UIL Scuola IRC / Favilla: “Sulla laurea magistrale in scienze religioni la Senatrice Granato sbaglia, ecco perché”
Granato e la laurea magistrale in scienze delle religioni: Favilla: siamo di fronte ad una discriminazione della persona e non soltanto della disciplina.
La Senatrice Granato è tornata all’attacco dell’ora di Religione Cattolica dimostrando ancora una volta di non comprendere l’argomento e di essere mossa da pregiudizi ideologici.
Parlando di “prove di ibridazioni” all’Università di Palermo la Senatrice conferma la scarsa conoscenza dell’argomento che tratta. Il progetto dell’Università degli Studi di Palermo è quello di formare un laureato statale che potrebbe eventualmente, ottenendo anche una idoneità diocesana, aver accesso all’insegnamento di Religione cattolica e non viceversa. La Senatrice ribadisce da giorni che saranno gli insegnanti di Religione a insegnare altre materie nelle scuola statali, ricordiamo che ciò non è possibile poiché i titoli Pontifici non danno accesso ad alcuna classe di concorso, gli insegnanti di religione cattolica possono insegnare altro solo se in possesso di altri titoli statali e dei cfu richiesti, la possibilità di accedere alle classi di concorso è seriamente regolamentata dalla legge. Quindi nessuno sconto per nessuno: è tutto regolamentato.
Va ricordato anche che il progetto dell’Università di Palermo non è certo nuovo nel panorama italiano, da moltissimi anni presso l’Università Statale di Urbino è possibile conseguire un titolo valido per insegnare religione nelle scuole, ma non viceversa, lo ripetiamo ancora. Tutto ciò è possibile e regolamentato, la Convenzione di Lisbona firmata dall’Italia l’11 Aprile 1997 e successivamente ratificata con Legge 11 luglio 2002, n.148, nasce con lo scopo di favorire la mobilità interuniversitaria, garantendo il reciproco riconoscimento dei titoli e dei percorsi di studio tra i Paesi firmatari, laddove possibile.
La Senatrice ancora una volta crea disinformazione con grande abilità nel mescolare i piani del ragionamento, l’ampliamento dell’emendamento Rampi non significa certamente, come insinua, che si sta creando un ponte tra insegnanti di religione e materie laiche.
La Senatrice conferma di voler confondere i piani, ma nel farlo rivela finalmente il vero scopo di questa goffa presentazione di un argomento non compreso: la volontà di modifica del concordato. Questo suo fine però può essere raggiunto solo attraverso un improbabile attacco all’art. 7 della Costituzione.
“Sembravano fossero passati i tempi delle ideologie e ci fosse maggiore capacità di dialogo e confronto, invece certa “nuova” politica non fa altro che alimentare il divario tra lavoratori dello stesso comparto. – Afferma il Coordinatore Nazionale Uil scuola Irc prof. Giuseppe Favilla- Anziché pensare a politiche di inclusione, vera e definitiva, si pensa ad escludere. Forse la senatrice Granato sta mettendo in atto una politica basata sull’apparenza più che sulla sostanza. Riteniamo ancora una volta, – prosegue Favilla – pur rispettando la libertà di espressione di tutti, che questo sia un vile attacco ad oltre 26000 docenti della scuola italiana i quali hanno la sola “colpa” di insegnare le radici culturali italiane e dell’intera Europa nell’alveo di una disciplina costituzionalmente garantita”.
Ci domandiamo infine, per quale motivo, un docente di religione che dovesse conseguire una laurea magistrale in scienze delle religioni o in filosofia o in storia, in aggiunta ai propri titoli pontifici (perché di questo in fin dei conti si tratta), non dovrebbe aver diritto ad essere inserito nelle graduatorie per insegnare e relative discipline? Siamo di fronte ad una vera e propria discriminazione della persona e non soltanto della disciplina, un colpo che giunge al termine di un pesante anno scolastico che ha coinvolto tutti gli attori del sistema d’istruzione e formazione. Questo ulteriore attacco ai docenti di religione che si vedono coinvolti in qualcosa a cui sono ESTRANEI – ribadisce Favilla – non è altro che una trovata più mediatica che sostanziale, con il solo obiettivo di screditare. Riteniamo, liberi da ogni forma di giudizio soggettivo, che la Senatrice conosca in modo davvero superficiale l’argomento che sta trattando. Purtroppo siamo lontani dalla vera politica, quella che fu dei padri costituenti, questa appare una politica fatta di spot e poco attenta alla persona!”