L’autonomia differenziata non ha funzionato: la Svezia vuole fare marcia indietro.


Nel congresso del sindacato svedese STU  il bilancio di una devoluzione avviata negli anni ’90 che non ha prodotto i risultati attesi. Anna Olskog eletta presidente: «superare le disuguaglianze tra studenti, lavorare sui meccanismi di recupero del valore degli stipendi». 

Nella cornice di un’assolata primavera scandinava si è svolto il primo congresso della Sveriges Lärare (Swedish Teachers’ Union), la nuova formazione nata dalla fusione dei due principali sindacati svedesi del settore della scuola. La Uil scuola Rua è stata invitata a partecipare all’evento. A partecipare è stata Rossella Benedetti.

Nella sezione organizzata per gli ospiti stranieri i colleghi svedesi hanno illustrato le principali sfide che il nuovo Esecutivo avrà di fronte: il quadro fornito contrasta l’immagine comunemente diffusa nei nostri Paesi di una società ugualitaria.

La devoluzione negli anni Novanta nell’organizzazione del servizio pubblico di istruzione agli enti locali ha aumentato la segregazione sociale, le disuguaglianze e ha alimentato il mercato delle scuole private.

Ne è risultato un crollo sensibile dei risultati di apprendimento e una disaffezione verso la professione docente da parte delle giovani generazioni.

L’aver affidato il meccanismo degli aumenti salariali alla discrezione dei dirigenti ha dimostrato come la differenziazione dei salari individuali non produce migliori risultati di apprendimento.

Si stima che addirittura il 15% degli adolescenti non abbia le competenze per affrontare la scuola secondaria di II grado. A questo deterioramento della qualità hanno contribuito diversi fattori: da un lato la crescente diversità degli alunni, con la presenza di sempre più minori stranieri che necessitano di supporto, dall’altro la diminuzione di personale con elevata preparazione pedagogica-didattica a favore di personale non qualificato meno oneroso per gli enti locali.

La ministra dell’istruzione svedese, presente al congresso, che pure aveva sostenuto il governo di destra che negli anni 90 aveva sollecitato la devoluzione dei poteri, ha dichiarato di aver cambiato idea e di voler agire per riportare nelle mani dello Stato il sistema d’istruzione pubblico.

Lo STU reclama maggiori finanziamenti per garantire la qualità necessaria al sistema svedese. Rivendica anche la necessità di rivedere i meccanismi salariali per compensare le diminuzioni subite dagli stipendi dei docenti svedesi. Condanna a gran voce le disuguaglianze che si sono create tra gli studenti in questi trent’anni e la segregazione che caratterizza attualmente la popolazione scolastica distribuita nei vari istituti.

Il congresso si è concluso con l’elezione della nuova presidente, Anna Olskog, e dei due vicepresidenti (un uomo e una donna).


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