Cronaca del primo giorno di scuola di un dirigente…

Ogni anno scolastico nel suo avvio è sempre concitato e caotico. ma questo anno più che mai perché all’ordinaria frenesia dell’avvio, segreterie che non hanno personale a sufficienza, si sono aggiunte tutte le incombenze della pandemia.

A quelle già note – verifica del distanziamento, setting d’aula, fornitura di prodotti e strumenti di pulizia e per la sicurezza, organizzazione degli ingressi, preparazione della didattica a distanza, in caso di quarantena – si aggiunge la verifica della certificazione verde che deve essere fatta quotidianamente… con i rischi che comporta il caso di omissione.

La verifica con la app ha un problema: funziona solo su tablet di ultima generazione. E questo è un problema per chi ha fatto solo acquisti di notebook su cui non si può scaricare l’App C 19.

La piattaforma di verifica sul Sidi funziona. La situazione, tuttavia, è fluida ed il controllo va fatto comunque quotidianamente. E questo comporta un grosso onere organizzativo. Al Sidi non risultano quelli appena contrattualizzati, a volte risulta la spunta rossa a chi al controllo con l’app risulta ‘verde’.  E’ un sistema da mettere a punto perché nel momento in cui si evidenzia sulla piattaforma ‘un semaforo rosso’ si crea un buco nella privacy. Lo stop va annotato per chi, nella stessa sede o in un’altra, dovrà comunicare al docente o al personale Ata , del divieto a prendere servizio. In questi passaggi la privacy non viene garantita. Il collega o chi ha la delega al controllo, si deve trasformare in un vigile notificatore con tutte le problematiche conseguenziali.

C’è grande preoccupazione su come gestire le situazioni di sintomatologia soprattutto nella scuola dell’infanzia… I bambini piccoli si ammalano spesso, anche un raffreddore da scattare la procedura Covid, con penalizzazione della didattica e delle attività di inserimento che sono sempre molto delicate, vista la fascia di età.

Altro punto, i rapporti con gli enti locali e territoriali per la manutenzione degli spazi. Ordinariamente ci si trova sempre ad avere interventi manutentivi a ridosso dell’avvio delle lezioni, anche su situazioni note.

Da ridere c’è poco. Siamo presi da mille incombenze che portano via il tempo al compito che dovrebbe essere centrale: la leadership educativa sulla didattica, sui processi di apprendimento, sull’educazione e sulla formazione.
Da arrabbiarsi tanto perché cerchi di fare il massimo ma la perfezione non appartiene all’organizzazione del mondo della scuola. Numerose variabili, estrema fluidità delle situazioni, rendono difficile imbrigliare l’organizzazione in schemi rigidi o protocolli applicabili ordinariamente ad altre realtà lavorative più statiche.

Questo può determinare incomprensioni con studenti e famiglie che chiedono alternativamente flessibilità e rigidità secondo le circostanze.
Questa cosa ovviamente fa dispiacere, a volte fa persino arrabbiare, eppure può anche rincuorare perché finché le persone lamentano qualcosa, vuol dire che tengono alla scuola, all’istruzione dei figli, unica strada da percorrere perché possano conseguire la piena cittadinanza attiva.

Certo la piattaforma ha funzionato ma con grande impegno e coinvolgimento di tutto il personale: collaboratori scolastici, docenti, assistenti amministrativi e tecnici. Come giustamente si fa in una comunità educante. Poi è chiaro che tutto ciò implica una contrattazione di istituto che possa compensare il tempo e la collaborazione profusa.

Si spera che le scuole non debbano, come sempre, essere l’anello di congiunzione su cui far ricadere la soluzione a tutti i problemi.
Sarà senza dubbio un anno particolare. Ma la scuola e il suo personale sapranno raccogliere la sfida, secondo quello spirito di comunità che serve per superare i problemi della ripartenza.

Ho sempre immaginato la fine del mio percorso lavorativo come una bella stradina di montagna, pianeggiante piena di fiori e profumi, circondata da morbide montagne. Mi vedevo camminare gioiosamente in questo sentiero, sicura e felice. Questi ultimi anni che mi separano dalla fine del lavoro sono la scalata a mani nude di una parete rocciosa verticale. Bisogna stare molto attenti perché si rischia sempre di precipitare. Si fatica anche a conquistare pochi metri. Mi ripeto sempre ‘per aspera ad astra’ e pian piano cercherò di arrivare sana e salva alla vetta.

Michela Bugliani

 


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