Supplenze. È ancora caos calmo, nonostante la digitalizzazione

Uffici scolastici procedono manualmente alla correzione degli errori. I diritti dei docenti affidati ad un algoritmo che mostra i limiti della semplificazione e riduce i diritti.

I pericoli della massificazione per giustificare velocità e presunta efficienza si scontrano con la realtà, peraltro complessa che coinvolge le persone: è accaduto con la buona scuola di Renzi, con le GPS lo scorso anno, si è riproposto anche oggi. Il vero problema, irrisolto, è che si devono stipulare oltre 240mila contratti a tempo determinato per avviare al minimo la scuola, attraversata anche dall’emergenza pandemica e gli strumenti come la digitalizzazione non può surrogare i fini, né sostituire il pensiero.

Il guaio è che anche di fronte all’evidenza, si continua sullo stesso registro.

I motivi che ci sono stati segnalati sono molteplici, partono dagli errori delle GPS, con punteggi sbagliati, docenti non registrati, classi di concorso dimenticate, una girandola di docenti in un anno scolastico, quello appena trascorso, particolarmente delicato, alla ricerca del posto perduto.

L’esperienza non è servita.

Alla vigilia di un nuovo anno scolastico, che si presenta non meno delicato di quello precedente, il sistema online per l’assegnazione degli incarichi di supplenza, non ha funzionato: dopo la pubblicazione degli esiti, nei diversi Uffici provinciali è infatti facile constatare numerosi errori: docenti nominati dalle GPS prima di quelli inseriti nelle GAE, diritti di riserva e di precedenza non rispettati. Come se ciò non bastasse, centinaia di docenti specializzati sul sostegno si sono visti scavalcare, nell’attribuzione della scuola, dai docenti non specializzati, nominati dalle graduatorie incrociate che devono invece essere utilizzate solo in assenza di docenti specializzati.

Il fatto nuovo di oggi, che va sottolineato positivamente, è che l’amministrazione riconosce l’errore e attraverso gli Uffici scolastici provinciali cerca un rimedio non replicando la narrativa classica che va tutto bene e che i pochi casi si risolvono con il contenzioso, troppo spesso delegato alla Magistratura in cui si perde la dimensione collettiva per assumere quella personale e individuale, il che fa perdere la fiducia nelle istituzioni.

Eppure, nel corso di questa estate, con due lettere, abbiamo denunciato, inascoltati, la gravità della situazione, avendo appurato i numerosi errori già presenti nelle GPS per l’a.s. 21/22, e che dovevano essere sanati per tempo prima delle nuove supplenze. Così come avevamo denunciato l’esclusione di diversi docenti abilitati dagli elenchi aggiuntivi. Anche nel corso degli incontri, avevamo denunciato come l’esigenza di avere i docenti in classe ai primi di settembre non potesse realizzarsi con la fretta e con un processo telematico che andava testato. La tecnologia non può e non deve invadere il campo dei diritti del personale.

Non ci hanno voluto ascoltare e come spesso accade relegano l’azione sindacale nell’alveo dei sabotatori e degli odiatori di mestiere. Ma tant’è, ora serve mettere in moto ogni azione concordata per rimettere in carreggiata il convoglio che consentirà di far partire l’anno scolastico, e cogliere l’ammissione di errore dell’amministrazione potrebbe essere il segnale di nuove e vere relazioni sindacali, utili a fare partire la scuola nella sua dimensione di comunità educante che ha bisogno del supporto di tutti e non solo di alcuni, neanche se sono digitalizzati. Anche per tali motivi abbiamo richiesto un incontro urgente col Ministero.


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