Educare l’Intelligenza Artificiale

Un percorso di studi in 4 tappe. Di Massimo Di Menna

PREMESSA 

L’attenzione verso l’intelligenza artificiale cresce a vista d’occhio, c’è molta curiosità, ma anche disinformazione e preoccupazione.
Tra i maggiori rischi nei prossimi anni connessi all’I.A. c’è la disinformazione dell’opinione pubblica.
Anima Amand, già direttore di ricerca presso Nvidia e ora docente di matematica presso il California Institute of Technology, tra i maggiori esperti di I.A., ritiene che condividere e democratizzare I.A. ed i dati renderà il mondo un posto più sicuro. Sta a noi “educare” l’I.A.
Occorre, in via prioritaria, uno studio per poterla conoscere. Non vanno sottovalutati i rischi, tra cui l’impatto sui livelli occupazionali, già riscontrabili. Gli esperti del Fondo monetario internazionale propongono fasi di accompagnamento consistenti: maggiore istruzione, un welfare dedicato dove l’impatto sul lavoro è consistente, sostegno alla ricerca e regolamentazione nell’applicazione, investimenti pubblici.


ASPETTI STORICI

“I cieli dominano la terra ma l’intelligenza domina i cieli”. Leonardo da Vinci

Nella storia dell’umanità è stato l’uomo con la sua intelligenza ad essere artefice del proprio destino.
Ansia e preoccupazione hanno sempre accompagnato i grandi cambiamenti.
Un punto di svolta storico della centralità dell’uomo lo possiamo collocare nel 15° secolo con l’apertura della chiesa all’umanesimo: tesori di conoscenza uscirono dai conventi e si diffusero all’esterno.
Nascono le tipografie ed i primi libri, la cultura si diffonde ed accompagna la ricchezza degli scambi commerciali. Interessante il richiamo di Benvenuto alla particolarità di Venezia, che, con 150 tipografie (Parigi ne aveva non più di 40) diventa leader in Europa. Nacque un ‘industria proficua e contemporaneamente la diffusione della cultura.
La cultura storica, lo studio della Filosofia ci aiutano ad affrontare il tema della riconoscibilità della realtà, che la diffusione dell’I.A. generativa rende particolarmente attuale.
Già Platone evidenziava la necessità di distinguere la realtà dalla sua imitazione; Kant evidenzia come sostanziale la differenza tra fenomeno, ciò che appare e noumeno, ciò che è;  Hegel ci fa riflettere sul concetto di realtà, sulla  relazione tra razionale e reale, ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale.
Ricordare oggi il valore dell’istruzione ci porta anche a ricordare un’esperienza degli anni settanta del secolo scorso, “le 150 ore”, una conquista sociale del contratto dei metalmeccanici, che aprì le porte delle scuole medie agli operai privi di licenza media, per innalzare i loro livelli di istruzione. La stessa scuola tradizionale ne fu coinvolta e prese piede la didattica laboratoriale, oggi centrale nella scuola dell’autonomia. Con il prof. De Mauro quell’esperienza entrò nella formazione universitaria dei futuri docenti.
In quegli anni l’Italia in pieno boom economico vedeva bassi livelli di istruzione (il 71% della popolazione adulta era priva di licenza media).
Anche oggi si prospetta una divisione profonda tra chi è in grado di guidare l’utilizzo delle nuove tecnologie, dei nuovi sistemi generativi, che stanno assumendo dimensioni di massa, e chi ne diventa inconsapevole fruitore. E’ su questo versante che si formano le nuove povertà. La storia ci aiuta ad affrontare i temi di oggi.


ASPETTI SCIENTIFICI

“Per parlare di tecnologie occorre conoscere le tecnologie”. Giandomenico Greco

Possiamo far risalire i primi studi sull’intelligenza artificiale agli anni 40 del secolo scorso.
Fu Alan Turing a pensare a macchine che andavano oltre l’aspetto meccanico e fossero programmabili. In un famoso articolo nel 1950 si chiese “Le macchine possono pensare?” Turing si dichiarò consapevole che l’algoritmo avrebbe assomigliato ad un pappagallo in grado di ripetere e non di pensare; in tal modo evidenziò la differenza tra fenomeno intelligente ed essere intelligente.
La svolta che ha aperto le porte all’attuale fase la riscontriamo nel 2016, quando i ricercatori verificarono che la macchina riconosce le immagini meglio e più velocemente dell’uomo. In fondo non una grande novità, se pensiamo che anche il telescopio fa vedere meglio del semplice occhio umano .
Ma con l’I. A. generativa entriamo in una nuova era; alcuni economisti la chiamano “capitalismo dei dati”.

>>> Per conoscere il dietro le quinte dell’I.A. generativa di testi ed immagini, che sta entrando nei telefonini, e che si sta diffondendo in tanti campi della vita comunitaria, suggerisco di prendere visione della lezione in una scuola di Cosenza di novembre 2023 del prof. Gianluigi Greco, coordinatore della task force sull’intelligenza artificiale istituita dal Governo, reperibile su YouTube –  durata di 20 minuti.

Ascoltando questa lezione, semplice e chiara, entriamo nel mondo della scienza; comprendiamo cosa avviene, ne cogliamo limiti ed opportunità, oltre che riflettere sul fatto che stiamo vivendo cambiamenti epocali nella vita delle nostre comunità. Non siamo di fronte a magie o ad incomprensibili scoperte, ma ad innovazioni frutto della ricerca da parte dell’uomo.
Come spiega il prof. Greco, che ha svolto la sua lezione anche ad un nostro convegno su I. A., le immagini passano attraverso un sistema di reti neurali; la macchina ha bisogno di prendere la nostra conoscenza, è l’uomo che addestra il sistema. Il mondo generativo non esiste nella realtà, ma deriva dal navigare in mezzo allo spazio esistente nella rete neurale; si può generare così una realtà mista : questa è oggi la tecnica usata in immagini cinematografiche e televisive. Il computer crea immagini che non esistono e le fa convivere con la realtà. Con la capacità generativa di I.A., operando su google map si possono generare giardini inseriti in un contesto urbano reale, come il nostro quartiere.
Il computer genera immagini che non esistono basandosi su una straordinaria capacità di raccolta di dati, testi, rumori, immagini, che mette in connessione. Su questo aspetto l’uomo non può superare la macchina in velocità e precisione. (in quello che possiamo definire pensiero veloce), ma la macchina non arriva al  pensiero creativo, all’astrazione ,al contenuto semantico( pensiero lento).La macchina non genera conoscenza simbolica, sentimenti, lettura di contesti. E’ su questa differenza che si gioca la sfida nella nuova era digitale.
Se vogliamo pensare ad applicazioni più utili dobbiamo volgere lo sguardo alle nuove tecniche diagnostiche della medicina, in grado di individuare piccolissime lesioni tumorali.


UNO SGUARDO ALL’OGGI

“Sarà una smart city delle multinazionali o una smart Atene digitale per i suoi abitanti?”  Ludger Eversmann

Chatgpt e Dall-E sono entrate nelle nostre case. Per cogliere il grado di diffusione di I.A. è sufficiente soffermarci su alcuni dati/notizie:

  • la quantità di investimenti finanziari, in particolare negli Stati Uniti ed in Cina;
  • Apple riduce il proprio investimento nelle auto elettriche, con conseguenze sui livelli occupazionali, e contemporaneamente tratta con Google e Microsoft per inserire programmi di I.A. generativa negli Iphone;

Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari in Open AI, che ha lanciato Chat Gpt (I.A. generativa); ha recentemente annunciato un investimento di 3 miliardi di dollari in Giappone per l’I.A.
Google sta pensando ad un nuovo motore di ricerca a pagamento, attraverso I.A. Samsung sta pubblicizzando nuovi telefonini con programmi di I.A. Open AI sta sperimentando Voice Engine, sistema di riproduzione della voce di una persona. Evidente l’importanza della riconoscibilità/trasparenza della riproduzione. L’I.A. si avvia ad avere una diffusione globale simile ai social.
A Toronto una società di Google sta progettando un intero quartiere del vecchio porto totalmente digitale (auto senza autista, consegna merci con droni, raccolta rifiuti automatizzata, telecamere per orientare il traffico e controlli di sicurezza).
Interessante il caso di Barcellona che, con sinergia tra Autorità pubblica, Università, Impresa privata, sta definendo un piano chiamato  “Verso la sovranità tecnologica”, una piattaforma/formazione per una democrazia digitale per i cittadini.
Si va verso un governo delle multinazionali o verso un’Atene digitale? Questa domanda sta stimolando molti studiosi.
Un aspetto a parte merita il cambiamento nel mondo del lavoro e delle professioni: alcuni cambiamenti sono già realtà, altri in divenire.
Mi limito su una materia così vasta, che va dal settore finanziario ( anticipazione con I. A. rispetto ai dati Istat, dei dati macroeconomici alla base delle decisioni delle autorità monetarie), a quello dei servizi alla persona, al commercio, all’industria, all’insegnamento, alla medicina, per soffermarmi sulla professione di giornalista: se si scrive un articolo limitandosi ad assemblare dati, informazioni e notizie esistenti I.A. prevale; se si scopre una notizia, se si sviluppa un ragionamento originale, I.A. non può competere. Si possono utilizzare le nuove opportunità, ma si innalza il valore della qualità e dell’originalità del pensiero.
E’ indubbio che, anche in Italia, anche nelle aziende piccole e medie, il piano industriale deve prevedere investimenti in sostenibilità, digitalizzazione, I.A.
Secondo una ricerca del Politecnico di Milano il giro di affari per l’I.A. in Italia nel 2023 è stato di 760 milioni. In Italia, come in Europa, siamo molto indietro nella ricerca, quindi siamo area di consumatori di sistemi generativi nati negli USA, in Cina, in Corea, con tutto quello che ne consegue. Dobbiamo avere consapevolezza che siamo entrati nell’era del capitalismo dei dati, L’I.A. non può essere regolamentata, la ricerca apre sempre nuove porte, ma può e deve essere regolamentata la sua attuazione, il suo utilizzo, e su questo l’Europa è all’avanguardia.


LA REGOLAMENTAZIONE E I DIRITTI DELLA PERSONA


“Capire il significato è saper usare”. Ludwig Wittgenstein

I sistemi generativi manipolano conoscenze che già abbiamo, e lo fanno spesso meglio dell’uomo, ma non producono nuove conoscenze.  Un intellettuale famoso linguista, Chomsky ha semplificato in una sua intervista al New York Times:” Chat Gpt può oggi spiegare benissimo cosa accade quando lancio una mela nel vuoto e perché cade a terra, ma non avrebbe potuto farlo prima di Newton, in quanto opera su conoscenze umane”.
In materia di regolamentazione va chiarito che si classificano le applicazioni, non le tecnologie. Non può essere consentito utilizzare sistemi impiantati (chip nel cervello umano), ma tale tecnologia può essere proficuamente utilizzata per la cura di malattie neurologiche gravi.
In linea generale negli Stati Uniti, in Cina, in presenza di ricerca avanzata e di diffuso utilizzo c’è carenza di regolamentazione.
L’Europa su questo aspetto è all’avanguardia; dopo anni di discussione gli organismi della Comunità europea hanno approvato un documento da guida per gli stati membri. Il documento pone limiti, regole, possibili sanzioni al mercato di sistemi generativi di I.A. I sistemi che operano in Europa devono essere SICURI-TRASPARENTI-TRACCIABILI-NON DISCRIMINANTI.
Sono state definite procedure e regole diverse, a seconda del livello dei rischi.
– Rischi inaccettabili, sistemi di identificazione biometrica, utilizzo di categorie quali razza, raccolta indiscriminata di immagini facciali: Divieto.
– Rischi elevati, danni alla salute, all’ambiente, ai diritti fondamentali: Documentazione, con approvazione.
– Rischi limitati, trasparenza per distinguere immagini generate da quelle reali, titolarità del testo: Documentazione/comunicazione.
– Rischi minimi/nulli: Libero.
Sono previste anche sanzioni per le società, in relazione alle diverse regole, che possono arrivare a 40 milioni di euro, e/o al 7% del fatturato.
In termini generali non possiamo non considerare un rischio di emarginazione socio/culturale per coloro che hanno un deficit di conoscenza.
La sfida di nuove 150 ore 2.0, quella di far arrivare le persone ad un livello di conoscenze adeguato per padroneggiare ed  educare( “ guidare, condurre ad un conveniente livello di maturità sul piano intellettuale e morale”) l’I.A. riguarda tutti, dalle istituzioni pubbliche, alle scuole ed università, al privato sociale, alle imprese, ai sindacati. La rilettura di quella esperienza degli anni ’70 del secolo scorso può rappresentare un aiuto.

Questo testo si limita ad offrire un primo possibile percorso di studio in 4 tappe.

P.S:
Per la scrittura di questo testo non è stata utilizzata l’I.A.


> A corollario di questo approfondimento vi segnaliamo:
I contributi presenti su YouTube del Prof, Gianluigi Greco, Università della Calabria e Coordinatore della task force sull’Intelligenza artificiale (a cui facciamo riferimento nel testo).
Nei link rendiamo disponibili i testi tratti dal libro “Le 150 ore e l’intelligenza artificiale” a firma di Giorgio Benvenuto e Massimo Di Menna e una sintesi dell’intervento del Segretario generale Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, durante il convegno del mese di dicembre 2023 a Cosenza.
Qui di seguito riportiamo il video della lezione su questo tema tenuta a Didacta 2024.

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