Turi: servono grandi riforme di libertà e ci vengono proposte divisioni e risposte demagogiche

Bussetti e il modello della scuola regionale: un pessimo scivolone estivo da campagna elettorale.
Arrivare ad insinuare uno scambio con il sindacato è uno strumento di vecchia politica. Segno di una difficoltà del governo in materia di unità culturale del paese.

Un ministro della Repubblica, a cui è affidato il dicastero dell’Istruzione, decide, per ragioni politiche, che la scuola nazionale, quella di tutti, quella frequentata dal 93% degli studenti italiani, non va più bene e va regionalizzata?

Ci domandiamo: è possibile che, d’estate, a scuole chiuse, per scelte di sola convenienza politica si facciano annunci che mirano a scomporre pezzo per pezzo la scuola?  Dove è finito l’annunciato percorso parlamentare?

Diciamo chiaramente al ministro che non c’è nessuno da convincere, e che sulla questione regionalizzazione non c’è il minimo margine, nessuno scambio è possibile – così il segretario generale della Uil scuola, all’indomani dell’intervista del Ministro Bussetti in tema di regionalizzazione.

La nostra è una contrarietà netta e già definita, suffragata dal coinvolgimento delle scuole e dai cittadini che hanno aderito al nostro appello per sfilare la scuola da ogni ipotesi di regionalizzazione, con centinaia di migliaia di firme raccolte.

Arrivare ad insinuare uno scambio con il sindacato è uno strumento di vecchia politica.
Segno di una difficoltà del governo in materia di unità culturale del paese.
Ciò che serve, anche a livello internazionale, è un Paese che rafforza la propria identità nazionale, che fa squadra, che mette insieme possibilità e opportunità per un rilancio socio-economico dell’intero paese.

Non siamo la politica degli interessi di parte, ma la politica dell’unità del sistema che deve rispondere ai cittadini e non ad un ceto politico – sottolinea Turi.

Abbiamo bisogno di grandi riforme di libertà e ci vengono proposte divisioni, egoismi, e risposte demagogiche che rimandiamo al mittente.

Convinceremo piuttosto il ministro che, il modello Trentino, non solo non è esportabile nelle altre regioni italiane ma è un modello sbagliato che mostra tutte le sue contraddizioni: l’influenza tedesca ha prevalso su quella italiana. Noi pensavamo che questo governo avesse come sua icona,  prima gli italiani, in trentino non è andata  così. Un sistema chiuso che non ha dialogato neanche con i sistemi delle regioni viciniori.

La UIL Scuola del Trentino, da sempre contraria alla separazione, continua a battersi per un ritorno allo stato nazionale contro il condizionamento politico attuato in Trentino – precisa il segretario Uil Scuola – dimostra che il modello di autonomia differenziata spacca il paese e non consente nessuna politica unitaria.

Non si riesce nemmeno ad immaginare una scuola divisa come un puzzle, dove ogni giunta regionale decide il modello che vuole seguire.  Ci troveremmo, come in Trentino, ad  avere tante  Aran, agenzie di contrattazione,  una per regione, alla faccia della semplificazione e dell’efficienza, tutto bypassando il parlamento, che semmai ciò dovesse accadere, non avrebbe nessuna funzione nella politica dell’istruzione che deve essere di tutti e per  tutti.


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