Dirigenti / Incontro a Torino: La scuola di oggi e la scuola di domani

Temi e proposte per affrontare il presente ed il futuro con spirito resiliente e trasformativo

A Torino, nell’incontro promosso dalla UIL Scuola Piemonte con i dirigenti scolastici, organizzato dal segretario regionale Diego Meli e dalla Responsabile DS del Piemonte e componente del Dipartimento nazionale DS, Paola De Faveri, con l’intervento di Gianni Oliva giornalista e storico e di Rosa Cirillo responsabile nazionale dei DS, si è parlato dell’orizzonte dell’azione sindacale per il sistema nazionale di istruzione.

Se l’educazione ha come fine la libertà e l’istruzione, la cultura somma tutte le creazioni umane che servono a umanizzare la vita: entrambe sono inscindibili.
La cultura mette ogni nuovo nato a contatto con il meglio dell’umanità passata e presente, risvegliando «il maestro interiore».

Questo è il fine della nostra scuola, quello di formare cittadini colti, ma che oggi si trasforma in un addestramento dei nostri alunni, per formare i futuri professionisti che siano capaci di piegarsi alle richieste della produzione globale.

Diventa indispensabile che la scuola risponda rapidamente alle esigenze di una società sempre più dipendente dalle “innovazioni tecnologiche”. In questo legame s’insinua l’idea di una scuola-azienda e di un dirigente scolastico, non più preside, ma sempre più manager.
Quando, però, i rami delle aziende diventano improduttivi, come realisticamente dice il prof. Nuccio Ordine, devono essere tagliati.

La scuola deve fare l’opposto: deve includere, integrare, accompagnare gli alunni verso la cultura, la scoperta di sé stessi e proiettarli verso il futuro.
La scuola deve recuperare il senso per cui esiste. E non esiste per dare ai ragazzi un lasciapassare per un mestiere o una professione, esiste per far crescere uomini capaci di “creare connessioni”: compito di ieri, di oggi e di domani.

Creare connessioni tra presente e futuro, tra mondo reale e mondo virtuale, tra culture e civiltà, a volte lontane, ma sempre più vicine.
La scuola registra un altro dato ben poco invidiabile: l’abbandono scolastico precoce che compromette pesantemente la vita sociale dei soggetti coinvolti.
Il nostro Paese registra un’alta percentuale di analfabetismo funzionale, cioè l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, di scrittura e di calcolo nelle diverse situazioni della vita quotidiana.

Una popolazione sprovvista di cultura e di spirito critico è in pericolo perché non è libera e quindi soggetta a manipolazioni e ad una sudditanza cognitiva.
E qui l’esigenza di guardare al futuro, recuperando il passato e la memoria di esso. Una classe politica, all’altezza di un paese serio ed evoluto, dovrebbe lavorare avendo come obiettivo inalienabile: prima la scuola.

Un famoso proverbio africano afferma che “per educare un bambino serve un intero villaggio” e ci invita tutti, ognuno in base al proprio ruolo, ad essere costruttori del villaggio, in cui le diversità divengano risorse.


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