5 ottobre, D’Aprile: “Il valore degli insegnanti misura la libertà di un Paese”
Nel mondo mancano oltre 44 milioni di docenti, un dato drammatico. Libertà e riconoscimento del ruolo sociale sono i temi al centro delle rivendicazioni in molti Paesi dove i diritti democratici non sono garantiti. Garantire un’istruzione di qualità a tutti e sostenere il lavoro in classe sono temi che riguardano anche noi. Prioritario il tema del lavoro precario. Il futuro della nostra scuola passa attraverso la stabilità del lavoro e retribuzioni adeguate.
La libertà di insegnamento non è solo un diritto fondamentale degli insegnanti, ma un vero e proprio dovere pubblico che riguarda l’intera società. Difenderla significa garantire che l’educazione resti uno spazio libero da pressioni politiche, economiche e ideologiche, dove il sapere può essere trasmesso in modo critico e indipendente. Solo proteggendo questa libertà possiamo assicurare il nostro futuro.
La difesa della libertà di insegnamento è, dunque, una responsabilità collettiva che va sostenuta. afferma il Segretario generale della Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile.
Condividiamo il messaggio della Giornata del 5 ottobre, il cui tema ‘Valorizzare la voce degli insegnanti: verso un nuovo contratto sociale per l’istruzione’ – sottolinea il Segretario.
È essenziale che quella di oggi non sia una semplice celebrazione, ma un’occasione per riflettere sull’importanza cruciale della scuola per il futuro dei Paesi. C’è ancora molto lavoro da fare per garantire qualità, equità e libertà nel sistema educativo, sia in Italia che a livello globale.
Da oltre vent’anni l’Italia discute su come avvicinare le retribuzioni dei docenti a quelle dei colleghi europei, ma purtroppo i governi che si sono succeduti si sono fermati alle promesse. L’ultimo rapporto dell’OCSE 2024 fornisce un quadro desolante: tra il 2015 e il 2023, il salario base di un docente delle scuole medie con 15 anni di esperienza è aumentato in via nominale dell’8%, ma in termini reali ha subito un calo del 6%. Questo, mentre la media degli altri Paesi monitorati dall’OCSE, ha visto una crescita del 4%.
Il divario retributivo con il resto d’Europa è un chiaro segnale di disinvestimento nel settore educativo e un’ulteriore conferma che occorre riaffermare e sostenere il ruolo degli insegnanti nella nostra società.
Sappiamo bene che la congiuntura economica e le relazioni internazionali attraversano un momento particolarmente complesso. Vale la pena di suggerire in questa giornata – osserva D’Aprile – che la scuola è educazione e pace. Investire sul sistema nazionale di istruzione significa investire sul futuro e creare scenari di inclusione e coesione. La scuola deve uscire dalle logiche di austerità ed essere considerata come un investimento strategico e non come una fonte di risparmio, conclude D’Aprile.