Scuola in presenza o in DAD? Scontro col Governo, la posizione di Turi, Uil
Ieri abbiamo affrontato la tematica relativa alla decisione del Governo di porre differenze tra vaccinati e non vaccinati in caso di due alunni positivi, i primi continueranno se i casi non diverranno almeno tre a frequentare in presenza, mentre i compagni non vaccinati potranno proseguire solo con la didattica online.
Giusta, si chiedono oggi in tanti, la decisione del Governo di tutelare maggiormente i non vaccinati, garantendo loro massima tutela per evitare il contagio di massa, o una forma velata di discriminazione che intende ‘premiare’ i vaccinati e mettere ‘alla gogna’ i non vaccinati, accentuando le discriminazioni, già purtroppo presenti a scuola tra chi può effettivamente fare la Dad e chi ha difficoltà oggettive nel farla?
Dalla mia ho espresso parere concorde sul caso del Prof Tasso di Milano che ha optato, chiaramente in modo provocatorio, per non fare la Dad ai non vaccinati e per dirsi contro questa decisone del Governo che a suo dire discrimina e lede il diritto allo studio che dovrebbe essere per tutti uguale.
Il mio condividere il suo discorso nasce soprattutto dalle premure che la dirigente scolastica aveva avuto nel corso della prima riunione fatta ad hoc per i rappresentanti di classe su tale spinosa questione ‘vaccinati-non vaccinati’ sottolineando che quest’anno la priorità era in primis il benessere psicologico dei ragazzi ancor più di quello fisico e della didattica.
Ci aveva pregato altresì di far presente ai genitori vaccinati di non ostentare la propria decisone e di mantenere il riserbo in classe affinché non si facessero inutili differenze interne con i compagni, alla fine si trattava di libera scelta dei ragazzi e delle singole famiglie, in cui la scuola, s’intendeva dalle parole della dirigente, tutto sommato non aveva alcuna intenzione di ‘mettere becco’.
Poi la decisione del Governo che con l’ultimo provvedimento adottato fa l’esatto contrario e pare dividere la classe tra vaccinati e non. Per il Professor Cazzola, giusvalorista, con cui mi sono confrontata la decisione del Governo va nella giusta direzione, tutelare chi ne ha più bisogno e conservare in presenza il più possibile chi si é sottoposto a vaccinazione. Egli ci dice con fermezza: “ Io rifiuto la logica del ‘più uguali ma più ignoranti’, quando basta una piccola iniezione per essere tutti più sicuri anche se non garantiti, perché in questi casi la parola garanzia non esiste. La dad è di per sé una discriminazione per i bambini e le famiglie, tra chi ha la possibilità di essere seguito dai genitori o da una baby sitter e chi deve dividere il tinello e il pc di casa con un fratello o con la madre in congedo perché non ha nessuno a cui affidare il figlio. L’uguaglianza della dad è una discriminazione inaccettabile, ma è dietro all’angolo perché è la soluzione più comoda, per il semplice fatto che la fanno solo gli insegnanti che sono disponibili. Come è già successo nei mesi scorsi“.
Di parere opposto invece il Dott. Pino Turi, segretario generale della Uil scuola, che ci ha concesso questo interessante editoriale in cui si dice totalmente contrario rispetto alla decisione del Governo: ” Un vezzo tutto italiano quello di dividere Guelfi e Ghibellini, nero e bianco e su questo costruire analisi per giustificare decisioni che, invece, dovrebbero trovare basi oggettive e solide sui dati e sulle evidenze scientifiche e rispettando principi e valori costituzionali”. Vi lasciamo alle sue parole:
L’editoriale del Dott. Pino Turi, segretario generale UIL scuola
“Il caso del professore Saverio Tasso non fa che evidenziare, nella realtà, quella che è stata la nostra posizione della prima ora – fortemente negativa – sulla decisione del Governo di discriminare tra vaccinati e non vaccinati nel definire le regole per accedere al diritto universale allo studio.
Il Governo ha purtroppo deciso di utilizzare la scuola per mostrare il suo piglio decisionista ed ha accentuato artatamente una divisione narrativa tra chi è per la didattica in presenza e chi per quella a distanza relegando, in quella a distanza, i non vaccinati.
Un vezzo tutto italiano quello di dividere Guelfi e Ghibellini, nero e bianco e su questo costruire analisi per giustificare decisioni che, invece, dovrebbero trovare basi oggettive e solide sui dati e sulle evidenze scientifiche e rispettando principi e valori costituzionali.
Nel caso del prof. Tasso che ha cognizione del suo mestiere, non la definisco missione, ma poco ci manca, c’è quella di fare bene il proprio mestiere: se chiedete ad un bravo docente di discriminare i propri alunni, vi risponderà male e si metterà di traverso come ha fatto il professor Tasso a cui va tutta la nostra solidarietà e comprensione.
Tra le altre cose, in tema di costituzione, è bene non dimenticare mai che ai docenti per effetto del loro mestiere viene riconosciuta una libertà, quella di insegnamento, proprio per consentirgli di svolgere la loro funzione in assenza di condizionamenti, secondo scienza e coscienza.
Condizionamenti che se arrivano, come nel caso della norma ministeriale, per attuare una legge discutibile e criticabile, almeno per questa circostanza, portano ad una sorta di ribellione, che non esitiamo leggere come in risposta positiva alla tutela di un diritto altrui. A cui fa seguito la riflessione su come farlo.
La scuola costituzionale e democratica si fonda anche su questi principi: l’inclusione e le pari opportunità che prescindono dal sesso, dalla razza e da ogni discriminazione comunque denominata.
Eliminare le differenze significa anche far sentire tutti parte della stessa comunità, specie se questa è fatta da giovani adulti in crescita, che sono sotto la patria potestà per cui non responsabili giuridicamente delle loro azioni.
Il voler evitare le discriminazioni è il preciso compito della scuola e di chi ne è parte costituente: professori e maestri che ne sono i garanti finali.
Non ci sono giustificazioni che tengano, non si può accettare in modo acquiescente la discriminazione messa in campo dagli ultimi provvedimenti normativi, distinguendo gli alunni tra vaccinati e non.
Nell’età evolutiva sentirsi discriminati, esclusi, potrebbe portare con sé problemi inimmaginabili, dal punto di vista psicologico e il governo non può fare finta di nulla o non ascoltare nessuno, magari utilizzando i ragazzi per spingere al vaccino.
Di scuola parlano in tanti ma purtroppo non si ascolta chi la conosce, la vive e ne ha fatto una ragione di vita professionale. La vicenda dimostra tuttavia che è viva e mantiene le sue radici salde nell’azione democratica di questo paese. Bene farebbero le forze politiche ad evitare di operare con mediazioni che esulano dal contesto costituzionale, almeno quando si parla di scuola e di minori“.
Ringraziamo il Dott. Pino Turi ed il Professor Cazzola per avermi dedicato del tempo, in cuor mio mi auguro, che divergenze a parte, su questa questione se ne continui a discutere in modo costruttivo, il focus, secondo il mio modestissimo parere, deve restare il benessere psicofisico dei nostri ragazzi e soprattutto il diritto allo studio che mai deve essere posto in discussione per nessuna questione politica.
Articolo di Erica Venditti