Scuole statali in malora e si pensa alle impronte digitali. Le ragioni di una protesta.

A Piazza Vidoni, davanti al Senato, a Roma, abbiamo manifestato contro l’ennesimo attacco alla dirigenza scolastica rappresentato dal decreto che impone il controllo biometrico della presenza in servizio dei dirigenti e del personale Ata.
I rappresentanti dei dirigenti scolastici di Flcgil, Cisl Scuola,Uil Scuola e Snals Confsal hanno espresso il loro deciso dissenso rispetto a un provvedimento inutile, ingiustificato e irrazionale oltre che costoso.

Questa proposta di legge considera tutti i dirigenti scolastici, pregiudizialmente assenteisti, ipotizzando che, nella pubblica amministrazione solo un controllo preventivo e generalizzato assicuri la correttezza dei comportamenti.
Una presunzione di colpevolezza immeritata per una categoria che si spende con ogni mezzo e con grande senso dello Stato per garantire la qualità e la continuità del servizio scolastico su tutto il territorio nazionale, nonostante la grave carenza degli organici e i bassi livelli salariali.

Gli interventi di tutte le sigle sindacali e dei colleghi presenti hanno messo in risalto che quello dei controlli biometrici, è solo uno dei tanti nodi da sciogliere.

Nodi affrontati nell’incontro convocato al Miur,  convocato alle 12.00 della stessa giornata, presente il dott Chinè.
In quella sede abbiamo rivendicato a firma definitiva del contratto in primis, la certificazione delle risorse del FUN 17/18 e 18/19 , la valorizzazione e la specificità del ruolo connesso al riconoscimento dell’autonomia delle scuole, i carichi di lavoro ormai insostenibili.

Nel corso della riunione abbiamo richiamato la questione della sicurezza degli edifici, trascurata e il più delle volte imbrigliata, in un reticolo di norme che non permette a chi ha l’obbligo di provvedere di poter intervenire velocemente.

Sono gli effetti di politiche sbagliate a cui bisogna ora opporsi per aggredire le cause.

Bisogna far risaltare la funzione educativo-didattica.

Si tratta di riprendere la battaglia in coerenza con la politica della Uil Scuola, di una scuola “comunità”, nella quale il dirigente scolastico non ha solo un ruolo di pura managerialità burocratica, ma di interfaccia di scuola agenzia di promozione dello sviluppo sociale, culturale ed economico della comunità locale, cui non possono essere messi vincoli rigidi di presenza a scuola.

Se, invece, si continua a contare su coloro che ci hanno portato a questo, la battaglia è persa in partenza. 

Le risposte date non ci hanno rassicurato e la Uil Scuola continuerà a protestare organizzando audizioni, sit in, inviando delegazioni in Senato, affinché si trovino soluzioni concrete. 

Nel corso del sit in di Piazza Vidoni,  presenti tanti colleghi arrivati a Roma dalle diverse regioni, abbiamo evidenziato chiaramente come i dirigenti, non avendo un orario giornaliero definito di lavoro, siano responsabili dei risultati e garantiscano il funzionamento di una o più istituzioni articolate su molte sedi con oltre un migliaio di studenti.

La dimensione di comunità e il ruolo impongono una grande mobilità sul territorio che mal si concilia con l’idea del burocrate che lavora nel chiuso del suo ufficio.

La senatrice PD, Anna Maria Parente, presente alla nostra manifestazione, ha garantito che  continuerà a battersi con ogni mezzo per contrastare un provvedimento iniquo che presenta tratti di incostituzionalità. Un’azione assolutamente eccessiva e irrealizzabile perché lede il diritto alla privacy e il principio di proporzionalità attaccando tutti in maniera generalizzata.

Il nostro impegno e la nostra determinazione hanno portato ad un primo importante risultato che vede la perequazione della parte fissa della retribuzione alle altre dirigenze di comparto, ma non ci basta. La complessità del ruolo richiede altre attenzioni e investimenti.

Oggi si apre una fase di mobilitazione che porterà ad altri eventi e manifestazioni nazionali e territoriali perché la misura è colma. La Uil Scuola sarà attenta ad evidenziare tutti i tentativi volti a ‘ingabbiare’ questo ruolo, riconosciuto e apprezzato dalla società civile.


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