se è vero anche che – come ebbe a dire uno dei padri costituenti, Codignola – “l’evoluzione della scuola è l’evoluzione del pensiero nella società moderna”.

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