Retribuzioni, sicurezza, mobilità, trasparenza: le parole chiave del contratto
Un’assemblea di dirigenti scolastici iscritti alla Uil Scuola molto partecipata oggi a Torino. Ci si è confrontati sulle tematiche d’inizio d’anno, sul contratto, ancora fermo all’Aran e sulle relazioni sindacali, così come stabilite dal nuovo contratto del Comparto scuola.
Lorenza Patriarca ha aperto il seminario evidenziando le questioni aperte nel Piemonte e la capacità di proposta del sindacato per risolverle:
– organici docenti e Ata insufficienti;
– ore di potenziamento “riassorbite” senza alcuna valida motivazione dall’amministrazione;
– una quantità di reggenze affidate ai dirigenti scolastici senza criteri condivisi con il Direttore Scolastico regionale. L’agognata semplificazione dunque, in una situazione così carica di responsabilità, non è affatto raggiunta e mette in crisi non solo il ruolo ma la stessa dignità professionale.
Il nuovo contratto, in discussione in questi giorni all’Aran, deve rappresentare la sede per iniziare a risolvere le tante contraddizioni esistenti in una normativa che è ferma al 2006, anno di riferimento dell’ultimo contratto.
Il contratto deve condurre a una retribuzione adeguata, utilizzando e ricercando tutte le risorse economiche disponibili per avviare la sperequazione esistente con le altre tipologie di dirigenza – ha detto Rosa Cirillo. Contemporaneamente, il testo negoziale, dovrà rivedere la parte normativa, ormai datata, che non tiene conto delle trasformazioni avvenute negli ultimi dieci anni.
Sicurezza, mobilità regionale ed interregionale, criteri trasparenti per l’attribuzione degli incarichi aggiuntivi, possibilità di recesso e restituzione al ruolo di provenienza : sono gli aspetti centrali del confronto che la Uil Scuola intende portare avanti nel negoziato in atto all’Aran.
Da rivedere anche il processo valutativo del dirigente, così come definito dalla direttiva 53, che non è accettabile e va riportato alla contrattazione, in un modello di scuola comunità definito dalla Costituzione.
Si tratta di una battaglia culturale ampia, che riguarda l’intero modello di scuola a cui vogliamo fare riferimento – ha detto nel suo intervento il segretario generale, Pino Turi.
Non si possono utilizzare modelli che nulla hanno a che fare con l’apprendimento, l’insegnamento; saremo fermi e decisi nel rigettare questo tipo di valutazione, burocratico, classificatorio, non contestualizzato al territorio e alle sue esigenze.