Serve un patto per l’istruzione e lo sviluppo, per la ripartenza a settembre
INTERESSE DELLA SCUOLA E INTERESSE DEL PAESE COINCIDONO
Su organici, precari, vincolo quinquennale occorrono risposte complessive per uscire dalla palude degli errori di questi anni. Bisogna superare l’ottica dell’ordinaria amministrazione e avere strategia e coraggio.
Non delusione ma preoccupazione: servono provvedimenti inseriti in un quadro organico che abbia come obiettivo l’apertura dell’anno scolastico, in presenza e in sicurezza già da settembre – così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
Sembra che la politica – come è già successo lo scorso anno – si preoccupi di vivere alla giornata ed eviti la programmazione, anche quella a breve o brevissimo termine. Una politica più propensa alla narrazione e alla ricerca di consensi che al pensiero di dare risposte collettive, quelle che una volta si definivano ‘ragioni di interesse pubblico’.
L’interesse per il Paese dovrebbe portare tutti ad avere un obiettivo comune: «a settembre la scuola deve essere in condizione di svolgere a pieno la sua funzione nei confronti degli alunni e delle alunne che hanno diritto ad avere una scuola in presenza con docenti stabili, come è loro diritto».
L’occasione del Recovery, o meglio del Next Generation U.E. merita un dibattito ampio, di qualità.
Quello sui trasferimenti e sulle stabilizzazioni dovrebbe essere solo il presupposto su cui aprire un grande dibattito per rilanciare la scuola costituzionale di questo paese.
Le decisioni prese – anche quelle non-prese – peseranno sulle giovani generazioni che con la scuola e nella scuola, possono crescere ed essere l’architrave di ogni necessaria transizione verso il futuro.
Senza una struttura culturale, una forte identità e un dibattito di livello elevato, difficilmente si potrà traghettare l’Italia verso il futuro economico e sociale.
Serve mettere mano al rinnovamento senza perdere i punti di riferimento e i valori su cui la scuola è nata e si deve radicare ancora. Serve un grande progetto e il ministro Bianchi che ha parlato di anno costituente, è persona in grado di farlo, ma è bene che si occupi di mettere a punto una strategia di sviluppo i cui tempi sono ristretti, ed eviti di perdere eccessivo tempo a dirimere conflitti che meritano altra sede di discussione.
Facciamo appello a tutte le forze politiche e sociali perché si esca da questa palude e si pensi in grande.
Per questo ci auguriamo che il patto per l’istruzione e lo sviluppo, si debba fare con le parti sociali e il governo. Un patto che non degradi e non si adatti all’ordinaria amministrazione, che metta strategia e coraggio per approfittare di questa circostanza.
Le risorse europee, il “debito buono”, possono consentire di pensare al futuro che è scuola, è giovani, è alzare il livello della progettazione al livello di una nazione che vuole contare nello scacchiere europeo.
Oggi ci sono le condizioni e noi faremo di tutto ciò che è nelle sue possibilità per rivendicare, per guardare al sistema entro cui collocare i vari provvedimenti. Sono misure che senza una visione olistica sono destinate a diventare terreno di scontro su cui piantare bandierine.
Serve un’unica bandiera in cui tutti si possano riconoscere.
Serve un provvedimento organico del Governo che riassuma le varie fasi per poterle gestire nei tempi necessari all’apertura dell’anno scolastico a settembre con i docenti e i lavoratori al loro posto e nel contempo restituire un clima di fiducia che parta dalla condivisione e da una rinnovata spinta della comunità ducante che ha le energie al suo interno per rilanciare il sistema scolastico e di istruzione.
Sostanzialmente significa dare risposte purtroppo rimaste inevase da troppo tempo. Risposte che attengono all’eliminazione dell’anacronistico vincolo che risponde solo a posizioni ideologiche di parte e che sarebbe bene lasciare alla contrattazione che è deputata a trovare le soluzioni di gestione del personale più efficienti, mentre la politica si dovrebbe occupare di visione e progettazione del paese ed evitare di doversi trovare in situazioni tali da collasso del sistema.
La soluzione del precariato è una presa d’atto della realtà. Bisogna riconoscere i molteplici errori che hanno portato il sistema sull’orlo del collasso.
Draghi lo ha già affermato in altre situazioni: se lo Stato ha sbagliato, bisogna porre rimedio non scaricare sui cittadini. Ugualmente, per la scuola bisogna intervenire per evitare gli errori fatti sinora, che rischiano di perpetuarsi.
Ugualmente fondamentali sono gli aspetti di sistema che riguardano l’organico: la riduzione di alunni per classe e organici triennali per programmare in continuità l’attività didattico educativa.
Su questi temi ci attendiamo un confronto con il ministro per condividere le scelte, finalizzate a fare funzionare le scuole, in presenza e in sicurezza da settembre.
Sono scelte importanti che hanno bisogno della collaborazione del personale che deve essere messo nelle condizioni migliori per assolvere al difficile compito a cui è chiamato.