La ‘stupidocrazia’ e il buon senso della vita reale

«Si ha a che fare con un apparato stupidocratico quando si è in presenza di un apparato fondato quasi esclusivamente non solo sulla burocratizzazione, ma sulla buro-informatizzazione. In questa situazione viene completamente persa la centralità della didattica, che è l’unica vera ragione per cui la scuola vive.

Nella situazione stupidocratica prevalgono su tutto linee così rigide da essere incapaci di sostenere intelligenza critica e flessibilità a quelli che sono i valori della vita reale, che io chiamo mondo della vita. Quando si parla di “buonsenso”, in realtà si sta facendo riferimento non a un generico e dozzinale senso dell’approssimazione, ma a quello che dovrebbe essere più rigorosamente chiamato “il senso buono”, cioè il senso della prevalenza e della centralità del mondo della vita umana – comunitaria e personale – su tutte le regole che non sono capaci di capire e prevedere il nuovo, che – ancora una volta – non è altro che il senso della vita comune, dell’immaginazione comune, della fantasia comune e dell’intelligenza comune.

Sei sotto una stupidocrazia quando ti accorgi di essere chiamato soltanto a riempire caselle, cioè ad eseguire e ad archiviare all’interno degli scatoloni già precostituiti. Tu diventi, all’interno di questo apparato, semplicemente un esecutore di regole che si autopresuppongono complete, alla faccia di qualsiasi senso della vita e della complessità.

Quando in qualsiasi comunità umana si arriva al punto in cui si afferma il principio “io esisto perché eseguo, cioè perché incasello e archivio”, allora il modello totalitario è già accaduto, anche se non sono stati chiamati in causa né militari né generali.

La scuola, se veramente comunità educante, è un sismografo di questo, e gli insegnanti sono chiamati a essere i sensori di questo. Altrimenti, si tratta solo di belle chiacchiere più o meno verniciate di bellissimi algoritmi. Che significa centralità della didattica? Che significa centralità della vita comunitaria? Che significa centralità delle persone? La macchina e gli algoritmi, anche se pretendono di rispondere a queste domande, non sanno quello che dicono.

Il compito degli educatori è di accorgersene, di segnalarlo e di combattere perché la centralità della didattica sia mantenuta».

Prof. Giuseppe Limone

 

http://uilscuola.it/wordpress/la-scuola-martinetti/

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