DOCUMENTO DIPARTIMENTO DIRIGENZA SCOLASTICA UIL SCUOLA

PREMESSA

La pandemia ha lasciato in poche settimane il suo segno indelebile, sugli affetti, sulla quotidianità, sulla vita di ognuno. Nella esperienza nuova di strumenti emergenziali è necessario avere a riferimento norme e linee di indirizzo capaci di gestire con compiutezza e buon senso novità, impegni, incarichi e funzioni, per affrontare al meglio le difficoltà che pesano su tutti a tutela dei diritti fondamentali alla salute e alla sicurezza prima e all’istruzione subito dopo.  Solo con questo atteggiamento è possibile guardare alle diverse situazioni, piegando le norme definite in tempo ordinario alle condizioni di una realtà contingente, ancorché eccezionali con umiltà e disponibilità nello spirito di umanità che solo può aiutare, quando tutto rischia di essere travolto.

Siamo in una emergenza che supera le posizioni e i confronti politici e serve un’unità di intenti che sia utile al paese e alla scuola.

Il M.I. non smette di sfornare “grida fresche”, pronunciate come monito contro il personale della scuola, senza ascoltare chi le deve mettere in atto, secondo la vecchia e nuova logica dell’armiamoci e partite, con a capo una Ministra inesperta in evidente difficoltà,  arroccata nel palazzo della Minerva.

Questa “guerra”, che si preannuncia lunga, non si vince sull’onda dell’emotività ma con riflessione, ponderazione, senso di realtà. Anche in emergenza non si può cancellare tutto con un semplice «serrate le fila».

Serve urgentemente un piano strategico che chiuda l’anno scolastico che deve trovare la massima condivisione. Serve verificare scadenze e calendario scolastico per raccogliere una serie di provvedimenti che guardino al dopo emergenza, serve pensare al “dopo guerra “ e a una ricostruzione che non può essere fatta con le tradizionali misure.

L’attuale politica del Ministro non è in grado di traghettare il sistema scolastico da un tempo ordinario ad un altro straordinario, come si prospetta il prossimo anno scolastico.


DIDATTICA A DISTANZA E VALUTAZIONE

In questa situazione è necessario prefigurare un pensiero positivo per il domani, di mantenere legami sociali aperti, e far sognare un po’ oltre i muri delle camerette degli studenti, se e quando queste camerette ci sono!. Detto questo, è chiaro che la didattica a distanza non è la fotocopia, nel bene e nel male, di una giornata scolastica. Mancano il “corpo a corpo” della relazione educativa, la dimensione pienamente sociale dell’apprendimento, la fisicità degli ambienti, ma certamente può aiutarci a farci domande sul “senso” dell’insegnamento e dell’apprendimento. Questa situazione di emergenza ha enfatizzato le normali fragilità didattiche.

Di pari passo procede la valutazione: nel primo ciclo abbiamo i voti, ma la norma non ci chiede di usarli quotidianamente, né di trattarli come entità numeriche da sommare e gestire con la media aritmetica. Nella scuola secondaria di II grado la valutazione sommativa “morde” di più: il 70,5% degli studenti viene promosso a giugno, il 22,4% viene “rimandato” con debiti e il 7,1% viene bocciato.  Sono dati che fanno riflettere.

L’ultimo decreto legislativo in materia, il d.lgs. 62/2017 afferma la prioritaria finalità formativa della valutazione per il miglioramento e il successo degli apprendimenti; essa mette al centro processi formativi e risultati di apprendimento, promuove l’autovalutazione e “documenta lo sviluppo dell’identità personale”. La valutazione del comportamento rientra nella sfera dello “sviluppo delle competenze di cittadinanza”. In generale, e non solo in emergenza o nella didattica a distanza, i criteri di valutazione non sono una operazione di tipo aritmetico, ma una più approfondita ponderazione di tanti aspetti. Non è che ora dobbiamo diventare più “clementi” o di “manica larga” ma stabilire bene il senso della valutazione, per permettere al docente di accertare l’esito di un processo didattico a distanza e la sua efficacia.

Una parte consistente dell’inizio del prossimo anno dovrebbe essere dedicata ad un riallineamento e ad un consolidamento di conoscenze e abilità degli allievi.  È uno degli aspetti più convincenti della valutazione: quello diagnostico, di conoscenza e presa in carico delle caratteristiche degli allievi, anche in vista di una progettazione individualizzata/personalizzata.

A ciò si aggiunge il valore e la garanzia della valutazione agganciata alla dimensione collegiale che in questa fase è stata spesso abbandonata sia per l’impossibilità di raccogliere opinioni, approfondimenti, discussioni e poi deliberazioni, nel rispetto della trasparenza e della democrazia, negli organi collegiali e delle fondanti relazioni scuola-famiglia nell’ambito della più allargata comunità educante.

Sarebbe opportuno, per problemi anche di natura giuridica, non conferire valutazioni, intesa come assegnazione di voti, in quanto potrebbero rappresentare elementi di contenzioso, di fronte ad un’attività atipica e priva di basi normative e, quindi, di scarsa valenza giuridica.


NEO DIRIGENTI SCOLASTICI: MOBILITA’ E FORMAZIONE.

Un paese spaccato e distrutto anche economicamente non può porre ostacoli e divieti ma deve favorire al massimo la mobilità di chi è in servizio da più anni e di chi è stato assunto in questo anno scolastico.

I circa duemila Dirigenti scolastici assunti a seguito del recente concorso hanno sostenuto diverse prove in giro per l’Italia e in tanti casi sono stati assegnati in regioni diverse da quelle di residenza, soprattutto al nord, dove la situazione epidemiologica è più seria e dove ci sono regioni con più di 200/300 Dirigenti neoassunti.

Ora, non entriamo nel merito delle fatiche professionali “integrative” di quello che evidentemente non è un semplice anno di prova e che rimarrà impresso a lungo nella memoria di tutti ma, sicuramente fuor di retorica, la gestione di un’emergenza senza precedenti nel primo anno di ruolo è una prova nella prova, di cui non si potrà non tenere conto in fase di valutazione.

Pertanto proponiamo di cancellare l’obbligo di permanenza triennale per tutti i dirigenti in servizio fuori dalla propria residenza anagrafica, chiaramente con priorità per chi da molti anni aspetta il ritorno nella propria regione e dando a tutti la possibilità di trasferirsi sui posti liberi. Una mobilità opportunamente sostenuta dagli uffici centrali e periferici, nel principio della sussidiarietà, cardine dell’autonomia scolastica. Rivendichiamo nella situazione a regime, la possibilità di riassumere nelle competenze del Contratto nazionale la mobilità anche dei dirigenti, nelle more, aprire una fase di mobilità su tutto il territorio nazionale, in sede  di contrattazione integrativa nazionale.

La UIL Scuola a tutela del lavoro prezioso che ognuno è chiamato a svolgere secondo le proprie responsabilità chiede al ministro e ai suoi collaboratori di:

  • Ridurre la mole di circolari, note e norme primarie e secondarie che, con il crescere ogni giorno, rendono più difficile il districarsi in situazioni già di per sé complesse, di rinunciare ai proclami e di confrontarsi con i lavoratori per ciò che necessita di una supplementare responsabilità organizzativa e gestionale.
  • Adottare misure di supporto e accompagnamento diffuse che non si limitino a diffondere l’utilizzo di piattaforme messe a disposizione dai network multinazionali della comunicazione, rimettendo ai singoli l’obbligo di confrontarvisi, in nuove forme di anarchia. Quando e dove nascono queste piattaforme è noto e i loro effetti sul sistema nel medio e lungo periodo sono imprevedibili e per ciò stesso pericolosi. Manca un profilo definito e non sempre sono completamente open source, benché il MI abbia ribadito con una certa enfasi sulla gratuità dei loro servizi. Serve una piattaforma pubblica nazionale che sia a disposizioni di tutti.
  • Prevedere per i dirigenti e i docenti neoassunti misure di accompagnamento straordinarie tra cui la sospensione delle forme di valutazione del loro operato ai fini del superamento dell’anno di prova e di formazione ed il riconoscimento del lavoro aggiuntivo che i loro tutor sono chiamati a svolgere.
  • Dismettere atteggiamenti dettati da un burocratichese di maniera, che più che aiutare dirigenti scolastici e docenti, aumentano il senso di confusione e vincolano ad adempimenti resi più complicati dalla impossibilità di avere a disposizione la fisicità dei luoghi di lavoro e le risorse professionali e strumentali dedicate in nuclei familiari che per il lavoro di smart working dei congiunti, incontrano concrete difficoltà di utilizzo dei device e della rete. Gli stessi dirigenti si impegnano a chiedere alle amministrazioni locali di rendere gratuita la fruizione delle reti informatiche attraverso una free zhone che possa agevolare sia la didattica a distanza che il lavoro a distanza.
  • Supportare i dirigenti in questo non facile compito tra l’essere “vigilanti”, secondo le ben note “grida” emanate dal M.I., e stimolatori e facilitatori di una comunità educante che oggi cerca serenità e rassicurazioni.
  • Fornire consulenza e supporto sull’uso delle nuove tecnologie per la DAD all’intera comunità educante, come procedere rapidamente a garantire l’accesso ai device necessari a tutti coloro che tra gli studenti ne hanno bisogno. Evitare che chi è già in affanno possa arretrare ancora nella scala sociale e culturale.
  • Assicurare che tutti i docenti, a partire da quelli incaricati per le classi terminali abbiano a disposizione gli stessi device necessari allo svolgimento della DAD.
  • Sospendere le rilevazioni degli apprendimenti promosse dai soggetti nazionali (INVALSI) e internazionali (OCSE PISA) la cui funzionalità già normalmente discutibile, è ora resa ancor più incomprensibile.  Non servono, oggi, a risolvere i tanti problemi degli alunni e ancor più dei docenti e dirigenti.
  • Definire in apposite sedi negoziali le funzionalità e i carichi di lavoro a distanza per i docenti e per tutti i profili professionali scolastici avendo a riferimento la differenza tra telelavoro e smart-working.
  • Trovare accordi in sede sindacali sulla valutazione a distanza, onde evitare la contrapposizione tra comportamenti di assoluto lassismo o di inappropriati rigidismi.

In attesa che alle esigenze elencate vengano fornite risposte in ordine di priorità utile alla gestione della emergenza, e capaci di non pregiudicare con la traslazione delle risposte  adottate in emergenza alle esigenze del tempo ordinario, il dipartimento dei dirigenti scolastici chiede che si apra un tavolo di concertazione sia sulla conclusione dell’anno scolastico in corso, snellendo i suoi numerosi adempimenti, sia che si prevedano tempi e modi per il prossimo,  a partire dal programma (da rivedere) di  stabilizzazione dei precari,  fino alla mobilità del personale scolastico, al mantenimento degli organici e di tutti gli strumenti e i mezzi che forniscano certezza di stabilità e continuità funzionale alle scuole, alle classi e al personale.


Condividi questo articolo: