Oggi presentazione attività Irase in udienza pubblica all’ETUCE

Se ne parla a Bruxelles  in una audizione pubblica che analizza il ruolo di supporto e la capacità di risposta del sindacato a conclusione di un progetto di ricerca realizzato dal Comitato sindacale europeo dell’educazione.
Sviluppo professionale, valorizzazione delle comunità professionali, riconoscimento sociale, potenziamento della autonomia didattica ed organizzativa sono strumenti individuati come base per il dialogo sociale che ha come naturale sbocco la contrattazione.
La formazione continua e la formazione iniziale sono pilastro della professionalità.
In Italia l’aggiornamento e la formazione in servizio sono regolati per contratto, con esiti positivi sulla stabilità delle opzioni, da due decenni valorizzando proprio il ruolo delle comunità professionali a cui i soggetti accreditati e qualificati, come ad esempio IRASE, danno un contributo fattivo e riconosciuto.
Ciò che va definito una volta per tutte e’ un sistema di formazione di accesso alla professione docente.
Principalmente per insegnare nella scuola secondaria.
Dalla introduzione della laurea obbligatoria per tutti i docenti nel 1998, il sistema di formazione dei docenti di scuola primaria e dell’infanzia presenta elementi di continuità che bene fanno al sistema. Lauree in scienze della formazione primaria, abilitanti con attività di tirocinio e pratica, con positiva attenzione ai differenti bisogni educativi legati all’età e alle condizioni personali dei bambini (DSA, disabilita’) ed alla integrazione.
Molto complessi e discontinui invece gli interventi legislativi per formare e reclutare i docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado.
Dal 2000 le modalità sono state cambiate in modo radicale per ben tre volte, inseguendo logiche estranee alla scuola, e non attente alla sua specificità.
Tra il 2000 e il 2008 laurea quadriennale o quinquennale e due anni di specializzazione post laurea nelle cosiddette SSIS ( scuole di specializzazione per insegnare nella secondaria)
Dal 2008 al 2015 un sistema mai attuato di laurea triennale disciplinare ed una specializzazione biennale a cui si sarebbe aggiunto un apposito tirocinio.
Dal 2017 un nuovo sistema fissa un concorso pubblico da tentare dopo la laurea disciplinarista, ed un periodo di formazione triennale prima della conferma in ruolo, che si profila come in via di ulteriore modifica da parte del nuovo governo.
Ostacoli ideologici, mancata volontà di porre fine al proliferare del precariato,
sanatorie per fare fronte alle emergenze continue hanno determinato percorsi di acquisizione delle abilitazioni frammentari e talvolta impropri.
TFA (Tirocinio Formativo Attivo), PAS (Percorsi abilitanti speciali), abilitazioni conseguite (più o meno correttamente) all’estero, per il recente passato e l’incertezza delle sorti future non fanno bene alla scuola ne’ agli insegnanti.
Ciò che emerge oggi a Bruxelles è la necessità di aprire una riflessione sulla importanza, il ruolo, il riconoscimento degli insegnanti che coinvolga i protagonisti e le loro rappresentanze per ridisegnare un profilo docente non calato dall’alto, capace di abbreviare i tempi di accesso alla professione, ringiovanire la categoria, rinnovare le metodologie didattiche, motivare i migliori laureati ad entrare nella scuola e a rimanerci.

Alla riunione hanno partecipato Noemi Ranieri e Rossella Benedetti


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