G7 Matera: su pari opportunità e violenza di genere bisogna agire ora

Questo è stato l’anno del G7 italiano, l’evento annuale in cui i governi delle maggiori economie occidentali (USA, Canada, Giappone, Italia, Regno Unito, Germania, Francia) si incontrano e discutono su temi comuni attraverso riunioni cosiddette ministeriali. Dal 4 al 6 ottobre l’Italia ha organizzato (fatto importante e non scontato) anche la ministeriale delle pari opportunità a Matera.

A latere delle riunioni ministeriali si svolgono, inoltre, eventi organizzati dai gruppi di ingaggio extra governativi, tra cui il Labour 7(L7) che riunisce i sindacati rappresentativi dei Paesi coinvolti, il Women 7 (W7) che rappresenta i movimenti femministi, Civil 7(C7) le onlus, Youth 7(Y7) i movimenti giovanili e Pride 7 (P7) le organizzazioni a tutela dei diritti delle persone LGBTQAI+.

Rossella Benedetti, Vice Presidente del Comitato Donne della CES, durante il suo intervento al G7 di Matera

Rossella Benedetti, Vice Presidente del Comitato Donne della CES, durante il suo intervento al G7 di Matera

Quest’anno i sindacati confederali hanno deciso di ribadire il proprio impegno a difesa dei diritti delle donne non solo nel documento indirizzato ai ministri del lavoro al G7 di Cagliari, ma anche attraverso una collaborazione con il gruppo W7 e C7 durante l’evento dedicato alle pari opportunità. Nei mesi passati, quindi, le esperte a livello internazionale e nazionale delle tre confederazioni si sono messe al lavoro per scrivere una dichiarazione congiunta con gli altri due gruppi, già presentata a Cagliari e pubblicizzata sui rispettivi siti.

A Matera, al termine degli incontri tra i ministri delle pari opportunità, il gruppo Women 7 ha potuto organizzare il suo evento e interloquire direttamente con le ministre e le rappresentanti designate dei 7 Paesi coinvolti ; anche i sindacati hanno potuto dire la loro, attraverso una propria rappresentante, nella sessione dedicata. Per L7 ha parlato Rossella Benedetti.

La ministeriale ha affrontato centralmente il tema della lotta contro la violenza di genere.
I sindacati hanno chiesto molto di più, perché i dati sono scoraggianti e l’Obiettivo 5 della strategia 2030 delle Nazioni Unite non verrà raggiunto neanche nei Paesi più ricchi.

Lotta contro la violenza di genere anche nei luoghi di lavoro, contro la violenza economica e psicologica e la discriminazione nei confronti di donne,  persone LGBTQAI+, disabili e migranti. Bene l’accenno all’intersezionalità di questi fenomeni, che però non ci sottrae alla violenza se non si ha un lavoro dignitoso ed un reddito sufficiente.

Le donne sono segregate in settori dove i livelli stipendiali spesso non permettono di vivere decorosamente. Bisogna, quindi, rivalutare queste professioni perché si tratta di attività che contribuiscono alla coesione sociale e al benessere collettivo, come pure alla crescita economica.

L’istruzione gioca un ruolo fondamentale anche nello smantellamento dei pregiudizi che tengono lontane le donne dalle professioni STEM e dalla partecipazione allo sviluppo e alla governance dell’intelligenza artificiale. Gli algoritmi vengono scritti prevalentemente da uomini e sono spesso di ostacolo alla partecipazione femminile nel mondo del lavoro.

È indispensabile che i sindacati possano partecipare attivamente all’implementazione degli algoritmi usati in fase di selezione, assunzione e formazione del personale. Solo così si potranno arginare gli effetti negativi di codici scritti al maschile.

I lavori internazionali sono stai anche il momento per presentare e fare il punto sulle richieste riguardanti le politiche a sostegno di maternità e paternità, con un particolare accento su quest’ultima, affinché le donne non debbano rinunciare al lavoro per occuparsi dei figli.
Stessi diritti anche in un’ottica ribaltata : gli uomini che condividono i carichi di lavoro in famiglia non possono essere penalizzati anche loro per questo.

Ugualmente urgente e necessario è risolvere il problema dell’assistenza a familiari disabili, malati o non autosufficienti. I dati raccolti inq uesti anni mostrano chiaramente quanto le donne pagano con la povertà in età avanzata le scelte lavorative (part-time, dimissioni, lavoro casalingo non remunerato) fatte per garantire tutto il lavoro di cura.

Infine, i sindacati, e non solo loro, hanno tenuto a ribadire il diritto delle donne all’auto determinazione, che passa anche per il rispetto per il loro diritto di fare le scelte che ritengono adeguate  per la propria salute sessuale, riproduttiva e psicologica.

Nel link il documento finale della sessione ministeriale dedicata alle Pari Opportunità all’interno degli appuntamenti del L7 e del Labour /


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