Quando lo stress nasce dal lavoro: prevenire, conoscere, gestire
Difendiamo la nostra scuola – parte dall’attualità più complessa, Pino Turi nel suo intervento, oggi all’iniziativa promossa dalla Uil scuola con l’Ital e l’Irase sullo stress da lavoro.
La scuola è dentro la società, ciò che accade fuori dalle scuole finisce per incidere su quanto si vive dentro le aule scolastiche. Assistiamo ad un capovolgimento di influenze, ad una sostituzione di valori: non è la scuola che definisce la rotta del Paese, ma è la politica che, ignorando la scuola, finisce per volerne condizionare la funzione.
La scuola non può essere lasciata da sola – ha detto chiaramente Turi – non si può delegare l’impegno a difendere il nostro sistema di istruzione statale, serve la partecipazione di tutti. La scuola è base di libertà per tutta la comunità educante. La libertà di insegnamento è sancita dalla costituzione e ne rappresenta l’elemento qualificante e irrinunciabile, insieme a quella di apprendimento. Vanno difese a tutti i costi.
La scuola non deve essere ‘amministrata’, non è un ente, un’amministrazione, un ufficio, deve essere ‘governata’: è comunità, è funzione dello stato a garanzia dei cittadini. Non vogliamo che gli insegnanti si trasformino in impiegati e i dirigenti in amministratori pubblici. Il loro lavoro è altro.
Fare sindacato significa essere a contatto giornaliero con i lavoratori che ti chiedono aiuto, ti parlano dello stress provocato da fattori endogeni ed esogeni, specie i più deboli, vanno aiutati. Rispondere a tali domande significa svolgere un ruolo politico inteso nel senso più ampio del termine, significa fare scelte collettive, facendo lavoro di squadra ed attivando l’azione negoziale, sia a livello nazionale che decentrato di scuola. E’ proprio nelle scuole e tra la gente che si forma il consenso sulle proposte ed azioni sindacali. Nessuna rassegnazione, ma trovare le strategie di forza per tutelare le persone, per rendere diffusi ed esigibili i diritti.
Assistiamo, proprio in questi giorni alle tante (false) promesse di quanti sostengono la via del regionalismo. Siamo convinti che, la scuola, non può, in alcun modo far parte di questo ‘pacchetto regionale’.
Si promettono soldi, allora ci sono? – ci chiediamo. E se ci sono perché non possono essere messi nel contratto a disposizione di tutti i lavoratori? Che cosa si chiede in cambio di questo compenso? Più ore di lavoro? Maggiore omologazione al pensiero dominante di questo o quel politico? L’indottrinamento al posto dell’insegnamento? Siamo preoccupati da questa propaganda – continua Turi – più della libertà, che si potrebbe perdere, che dei soldi.
Proprio in questi giorni si stanno mettendo a punto gli emendamenti a Quota 100 – aggiunge Turi toccando una altro tema caldo, quello dei precari della scuola – e per una serie di veti incrociati non si giunge un provvedimento che dica: ci sono migliaia di insegnanti che lavorano nella scuola da almeno 36 mesi, in tanti casi da molti più anni. Bene, facciamo un concorso veloce e rendiamo stabile il loro impegno a scuola. A settembre, tra pensionamenti e quota 100 ci saranno da gestire centinaia di miglia di posti, il rischio è che – come lo scorso anno, ricorda Turi – restino vuoti, e coperti da supplenti. E’ un flop da evitare assolutamente e la strada è quella di un provvedimento di passaggio tra vecchio e nuovo sistema.
Non vorremmo che lasciare tanti lavoratori nel precariato sia la premessa per prefigurare tagli nella scuola. Se qualcuno pensa che la probabile manovra finanziaria aggiuntiva, sia risolvibile con tagli alla scuola e al personale se lo levi dalla testa.
Comunità e partecipazione sono le parole chiave che dovremmo tenere ferme: serviranno per dare forza al mondo del lavoro, alla scuola di tutti. Il documento che sindacati e associazioni hanno messo a punto non è un testo di categoria, è un appello per la difesa della scuola italiana che va condiviso da tutti, dall’intera comunità educante , insegnanti, personale Ata, dirigenti, famiglie, società civile.
Un ultimo richiamo a tema del congegno, rivolto in modo particolare alle Rsu che svolgono nella scuole un ruolo importantissimo: spetta a loro difendere i diritti sindacali ed essere protagonisti per concorrere a definire un clima di ben essere lavorativo nelle scuole, a loro spettano le prerogative sindacali e farle valere rivendicando quella di far inserire la questione dello stress nel documento di valutazione dei rischi nella scuola che non sono solo quelli di natura fisica che pure ci sono, ma anche quelli di natura psicologica che sono frutto di un’amministrazione ottusa e burocratica, senza autorevolezza che non trova di meglio che l’imposizione autoritaria che nulla ha a che fare con il fare scuola che ha bisogno, invece, di condivisione, partecipazione e democrazia. Un atto che non solo formale, ma sostanziale, che il contratto consente.