Scuola fuori dai programmi. Un bene. Usciamo da overdose di riforme

Abbiamo atteso il discorso programmatico del nuovo premier, Giuseppe Conte, per esprimere qualche considerazione che non fosse dettata da pregiudizio ideologico.

Nel discorso del Presidente del Consiglio non ci sono particolari riferimenti alla scuola e anche il neo Ministro Bussetti, a cui va il nostro augurio di buon lavoro, ha solo parlato di dare dignità a chi lavora nella scuola.

Probabilmente i due programmi, antitetici, tra lega e M5S,  non consigliano interventi particolari.
Ci sembra un bene –  sottolinea il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi –  visto che, a nostro parere, occorre consentire alla scuola di riprendere fiato dopo la overdose di riforme e di tagli degli ultimi venti anni.

Con il contratto appena firmato, opportunamente –  aggiunge  Turi –  abbiamo già posto modifiche alla legge 107 (che dovranno essere definite ulteriormente) e permesso, attraverso interventi di ripristino normativo, una ritrovata considerazione sociale e professionale ai lavoratori della scuola.

Ci auguriamo che il nuovo ministro, che ben conosce problemi vecchi e nuovi del sistema scolastico, voglia perseguire la strada intrapresa.

Nel  congresso nazionale che abbiamo concluso nelle settimane scorse,  abbiamo definito una linea sindacale che interviene sulle motivazioni che devono (ri)dare dignità –  continua Turi – in primo luogo all’istituzione scolastica, che deve essere quella della Costituzione, statale laica e nazionale. La nostra attenzione è rivolta a valorizzare il ruolo di docenti,  Ata e dirigenti che sono, insieme ad alunni e famiglie, l’elemento costitutivo della comunità scolastica.

Proprio agli alunni e alle famiglie si deve pensare per ogni intervento – pone l’accento il segretario della Uil Scuola, evidenziando tra quelli più urgenti quello del precariato.
Questione – aggiunge – che nell’immediato riguarda le ‘maestre magistrali’ che va risolta con un provvedimento ponte, urgente.

Retribuzioni, per le quali vanno definiti interventi finanziari mirati, e precariato, per il quale si può partire da un solo provvedimento – puntualizza Turi  – eliminare l’assurda ed anacronistica distinzione tra organico di diritto e di fatto: sono le misure che vorremmo suggerire. La seconda, in particolare, resa possibile dalla circostanza dell’alta denatalità che potrebbe rendere il sistema attuale instabile e non governabile, sia per il personale, che per gli alunni, per il loro diritto allo studio e alla continuità didattica.


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