Linguaggio e comunicazione

4° appuntamento a Frascati della Scuola Sindacale Martinetti
Sintesi intervento Prof. Giuseppe Limone

scuola sindacale martinetti

Massimo Di Menna e Giuseppe Limone

Lo schema che propongo di seguire si fonda su tre aspetti: liberarci dai luoghi comuni; mettere al centro il pensare; avere piena consapevolezza dell’importanza della centralità  della persona: sono aspetti che, anche il sindacato – che non può non avere radicamento, che ha per definizione una base solida –  deve avere a riferimento. Il sindacato non può essere semplicemente un aggregato di funzioni, deve pensare. Il sindacato nella sua  funzione usa parole; da ciò deriva l’importanza del linguaggio.

Possiamo definire le parole come fasci di luce sulle cose
Bisogna usare con attenzione la parola comunicazione, in quanto  spesso viene ricondotta semplicemente a qualcosa di seducente, anche a prescindere dalla concretezza della realtà.
Il sindacato deve comunicare, ma non può fare semplicemente comunicazione. Il sindacato ha una funzione comunitaria, ha il linguaggio dell’immaginazione pensante,in piena sintonia con la vita concreta di tutti i giorni, e non può essere superficiale,quindi non può ricorrere alla comunicazione come marketing,non può piazzare prodotti per avere il consenso. Proprio sulla base di un possibile marketing seducente, la parola comunicare è diventata inquinante.
Il sindacato deve parlare in modo semplice. Il linguaggio enunciativo e quello espressivo devono andare insieme.  Il linguaggio viene da un vissuto, e si esprime prioritariamente per principi, con conseguente elasticità, poi con norme che, nella loro rigidità, non possono mai essere esaustive della complessità e della ricchezza del mondo della vita.

Occorre quindi far corrispondere alle parole dei principi.
Troppe norme in realtà non migliorano la rappresentazione, ma confondono.
Molto importante è il ricorso al buon senso: il buon senso segnala la distanza tra mondo della vita e sistema normato.
Il linguaggio non è mai freddo, è come un sensore dei sentimenti, nonché sensore delle idee.
Perché la filosofia ci aiuta? Perché la consideriamo, nei nostri seminari ,nella giusta dimensione, come pratica filosofica.
I testi sindacali devono avere tre caratteristiche: devono essere brevi, chiari, flessibili.
Questo in modo da corrispondere alle caratteristiche che abbiamo evidenziato.

Sintesi intervento Massimo Di Menna

Come orientarsi nel cambiamento
Molti hanno seguito gli incontri precedenti, altri partecipano per la prima volta. E’utile, quindi, riassumere per titoli i temi degli incontri precedenti, anche perché stiamo trattando –  in realtà – un unico argomento: come aiutare ad orientarsi in quella che abbiamo definito società liquida, e che Alain Touraine,importante sociologo francese, in un testo in uscita in questi giorni, definisce post sociale.
Quando dico “come orientarsi” mi riferisco in particolare all’attività sindacale che, come sapete, comprende tanti aspetti, tanti momenti.
Dobbiamo tenere a mente che abbiamo delle abitudini, talvolta consolidate, nel nostro linguaggio. Occorre metterle in discussione. Il tema anche in questo argomento, è come orientarsi nel cambiamento.

Il percorso dell’ovvio e del buon senso

  1. Persona

Il percorso che abbiamo ideato e stiamo praticando con il Prof. Limone si può definire filosofia pratica, o meglio ancora,dell’ovvio e del buon senso.
Le nostre riflessioni vanno intese, per quanto possibile, come semplificate.
Abbiamo approfondito il significato del termine Persona (questa semplice scelta rappresenta di per sé una rivoluzione). Il lavoratore, parola a noi tradizionalmente più congeniale, può essere considerato anche un ingranaggio di una macchina, con sue astratte regole di funzionamento (esempio limite l’algoritmo macchinico che regola in modo impersonale senza l’onere delle spiegazioni); da ingranaggio può diventare in soprannumero, termine garbato per dire inutile, ma inutile per cosa? Mai in assoluto.
Persona è interezza di tanti aspetti della propria vita e proprio in tale accezione, è sempre degno di rispetto e di considerazione, ha una sua intrinseca ricchezza.
Ogni persona,  nella sua unicità deve essere ascoltata e merita interlocuzione, è essenziale nel sistema delle relazioni.  E’ovvio che così cambia il nostro approccio sindacale.
Non è solo un problema di linguaggio, dietro le parole c’è consapevolezza, ci sono quindi le idee.

  1. Comunità
Secondo volume - Comunità

I quaderni della Scuola Sindacale

Le persone interagiscono, creando Comunità . Siamo anche ora di fronte ad una scelta di parole, di fronte ad un problema di linguaggio.
Comunità mantiene l’unicità delle persone, il termine massa unifica, spersonalizza. Nella società liquida, nelle comunità, piccole o grandi, i diritti di cittadinanza sono il presupposto per i diritti sociali. E’ ovvio che anche per il sindacato si apre uno scenario nuovo.

  1. Sovranità

Abbiamo poi affrontato il tema Sovranità,in particolare abbiamo riflettuto su come si prendono le decisioni. In tale contesto, la Costituzione come fonte dei diritti, ci aiuta a verificare il rapporto tra decisioni, legittimità delle norme, sistema giuridico.
Dobbiamo convincerci che occorre sempre partire dalla centralità della persona, come titolare e fonte primaria delle regole, del diritto non solo sostanziale, ma anche formale.

  1. Linguaggio

In questa sede ci soffermiamo sull’importanza della interazione tra le persone nelle comunità, quindi sulla grande rilevanza del Linguaggio.
Non esiste un linguaggio in sé, il linguaggio è sempre comunicazione.
Come dice il postino Troisi al poeta Neruda, nel film “Il postino”, la poesia è fatta per chi la legge o per chi la ascolta, non per chi la scrive.

Semplificando, i documenti sindacali sono fatti per chi li deve leggere, non per chi li scrive: questa semplice considerazione ci induce a pensare prima di scrivere.  Quindi, dietro le parole e i periodi che usiamo c’è il pensiero e quindi un vissuto, che deriva dal mondo della vita concreto, non dalla astrattezza del sistema delle regole

Un sistema circolare

Come si evince, siamo in un sistema circolare: si parte dalla Persona, si passa per Comunità, Sovranità, Linguaggio, per tornare alla centralità della Persona.
Le parole, ci suggerisce il prof. Limone, non sono semplici etichette appiccicate ad oggetti già costituiti. Il sindacato radicato nel mondo della vita, fatta di bisogni, problemi quotidiani, idee, speranze, mansioni, richiede un linguaggio che rappresenti tutto ciò.
Il sindacalista dovendo mettere in connessione il mondo dei bisogni e quello delle regole, delle istituzioni, diventa un traduttore linguistico che deve farsi capire, deve ascoltare, deve argomentare, deve convincere.

Aristotele e le diverse caratteristiche del linguaggio

Al fine di semplificare ci viene in aiuto Aristotele che evidenzia diverse caratteristiche del linguaggio che possiamo tranquillamente utilizzare nella comunicazione sindacale.
Sottopongo alla vostra attenzione uno schema semplice: le quattro caratteristiche del linguaggio di Aristotele possono aiutare le rsu nei loro comunicati.

  • comunicativa – sociale
    semplice comunicazione: «Abbiamo incontrato il Dirigente per l’apertura del negoziato».
  • espressiva – retorica
    «Abbiamo incontrato il dirigente, ancora non ha capito che abbiamo ragione, vive in un mondo tutto suo, non assume responsabilità…».
  • didattica – diffusione di saperi
    «Abbiamo incontrato il dirigente, ci ha informato sull’entità del fondo di istituto, ci ha letto le delibere del collegio che recitano (…) ci ha detto che gli avanzi di amministrazione sono  (…) che l’organico della scuola è costituito da (…)».
  • logico –argomentativa
    «Abbiamo concordato con il dirigente che la retribuzione accessoria dei due collaboratori è (…),  abbiamo firmato il contratto per queste ragioni (…) ».

Questo impianto  può andare per tutti i livelli dell’azione sindacale,  scuola, territoriale, nazionale.  Seguendo tale suggerimento filosofico/pratico il linguaggio risulta semplice e la comprensione immediata.

Il linguaggio è parte dell’espressione della persona

Suggerisco di usare periodi semplici. Occorre, ovviamente,  prestare attenzione alla correttezza grammaticale e sintattica, ma anche al significato, alla semantica, che si occupa appunto del significato.
Comprendere un significato è questione complessa:occorre tener conto del contesto di chi scrive o parla, del possibile uso che ne fa chi riceve la comunicazione, della tempistica dell’interlocuzione, dell’insieme delle precedenti comunicazioni.
Per tutte queste ragioni occorre prestare attenzione alla scelta delle parole, che portano con sé una complessa rete di relazioni.

Internet e i social
Un discorso a parte merita l’uso degli strumenti su internet e nei social. Cambiano le modalità di interlocuzione, si modifica anche l’ambito della Comunità, ma l’impianto rimane simile.
La parola non è mai un orpello, sempre ad una parola corrisponde una cosa, che con la parola prende luce. Tralasciamo in questa sede gli interessanti studi su linguistica e psicolinguistica che si sono soffermati anche sulle caratteristiche fisiologiche della formazione ed uso delle parole.
Per quanto riguarda tutta la tematica connessa alla comunicazione della Uil Scuola attraverso i social media, va previsto un seminario specifico.


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