Turi: scelte fatte per emulazione e per ricerca del consenso a fini elettorali

Siamo di fronte ad un mostro a 13 teste, alcune con espressioni più simpatiche e ragionevoli di altre, ma sempre di mostro si tratta – così oggi il segretario generale della Uil Scuola, nel corso di una iniziativa pubblica a Bologna sull’autonomia differenziata organizzata dai sindacati confederali della scuola.

Sono 13 le regioni che ad oggi hanno espresso la loro intenzione di chiedere una autonomia differenziata.
Secondo quanto illustrato nel corso dell’incontro Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno avviato negoziati con il Governo per arrivare a un’intesa sull’attribuzione di autonomia differenziata.
Altre sette hanno già formalmente conferito al Presidente l’incarico di chiedere al Governo l’avvio delle trattative per ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Si tratta di Campania, Liguria, Lazio, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria. Tutte e sette chiedono maggiore autonomia anche in tema di Sanità. Con loro il Governo potrebbe avviare immediatamente i negoziati.
Altre tre Regioni,  Basilicata, Calabria e Puglia, non hanno ancora approvato formalmente tale mandato, ma hanno assunto iniziative preliminari che in alcuni casi hanno condotto all’approvazione di atti di indirizzo.  Due Regioni invece, Abruzzo e Molise, non risultano aver ancora avviato iniziative formali.

Un quadro che desta forte preoccupazione- ha osservato Turi – nel quale le scelte sono fatte per emulazione e per ricerca del consenso a fini elettorali.

Alla domanda –  «può la regionalizzazione favorire la libertà di insegnamento?» non è stata data nessuna risposta.  Quello che si profila, dunque, è un voler separare senza alcuna finalità.

Un conto è parlare di autonomia delle scuole, che in base al dettato costituzionale sono funzione dello Stato, definite dal contratto ‘comunità educanti’ autonome; altro è pensare ad un Governo regionale del sistema di istruzione. Ipotesi che porterebbe all’assurdo di insegnanti regionali, a scuole regionali, a studenti regionali.

Non vanno confuse le esperienze già in atto nelle scuole, a livello locale, con la scuola bene comune nazionale. La volontà di separazione di alcune regioni non può intaccare la dimensione nazionale della scuola, che rappresenta la base fondante del nostro Paese. Pensare di acquistare a prezzi di saldo ciò che il paese ha costruito con l ’impegno tutto il personale della scuola trova la Uil Scuola in assoluto disaccordo. Fare dell’istruzione un terreno di scontro politico è un errore, che non può essere permesso.


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