Lettera aperta sul caso di Firenze
Cara Collega,
molto si è scritto e detto sulla circolare che hai inviato agli alunni e ai genitori della tua scuola.
Il mio primo pensiero: “avresti potuto scegliere di non farlo”; l’aggressione non è avvenuta all’interno della scuola. Ma tu hai pensato bene che tra scuola e realtà non ci sia un muro, ma una condivisione sociale di problemi che a scuola finiscono per approdare.
Tu inviti a non girarsi dall’altra parte. A non farlo mai, anzi fai un appello a non lasciare che l’indifferenza prevalga, a non minimizzare, a non girare la testa, facendo finta di non vedere. Inviti a vigilare su rigurgiti antidemocratici, abbattendo muri respingenti che possano allargare gli orizzonti.
Ed è proprio uno dei compiti principali del dirigente scolastico quello di indirizzare le nuove generazioni verso il pieno rispetto di quanto prevede la nostra Costituzione. Al preside non si chiede di scegliere fra la correttezza delle procedure e l’ordine delle carte o la funzione educativa della scuola, perché fra tutti la priorità è quella della formazione di cittadini consapevoli e responsabili.
Ma, ciò nonostante, c’è chi ritiene che la tua sia una lettera inappropriata perché “non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo”. Questa pretesa non si può neanche commentare.
Fuori luogo è colui che invece, afferma che le vittime (bambini, donne) di Crotone scelgono di affrontare il mare aperto, mettendo a repentaglio la vita dei propri figli, con una bagnarola che certamente non si può chiamare barca, facendo intendere che la colpa è dei genitori sconsiderati, quasi che, decidendo di fare una gita, sono i diretti colpevoli della strage.
Quindi per fare chiarezza: a una preside non tocca ricordare che la scuola ha compiti educativi, di legalità, di non violenza, rispetto per gli altri, anche riprendendo pagine di storia così dolorose; ma in un Paese democratico, le istituzioni non hanno il dovere di provvedere alla sicurezza delle persone, soprattutto se sono bambini e ragazzi, anche se di altra etnia, altro colore della pelle o altra fede?
Cara collega preside, tu, noi, non abbiamo dubbi, alla scuola-comunità tocca, anzi fa obbligo, parlare ai ragazzi, confrontarsi, condividere, approfondire, ascoltare, senza mai stancarsi, nella speranza che insieme agli uomini di buona volontà si costruisca un futuro migliore, dove nessuno si giri dall’altra parte nell’indifferenza assoluta.
Buon lavoro!
Rosa Cirillo, Responsabile dirigenti scolastici Uil Scuola Rua