Turi: usare i fondi del Mes per presìdi sanitari nelle scuole

Siamo come in un gioco dell’oca dove si ricomincia sempre daccapo. L’aver spostato la data di apertura delle scuole serve solo a prendere tempo in un compromesso tutto politico avulso dalla realtà,

Nessuno sta nemmeno immaginando il livello di incertezza, crisi di nervi, nel quale vivono i lavoratori delle scuole e le famiglie. Siamo in un quadro a tratti drammatico ma invece di agire, si inseguono i sondaggi.

Persino la scienza è messa in condizioni di marginalità, stretta tra contrapposizioni politiche e narrazione governativa. Dalla scienza alla cabala, alle indagini demoscopiche alla ricerca di consenso effimero e di parte, un vuoto di governo, prontamente coperto dalle lobby.

Decisioni elettorali senza elezioni, obbligo dei vaccini senza vaccini, governabilità senza governo della realtà. Manca la cultura di governo che sostituisca questa politica di opposizione al mondo reale.

La pandemia non risponde alla narrazione e ai decreti, approvati in assoluta autoreferenzialità, se non hanno fondamento e consenso sociale. Serve il contatto con la società, attraverso i metodi democratici del confronto e della condivisione con le forze vive del paese.

Se la scuola riparte, riparte il Paese. E’ vero, è il come riparte, per cui siamo molto preoccupati.
Chiediamo certezze sulla sicurezza di scuole e lavoratori, che non vanno lasciati alla deriva delle decisioni dei vari opinionisti.  Non si può giocare sulla pelle dei lavoratori che vanno tutelati nel bene supremo della propria vita a cui nessun ristoro è possibile

Una democrazia è forte se si regge sui dati scientifici e non sulle narrazioni propagandistiche. Vanno usati i soldi del MES per i presidi sanitari nelle scuole. Vanno ricostituiti i percorsi per la vigilanza sanitaria. In avvio di vaccini, si pensi ora al personale della scuola. A scuole chiuse non serve.

La sfida da cogliere è quella di mettere in sintonia le città, le attività produttive, i tempi del Paese con la scuola e non viceversa. Gestire tempi, spazi, opportunità, distinguendo tra aree metropolitane e altri territori.

E’ tempo di cambiare le politiche, indirizzandole sulle persone, non sulle cose.
E’ questa la cifra del cambiamento. Le persone prima delle cose.

Stavolta non c’è neanche l’alibi dei sindacati corporativi, messi da parte per non ascoltarne critiche e proposte.  Un errore grave, di metodo e di merito, che ci riporta al gioco dell’oca.

La politica semplificata, di natura populista, oltre a non conciliarsi con la democrazia e la partecipazione, si è rivelata inefficace nel risolvere problemi seri e complessi. I fatti Americani dovrebbero fare riflettere anche a casa nostra.


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