Turi: la sindrome impiegatizia non appartiene ai sindacati
Abbiamo una grande responsabilità: tutelare e sostenere la scuola di tutti, laica, inclusiva, statale, nazionale. Non possiamo trasformare la scuola in un grande ufficio burocratico.
Non siamo disposti a barattare la libertà di insegnamento per un pezzo di pane – così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, in apertura di Assemblea nazionale, stamattina a Roma al Teatro Quirino.
Il tentativo di regionalizzazione in atto vorrebbe trasformare gli insegnanti in impiegati alla dipendenze delle Regioni. Noi non abbiamo la sindrome impiegatizia. Il contratto che abbiamo firmato parla di comunità educante. Rimanderemo al mittente l’Opa lanciata sulla scuola che resta legata ai valori della nostra Costituzione.
Non vogliamo classifiche, a scuola non si sceglie, si valuta – ha detto ancora Turi commentando le recenti affermazioni dell’associazione nazionale presidi che, venuta meno la chiamata diretta degli insegnanti, sia appella ora alla chiamata dei supplenti. Devono per forza scegliere qualcuno per sentirsi nel loro ruolo? – ha sottolineato con decisione.
La valutazione fa parte della professione docente ed è dentro la scuola dell’autonomia. Oggi sono diventati tutti ‘valutatori’. Dobbiamo tornare a far funzionare in modo moderno gli organi collegiali.
Il Miur sta per costituire una Commissione per rivedere il Testo Unico della scuola e potrebbe toccare il sistema degli organi collegiali – ha detto Turi, lanciando la proposta della Uil Scuola di convocazione permanente dei collegi dei docenti, per monitorare, seguire e verificare le possibili modifiche, se e quando questo processo di riforma dovesse entrare nel vivo.
Per la scuola non servono speranze, servono decisioni, scelte concrete.
Da questo teatro – ha detto ancora Turi il sindacato ha lanciato sfide importanti: quella per il recupero degli scatti di anzianità, quella contro la legge 107. Sfide che abbiamo vinto. Da questo teatro ricominciamo la nostra strada. Oggi abbiamo una responsabilità in più: negli anni ’80, con le 150 ore, i sindacati portarono gli operai a scuola. Oggi si vogliono portare gli studenti in fabbrica. Non è questo ciò che vogliamo per la scuola italiana: la sua funzione è quella di istruire, educare gli studenti, mettere le basi affinché diventino cittadini attenti e consapevoli. E’ questa scuola del sapere, laica, inclusiva, statale, nazionale che intendiamo sostenere e tutelare.