Il futuro dei giovani

  1. L’indagine di Demos
  2. L’articolo di Ilvo Diamanti su La Repubblica del 28 giugno: “I falsi giovani di cinquant’anni che tolgono il futuro a quelli veri

Da oltre due anni viviamo una vita diversa, in un mondo (e un modo) diverso. Perché la “nostra vita” e il “nostro mondo” sono oscurati da diversi motivi di inquietudine. Di fronte ai quali, tuttavia, occorre guardare oltre. Senza rassegnarsi. Guardando avanti, senza inseguire il passato. Sono questi i principali tratti dello scenario disegnato dalla XIV edizione dell’Osservatorio Europeo curato da Demos, per la Fondazione Unipolis, che si concentra sui temi e sugli aspetti della Sicurezza. La ricerca è stata condotta, di recente, in alcuni fra i più importanti Paesi Europei e presenta diversi motivi di interesse. Perché ci permette di allargare lo sguardo intorno a noi, superando i confini del nostro tempo inquieto. Infatti, negli ultimi anni abbiamo attraversato – e stiamo attraversando – il “Tempo del Virus”. Che oggi ci sembra meno pesante perché, nel frattempo, è subentrato il “Tempo della Guerra”, dopo che abbiamo assistito (“in diretta”) all’invasione russa in Ucraina. Non molto lontano dai nostri confini. Siamo, quindi, passati da una paura all’altra.

È indicativo l’atteggiamento verso gli “stranieri”. Gli immigrati, nel passato recente, davano un volto alle nostre paure, mentre, oggi, preoccupano frazioni limitate di persone, non solo in Italia. Questa “fluidità delle paure” suggerisce attenzione e cautela. Sottolinea, infatti, come si tratti, comunque, di questioni latenti. Che potrebbero tornare al centro dell’attenzione pubblica.
Se ci concentriamo sul presente, i problemi che generano maggiore inquietudine riguardano, in primo luogo, la condizione economica. In secondo luogo, l’impatto della guerra. Due temi coerenti e connessi. Perché la guerra rende precaria la condizione economica, personale e sociale. Come si osserva e si percepisce, anzitutto, in Polonia. Ai confini dell’Ucraina, in prossimità della Russia. Le aree critiche, in questa fase.

L’emergenza economica, in particolare, ha praticamente raddoppiato l’incidenza sul sentimento dei cittadini. Oggi coinvolge circa il 40% dei cittadini, nei Paesi “analizzati”. Soprattutto negli stati che hanno particolare presenza sui mercati. Come la Germania, la Francia e, soprattutto, il Regno Unito. Dove la Brexit, evidentemente, non è servita a migliorare il clima d’opinione. Anche in Italia, peraltro, appare larga l’insoddisfazione generata dall’aumento dei prezzi e dal costo della vita. Le tensioni in Europa, per altro verso, hanno favorito la fiducia verso l’Unione Europea. Inoltre, hanno saldato il rapporto dei cittadini anche con le altre istituzioni di governo. In questo quadro appare evidente il disagio delle generazioni più giovani.

 

Che vedono il proprio futuro in patria “frenato”: bloccato, dalle generazioni precedenti. Adulti e anziani. Un orientamento particolarmente marcato in Italia. Dove i più giovani, per questa ragione, ritengono utile “emigrare”. Per avere un futuro.
È questa la vera “questione” sollevata dall’indagine. “Il futuro dei giovani”. Quasi una tautologia. Perché i giovani sono il futuro. E se ritengono utile fuggire, si eclissa il nostro futuro. Anche per questo gli europei e gli italiani, in particolare, allungano il tempo della giovinezza. Nei Paesi europei considerati nella ricerca ci si definisce giovani fino a 40 anni. In Italia: oltre i 50. Al tempo stesso, la vecchiaia si allontana. Comincia a 68 anni nei Paesi analizzati. Per gli italiani sale a 74 anni. Questa gioventù in(de)finita, senza limiti precisi, ha effetti di segno diverso. In primo luogo sulla prospettiva verso il mondo e verso il futuro. I giovani si proiettano nel mondo, verso l’Europa. Perché si sentono frenati e vincolati. Svantaggiati nella “mobilità” sociale. Nelle opportunità di carriera.

Lo sguardo “globale”, tuttavia, determina insicurezza. E favorisce l’impegno su questioni importanti, come la tutela dell’ambiente, il contrasto al riscaldamento globale. Problemi che i giovani dovranno affrontare (e pagare) più degli altri. In Italia, questa tendenza appare più accentuata. I giovani, infatti, sono il “Laboratorio della società”. Perché ne anticipano e delineano i mutamenti. Il futuro. Al proposito l’indagine fa emergere molti segni di In-Sicurezza. In tutti i Paesi. Ma, soprattutto, in Italia. Dove le età della vita – e la gioventù, in particolare – appaiono difficili da “de-finire”. Cioè, de-limitare. E ciò proietta l’immagine di una gioventù in-finita. Mentre la vecchiaia avanza. E noi fatichiamo ad accettarla. Così, de-limitiamo il futuro. Dei giovani. E di tutti noi. Con il rischio di perdere di vista l’orizzonte. E dimenticare il passato. Per questo conviene ascoltare i giovani. E guardare avanti. Senza illudersi di fermare il tempo.


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