Le trasformazioni in atto e la lente dell’economia sulla scuola
Il report della due giorni di lavoro del Gruppo istruzione e competenze
Transizione ecologica, istruzione digitale, intelligenza artificiale, futuro della formazione professionale, efficienza degli investimenti, formazione dei docenti, valutazione di apprendimenti e competenze, sono stati i temi di analisi della due giorni di lavoro dell’Ocse a Parigi con le organizzazioni sindacali componenti il TUAC (Trade union advisory committee).
La lente attraverso cui guardare questi versanti in trasformazione è sembrata, però, più quella della trasformazione dell’insegnamento e dell’apprendimento per anticipare il futuro dell’economia, che non quella della coesione sociale.
Vale appena la pena di sottolineare, infatti, che tutte le attività di ricerca presentate dagli analisti dell’OCSE mostrano il loro limite fondamentale nella dipendenza da fonti e indicazioni operative provenienti esclusivamente dai governi dei paesi membri. Un peccato, perché gli argomenti trattati sono cruciali nelle politiche nazionali dell’istruzione.
FORNIRE LE RISORSE ALL’ISTRUZIONE PER L’ERA DIGITALE (Progetto OCSE)
La discussione intorno all’istruzione digitale e all’uso dell’intelligenza artificiale, ad esempio, va affrontata oggi per domani. Il direttore del dipartimento Istruzione dell’OCSE, Andreas Schleicher, come pure altri analisti, sono strenuamente impegnati a dimostrare che la digitalizzazione del processo di apprendimento è inevitabile e necessaria per innalzare I livelli di qualità, trascurando i problemi esistenti di ordine strutturale, non solo pedagogico, che vanno risolti in molti Paesi prima di affidarsi alle lusinghe del digitale.
Il vero problema è che si guarda sempre ai sistemi che sembrano essere all’avanguardia con l’illusione che il caso esemplare produca immediatamente soluzioni miracolose per chi arranca il fondo al gruppo.
L’argomento principale è la velocità di esecuzione di alcune attività, ad esempio, la somministrazione e la valutazione di prove di verifica. Chiaramente, ci sarà sempre meno possibilità di competere con le macchine in questo campo, ma è il modello di scuola che rappresenta che non è condivisibile, una scuola in cui un algoritmo ideato da pochi esperti decide su contenuti e modalità e riduce i docenti a meri esecutori di routines. Perché le applicazioni che dovrebbero innalzare la qualità non sono strumenti trasparenti e favoriscono solo lo sviluppo di capacità e conoscenze preordinate.
IL FUTURO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE (studio dell’OCSE in via di pubblicazione)
Un’altra illusione di matrice positivistica plasma il continuo sforzo di predire con esattezza il fabbisogno di competenze per il mercato del lavoro: in questa direzione, si sviluppano tutte le iniziative che hanno come oggetto la formazione professionale.
Nuovamente, però, ci si rivolge alla fascia più alta, dimenticando che la maggior parte degli studenti della formazione professionale sono quegli allievi meno motivati e più inclini ad abbandonare gli studi.
È indubbio che per affrontare la transizione verso un’economia sostenibile è necessario fare affidamento su una formazione professionale aggiornata ai cambiamenti attuali e futuri, ma i risultati non si ottengono senza investimenti adeguati su persone e risorse didattiche.
Gli incentivi economici per le imprese allo scopo di favorire gli apprendistati mostrano i loro limiti, anche perché spesso I datori di lavoro non hanno le idee chiare sul proprio fabbisogno di competenze. Si continua a parlare di aggiornamento e riconversione professionale come una delle missioni dei percorsi IeFP per gli adulti in cerca di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, fissando però lo sguardo su alcuni dettagli, come le nuove competenze per la transizione ecologica, e perdendo di vista l’intero quadro. La formazione professionale ha bisogno, invece, di docenti aggiornati e di strutture adeguate, non di precarietà e di strumentazioni obsolete. Come pure ha bisogno di politiche di sviluppo economico chiare e di largo respiro per disegnare un’offerta formativa all’altezza.
STRUMENTI PEDAGOGICI PER CURRICULA BASATI SULLE COMPETENZE E PER L’INNOVAZIONE NELL’ISTRUZIONE (presentazione degli esiti del progetto OCSE)
Negli ultimi dieci anni i ricercatori dell’OCSE hanno anche saputo allargare i propri orizzonti: esistono approfondimenti che riguardano la creatività ed il pensiero critico. È provato che le imprese in diversi settori apprezzano tali competenze, quindi l’OCSE ne promuove l’insegnamento.
Alla domanda posta dalla UIL SCUOLA RUA – se gli analisti abbiano anche accertato che esista prima di tutto per i docenti la libertà di usare la propria creatività e il proprio pensiero critico nell’esercizio della professione – la risposta è stata assai evasiva.
Abbiamo fatto presente che in Italia nella fascia primaria dell’obbligo ci sono sempre state numerose buone pratiche in tale senso. Ma, man mano che si avanza nel percorso scolastico il formato degli esami finali e gli stessi test invalsi non lasciano molto spazio a pratiche alternative.
Inoltre, i tagli indiscriminati del personale, gli spezzettamenti dell’orario di servizio e la mancanza di tempi sufficienti per una vera sperimentazione finiscono per condizionare al ribasso le iniziative dei docenti.
Così mentre l’OCSE parla di creatività, pensiero divergente e critico, poi presenta attività standard da insegnare ai docenti per promuovere queste competenze. Un controsenso.
LE PROSSIME FASI DELL’INDAGINE PISA
La somministrazione delle prove standardizzate è proseguita anche durante la pandemia e, quindi, il team che si occupa di PISA 2022 sta procedendo nell’elaborazione e restituzione dei dati.
Il prossimo ciclo, PISA 2025 sarà l’ultimo a cadenza triennale e con focus specifico su una sola delle aree indagate. Il ritmo delle indagini si allungherà, infatti di un anno e non ci saranno più aree privilegiate, bensì un peso uguale per tutti gli ambiti disciplinari. Inoltre, si introdurrà una sezione specifica per testare le competenze di L2. L’indagine PISA continua a riscuotere successo tra i governi nazionali tant’è che PISA 2022 ha raggiunto la quota di 81 partecipanti tra Stati ed economie mondiali.
LE RISORSE UMANE NELL’UNIVERSITÀ E NELLA RICERCA
Gli studi dell’OCSE confermano il deterioramento crescente delle condizioni di lavoro nel settore, con una precarizzazione diffusa che colpisce soprattutto le donne. Il progetto, come quasi tutti, si occupa di indagare le politiche di finanziamento più efficaci per questo segmento dell’istruzione pubblica e non fa altro che ribadire come certe abitudini per far quadrare i conti a discapito della qualità e dei diritti dei lavoratori non muoiano mai.
Alla riunione per la UILSCUOLA RUA ha partecipato Rossella Benedetti.