Dirigenti bloccati fuori regione di residenza: va trovata subito una soluzione

Ancora una volta i ritardi della politica nel prendere decisioni a favore dei lavoratori della scuola, colpiscono in modo ingeneroso le donne. Ci riferiamo ai Dirigenti scolastici, per lo più donne, costrette dal vincolo  triennale di permanenza nella sede di prima nomina, a non potersi ricongiungere alla famiglia residente in altra regione.

Questo le costringe a scegliere tra lavoro o famiglia, rinverdendo quella differenza di genere, che a parole si dice di voler combattere, ma in realtà poi non si fa nulla per realizzarla.

Questo fa sì che tanti dirigenti scolastici che hanno partecipato ad un concorso nazionale e che si sono visti sbattuti a migliaia di chilometri di distanza dalla loro residenza, non avranno neppure quest’anno la possibilità di rientrare, perché non si ha la volontà di modificare un blocco iniquo, non solo , ma si sottomette la possibilità/opportunità di potersi trasferire al nulla osta di un direttore generale regionale, che senza tener conto di alcuna esigenza umana e, a volte, strettamente familiare, lo nega.

Un altro ostacolo alla mobilità è rappresentato dal limite della disponibilità di posti fissato al 30% e non come sarebbe logico e giusto sull’intera percentuale dei posti concretamente liberi e disponibili. Questa la posizione espressa da Rosa Cirillo, segretaria nazionale della Uil scuola Dirigenti scolastici, in occasione dell’incontro virtuale organizzato dai 1250 dirigenti scolastici fuori sede, che rivendica la competenza della materia alla sede negoziale.

È da tempo che la UIL Scuola chiede un tavolo di concertazione per dare soluzione, contrattuali ovvero legislative, ma in grado di dare risposte a questo problema, che rischia di mettere in crisi la scuola, per la decisione di molti di rientrare al proprio ruolo di provenienza: in pratica di ritornare a fare i docenti nella propria residenza.

 


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