Turi: indebolire le istituzioni rende il Paese più povero
Ieri, mercoledì 1 novembre, Massimo Gramellini, con il suo invidiabile stile, ha messo in luce un fatto che potrebbe sembrare il solito fatto di cronaca, ma, a ben vedere, apre una finestra sul mondo reale e la scuola ne rappresenta lo spaccato.
Il fatto: in una scuola di Modena una docente subisce una umiliazione da un suo alunno che le getta in testa un cestino dei rifiuti. Questo gesto, fissato in un filmato che gira nel web, viene intercettato da un genitore che ne denuncia il fatto al Consiglio di istituto.
Gramellini, giustamente sottolinea la mancanza di reazione della docente, immaginandone e condividendone la solitudine, l’abbraccia per solidarietà.
E no, non può finire così!
Quella docente rappresenta le istituzioni e non è possibile cavarsela con la solidarietà. Bisogna ormai capire che occorre uno scatto di reni di tutta la società, civile e politica per capire cosa sottende un fatto di cronaca.
Da che mondo è mondo, c’è la goliardia dei ragazzi che esprimono nella vita scolastica la reazione, la ribellione alle regole, al mondo dei grandi. E ciò li ha fatti crescere. Ma quel mondo si è fatto rispettare e ha trasmesso valori e insegnato a quei ragazzi, oggi adulti, il senso dello Stato, dell’autorevolezza, attraverso le relative punizioni e gli insegnamenti.
Ci si chiede perché l’insegnante di Modena non abbia reagito, e noi non lo possiamo sapere, facciamo come Gramellini, azzardiamo delle ipotesi.
Sono ormai anni che i docenti sono denigrati e, spesso, oggetto di scherno; è rimasta nella nostra mente la frase di un noto giornalista che, nel criticare aspramente i docenti che dal Sud furono trasferiti al Nord, li aveva apostrofati come “ignoranti che non riuscivano neanche a farsi capire”. E si potrebbe continuare.
Un atteggiamento che ha trovato il sostegno della politica nel non riconoscerne il loro ruolo e, di conseguenza, la giusta retribuzione. Siamo arrivati perfino ad alcuni ministri dell’Istruzione che sono messi a parlare male dei loro dipendenti, dediti “solo a percepire lo stipendio”.
Come una ciliegina sulla torta, nell’ultima legge sulla scuola si assegna più potere ai dirigenti e si trasformano i docenti in impiegati. E’ intuibile il grado di frustrazione che subentra in chi avrebbe bisogno di ben altro: fiducia e sostegno da parte di una società in subbuglio che, invece di rafforzare l’autorevolezza di una funzione importante come quella di un insegnante, la vorrebbe curvata sui valori imperanti di un neo liberismo, fatto di individualismo, competizione, consumismo, omologazione, mode, merito, profitto ed egoismo.
Non ci si può poi meravigliare dei risultati, magari quella docente avrà chiesto l’intervento del dirigente, la solidarietà dei colleghi, la collaborazione dei genitori e magari si sarà sentita sola ed isolata per l’atteggiamento che ormai la scuola assume nei confronti delle famiglie e degli alunni. Questo accade quando la scuola diventa un servizio, piuttosto che una funzione insostituibile dello Stato: i clienti hanno sempre ragione, possono scegliersi la scuola, i docenti come in un supermercato.
Ovviamente sono solo pensieri e, magari, siamo di fronte ad un singolo caso di una docente sprovveduta, ma una cosa è certa: non serve più solo la solidarietà, servono i fatti.
In quella scuola di Modena è accaduto ciò che non doveva accadere e per fortuna l’omertà che serpeggia nelle scuole, cattivo esempio per il Paese, è stata superata dalla tecnologia che l’ha messa in luce.
Ora chi può e chi deve intervenga, ne va dell’autorevolezza del sistema scolastico e di conseguenza delle istituzioni.
Lo deve fare il dirigente, il consiglio di classe e di istituto. Lo deve fare il sindacato e la politica, ridare dignità e ruolo ad una categoria che ha bisogno di sostegno e non solo economico.
La UIL Scuola rivolge alla docente di Modena un messaggio di vicinanza, siamo pronti a ciò che è possibile per un sindacato, a supportare ogni azione di tutela della dignità personale e professionale.
Alla famiglia dell’alunno responsabile del gesto rivolgiamo l’invito a scusarsi con la docente, solidarizzando e sostenendola nel processo educativo del figlio.
Se ciò accadesse realmente, suggeriremmo al cine operatore del brutto gesto, di filmare anche il gesto di scuse e metterlo in rete. Ci sentiremmo un po’ tutti meno soli e forse avremmo dato un aiuto serio a quella docente.