Turi a Orizzonte Scuola: “Il nostro comparto è il più povero, servono risorse dalla manovra”
Nell’intervista su Orizzonte Scuola, il Segretario generale Pino Turi racconta i suoi dubbi circa il rinnovo del contratto e la sua visione per superare i problemi della scuola.
Da Orizzonte Scuola – Non c’è ancora nulla di nuovo sotto il sole. Ma per il rinnovo del contratto scuola si attendono delle risorse. Perchè gli stipendi degli insegnanti e del personale ATA rischiano di restare ancora al palo.
Ecco perché, come abbiamo scritto, tutti gli occhi sono puntati nelle prossime settimane sulla manovra 2022, per capire se arriveranno o meno i fondi che il comparto scuola attende.
Per fare il punto della situazione abbiamo contattato Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, che ad Orizzonte Scuola ci racconta i suoi dubbi circa il rinnovo del contratto e la sua visione per superare i problemi della scuola.
Come la vede la situazione relativo ai fondi per il nuovo contratto?
I contratti si fanno se ci sono i soldi per per rinnovarlo. Non basta la buona volontà. Di fatto il governo non si è concentrato per il rinnovo, fino a questo momento. Noi abbiamo un problema grande, il comparto scuola è il più povero di tutti. All’interno della Pubblica amministrazione ci sono 350 euro di differenza fra il personale scolastico e gli altri impiegati pubblici. Dobbiamo capire se il Governo vuole investire su scuola e università e ricerca. Vogliamo chiedere un incontro urgente al Ministro per capire quale sia l’intenzione del Governo.
Dopo l’incontro dello scorso 8 settembre sull’atto di indirizzo non avete avuto più altre notizie?
L’atto di indirizzo deve essere inviato all’ARAN ma deve essere condiviso. Il mese scorso è stata fatta una chiacchierata, diciamo. Se sono pronti ci chiamino. Qui è in ballo un modello di scuola. Se non c’è un dibattito sulla scuola non si può fare granché. Non si possono approvare dpcm anche per un investimento per il futuro. Per questo noi continuiamo a sostenere che il PNRR non ha nulla a che vedere con la spesa corrente. I due aspetti devono camminare insieme. Ad esempio se si dice di aumentare il tempo pieno, devi accompagnare a livello finanziario la riforma. Tutto questo, peraltro, è contenuto nel famoso Patto per la Scuola, che però è rimasta lettera morta. Sull’organico covid, che pare sarà rinnovato fino a giugno, si capisce come viene trattata la scuola: c’è menzionato solo il personale docente e non Ata. Io credo che si tratti di un errore ma fa capire con quanta superficialità viene trattata la scuola.
Sulla questione del lavoro sommerso dei docenti, non pensa che dovrà essere prima o poi contrattualizzato?
Bisogna remunerare la funzione. Il docente non finisce mai di essere docente, neanche a casa. Anche sulla formazione, bisogna tornare a considerare la funzione del docente lontano dalla sindrome impiegatizia. Non è col numero di ore che si può stabilire. Certo, una quantificazione alla fine potrà servire ma la retribuzione deve andare sulla funzione. La scuola è un elemento diverso rispetto al resto pubblica amministrazione. Invece la scuola viene rovinata dalla burocrazia. Oggi ci sono tanti progetti che generano tantissima la burocrazia. Si esalti la funzione didattica, invece.
Vigilanza alunni: anche qui come bisognerebbe intervenire dato il contesto incerto da alcuni punti di vista?
Nella scuola non ci possono essere sorveglianti. Si deve ridurre il numero di alunni per classe e si deve aumentare il numero di lavoratori ATA. La culpa in vigilando è dei docenti, siamo d’accordo, ma così si vive nel terrore. Come si fa a lavorare bene se ci sono classi così numerose? I genitori si devono fidare della scuola. Purtroppo fino ad oggi noi ci limitiamo sempre a vedere gli effetti. Invece il governo deve andare a guardare la causa. Se abbiamo 27 alunni in una classe, è un problema. E’ questo il punto. Invece si è fatto il contrario e abbiamo subito tagli e riduzioni. Ridurre di 140 mila cattedre con la riforma Gelmini è una ferita aperta. Noi abbiamo proposto organici triennali per avere una programmazione che porti all’autonomia. Ognuno fa il suo pezzo di strada.