Turi (INTERVISTA): “I concorsi hanno fallito, abbiamo 100mila precari in più”

Da Orizzonte Scuola

“Si devono fare le riforme mettendoci dei soldi, non a costo zero”, protesta Pino Turi. Il segretario generale della Uil Scuola commenta con sarcasmo l’orientamento del governo in merito alla riforma del reclutamento legata al Pnrr.

Il pomo della discordia è quello che riguarda la “progressione stipendiale accelerata”, parallela agli scatti di anzianità. Come abbiamo riferito, i docenti frequentanti con profitto le prove valutative intermedie, i percorsi di formazione e aggiornamento permanente selezionati e certificati dalla Scuola di alta formazione, avranno più soldi nella busta paga. Il percorso di formazione e aggiornamento permanente è articolato in cinque gradi. Il primo grado è conseguito al termine di un percorso di durata quadriennale.

Tutti i successivi gradi, dal secondo al quinto, durerebbero cinque anni. Ogni livello si concluderebbe a seguito di una verifica finale collegata anche a una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono al percorso di formazione e aggiornamento”.

Un orientamento che la Uil Scuola rimanda al mittente. Turi non nasconde neppure le preoccupazioni in merito alla mancata riapertura della stagione contrattuale, preoccupazioni che sono comuni ai tanti lavoratori del comparto scuola: “Partiamo da un dato certo – spiega Turi – Quello della scuola è un contratto che va assolutamente rinnovato ma i fondi per aprire il negoziato sono quelli contenuti nella legge di Bilancio e coprono a malapena l’inflazione, senza arrivare minimamente agli aumenti a tre cifre del contratto sottoscritto dagli statali. Andiamo ad un’altra certezza: la scuola ha fatto il possibile e l’impossibile durante la pandemia e lo fa anche ora in emergenza. Proprio in questi giorni è la scuola a testimoniare la più grande prova di accoglienza e contemporaneamente a realizzare un momento fondamentale di partecipazione democratica con la conclusione delle elezioni delle rappresentanze sindacali in ottomila istituti scolastici del Paese. E il Governo che cosa fa? Dopo la consultazione con i partiti, nelle stanze di Palazzo, tira fuori l’uovo di Colombo: se i soldi per il contratto non ci sono gli diamo quelli della formazione. Andiamo ancora per ordine: la retribuzione non è materia legislativa, ma contrattuale. E, invece materia di discussione parlamentare il reclutamento e la formazione iniziale e la relativa copertura finanziaria”.

Segretario Pino Turi, come giudica questo nuovo capitolo governativo sul reclutamento, sulla formazione e sulla carriera?

“E’ una brutta storia, con cui si torna indietro di 30 anni. Si cerca per via legislativa di condizionare le scelte contrattuali. Stiamo parlando della formazione. Diverso è il problema del reclutamento dove c’è una riserva di legge. Ma questo provvedimento mette tutto dentro per condizionare le scelte contrattuali e aggiungo anche incostituzionali perché in questa maniera si elimina la libertà di insegnamento”

Perché?

“Guardi, se c’è una scuola di alta formazione, di carattere burocratico, che dovrebbe decidere la formazione e la valutazione delle persone che obbligatoriamente si devono formare – e anche l’incentivazione delle persone che si sono formate e che hanno superato una prova valutativa – a questo punto saltano l’autonomia e la libertà di insegnamento e saltano pure i principi costituzionali della scuola democratica e di partecipazione che viene trasformata in senso burocratico, approfittando di una situazione di emergenza e senza un dibattito parlamentare. Stiamo parlando di un decreto legge. Praticamente, quello che Berlinguer e Renzi non sono riusciti a mettere dalla porta, questo governo cerca di farlo passare dalla finestra”.

Si riferisce alla Legge 107?

“Certo. Sono proprio i principi liberisti della legge 107 ad animare questa proposta di riforma e questo governo continua in un percorso che è stato bocciato dalla storia e dai lavoratori. La gente ama la scuola, che è tra le prime istituzioni che ricevono la fiducia di milioni di italiani”.

Quindi per lei tutto va bene così com’è la situazione? Non bisogna riformare nulla?

“Per quanto ci riguarda, le modifiche si possono fare. Ma non si deve mettere in discussione il modello della scuola, altrimenti si mette in discussione la Costituzione. Riformismo è attuare con legge i principi costituzionali, invece la controriforma – e questa è una controriforma – vuole allontanarsi dai principi costituzionali. La carriera e gli incentivi riformati per legge? Ma scherziamo? Sono materie che vanno alla contrattazione. Per quanto riguarda la riserva di legge sul reclutamento va bene ma non si vedono i risultati positivi neppure là. E allora mi chiedo: per quale motivo si perseguono strade che hanno visto già fallimenti? Perché si ricomincia daccapo con i concorsi fatti in questo modo?”

Lei sostiene che la strada concorsuale, delineata negli ultimi tempi, sia stata un fallimento. E’ così?

“Questi concorsi sono falliti perché non hanno risolto i problemi per cui erano nati: i precari erano 200 mila e oggi siamo a quota 300.000. Quindi quei concorsi hanno creato precariato, non l’hanno risolto”.

Cosa fare?

“Abbiamo fatto più di un accordo, con i ministri Bussetti e Fioramonti, ad esempio, e nessuno di essi è mai stato attuato, poi la ministra Azzolina lo ha stracciato. Bisognava trovare un sistema efficace per coprire tutti i posti disponibili e vacanti entro il settembre successivo: occorreva dare un percorso a chi avesse avuto tre anni di servizio, a cui bastava fare un corso di formazione da affiancare a un percorso di abilitazione. Questo bisogna fare. E poi per risolvere il problema occorre agire sulle strutture”.

Che cos’è che non funziona?

“La struttura che non consente nessuna programmazione e nessuna assunzione programmata è l’organico”.

In che senso?

“L’organico dovrebbe essere triennale e non annuale. Inoltre occorrerebbe eliminare l’organico di fatto: lì si può fare una programmazione e un percorso di stabilizzazione dei precari. Con graduatorie che abbiano tre anni di validità. Oggi succede che metto a concorso dei posti e devo fare tanti concorsi quanti sono i posti, tanto che il Ministero si è trasformato in un concorsificio”.

E non è che poi vengano superati con facilità…

“E’ che li progettano male: se il 90 per cento dei ragazzi va male a scuola il problema non sono i ragazzi, probabilmente è il docente. E questo vale anche per i concorsi”.

Torniamo alla bozza del governo sulla riforma del reclutamento e della carriera. Ora che succede? Come vi comporterete?

“Innanzitutto andremo a sentire la base. Il governo deve sentire le persone e sulla base di questo organizzeremo la mobilitazione. Perché non può essere che si assista a una riforma che stravolge l’attuale sistema costituzionale e non consente un rilancio della scuola di questo paese. Secondo noi questo provvedimento cerca di nascondere la vera mancanza di un governo che sulla scuola ha deciso di non investire, se è vero che nel Def si stabilisce una riduzione della percentuale del Pil dal 4 al 3,5 per cento: si tratta in pratica 7 miliardi di tagli alla scuola nei prossimi due anni. Non ci sono i soldi per rinnovare il contratto e ci troviamo invece di fronte a qualcosa che serve a far discutere le persone, a dividerle, a farle litigare”.

A proposito: come procede la fase del rinnovo contrattuale?

“Io ritengo che forse la fase contrattuale non sia stata aperta per questa ipoteca di natura legislativa che condizionerebbe le scelte contrattuali, peraltro assolutamente non finanziate. L’attuale finanziamento vale a malapena il 5 per cento che comprende l’inflazione. Inflazione che è già oltre il 5 per cento. Nessuno può pensare di aprire un contratto con uno scambio in presenza di un’erosione del potere d’acquisto che è di 100 euro mensili per lavoratore. Chi guadagna 1500 euro, con l’inflazione attuale è come se guadagnasse 1400. E’ già così. A parte che sono sbagliate, le riforme si vogliono pure fare a costo zero?”


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