Turi: niente lista della spesa ma una battaglia culturale
DOMANI PRIMO INCONTRO UFFICIALE TRA SINDACATI E FIORAMONTI
Uil: andremo dal ministro raccontando chi siamo e che modello di scuola vogliamo sostenere
Siamo più interessati al modello di scuola che non agli annunci di aumenti e premi vari – così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – anticipa la posizione della Uil Scuola in vista dell’incontro con il ministro Fioramonti fissato per domani al Miur. Il modello di scuola che abbiamo riferimento è quello di una scuola statale, laica, aperta, inclusiva, capace di funzionare come ascensore sociale.
Un appuntamento che – insieme a quello in corso oggi pomeriggio all’Aquila, di inaugurazione dell’anno scolastico, con il presidente Mattarella, cerimonia alla quale prende parte anche Turi – rappresenterà un momento di incontro sia istituzionale, sia sostanziale.
Vogliamo offrire al ministro la nostra carta d’identità, di sindacato impegnato nella difesa della scuola nazionale, fortemente contrario a ogni ipotesi di regionalizzazione del sistema di istruzione, che nelle scelte guarda in primo luogo al dettato costituzionale e al valore della scuola come comunità educante così come definita nel nuovo contratto.
Non c’è una lista della spesa, per noi – puntualizza Turi – non ci limiteremo a chiedere ma rivendicheremo politiche coerenti, di sviluppo, qualità e rispetto per il nostro sistema scolastico.
Ogni anno ci troviamo di fronte agli stessi problemi che sono indotti proprio dalle politiche che vedono nella scuola un comparto da definanziare e indirizzare verso il privato, che chiede sempre più risorse pubbliche. Servono, invece, misure per preservare la funzione della scuola statale, su cui bisogna investire, e non utilizzare come un bancomat per prendere risorse.
Nel Documento di programmazione economica e finanziaria dello scorso anno sono state calcolate riduzioni di spesa per 4 miliardi. In sede di manovra di Bilancio vedremo se questo Governo attuerà i tagli o approfitterà della congiuntura per un altro tipo di operazione: ridurre il numero di alunni per classe.
Va poi dato un assetto ed una valorizzazione degli uffici amministrativi, con personale stabile, funzionale ad una buona didattica. Una rivendicazione che faremo presente al ministro.
L’autonomia e la dirigenza possono coesistere e rappresentare una risposta solo in un sistema di comunità che guarda all’autogoverno e all’indipendenza dalla burocrazia e dalla politica.
Ecco perché non ci può essere una scuola regionalizzata o affidata in concessione ai privati.
Per realizzare tutto questo serve un rilancio degli organi collegiali, della governance, e vanno ricostituite le sedi di garanzia della libertà di insegnamento che la costituzione pone alla base di un modello di scuola laico, libero e plurale che solo lo stato può garantire.
Gli studenti non sono utenti di un servizio, ma soggetti attivi della comunità educante che intendiamo sostenere e far funzionare al meglio.
Per fare questo, certamente ci vogliono risorse, non premi, ma riconoscimenti globali.
Pensare a investimenti per l’istruzione è fondamentale, ma la stessa importanza va attribuita alle misure utili per ridare dignità alla scuola. Serve un progetto ampio – conclude Turi – una battaglia culturale per superare definitivamente le secche della Legge 107, della regionalizzazione, della scuola come costo anziché come ascensore sociale.