Mattarella: “La scuola deve essere ovunque, nessuno sia lasciato solo”
Nel suo discorso il Presidente della Repubblica ha sottolineato l’importanza di affrontare con spirito critico le sfide del digitale e dell’intelligenza artificiale, strumenti che devono essere al servizio delle persone e non sostituirne l’intelligenza. Il Capo dello Stato ha ribadito che la scuola deve essere aperta a tutti e deve essere ovunque anche nei luoghi dove le guerre non permettono che ci sia. Concludendo, ha richiamato le parole di Vittorio Bachelet: “Quando l’aratro della storia scava in profondità, ciò che conta è seminare bene.” La scuola, ha detto Mattarella, è la grande seminatrice del nostro futuro. Presente all’evento di Napoli, il Segretario generale Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile. Di seguito riportiamo il discorso integrale e il video del Presidente della Repubblica disponibili sul sito del Quirinale.
“Rivolgo un saluto al Ministro, alle altre autorità, agli studenti e agli insegnanti convenuti, alla città di Napoli, alla scuola Gioachino Rossini che ci ospita, a chi segue per TV. Ringrazio la RAI, Eleonora Daniele, che ci ha condotto così bene, e tutti coloro che hanno partecipato a questo evento nei suoi tre momenti.
Il nuovo anno scolastico è all’avvio.
Dopo l’estate cambiano i ritmi della vita quotidiana dei ragazzi, delle loro famiglie, delle città e dei paesi. Potrebbe sembrare un ritorno. Invece si tratta di un nuovo inizio. Lo è certamente per i piccoli che entrano nella scuola dell’infanzia. Lo è per gli emozionati bambini della prima elementare. Lo è per chi comincia i cicli della secondaria. Ai bambini e ai ragazzi delle prime classi va un saluto speciale e un grande incoraggiamento. Il nuovo inizio riguarda tutti e ciascuno. Studenti e insegnanti. Riguarda le famiglie, riguarda l’intera società.
Nuove conoscenze, nuove emozioni, nuove realtà attendono chi vive nella scuola.
La scuola produce futuro. Contribuisce a formare persone e cittadini consapevoli. Prepara alla vita, alle professioni. A essere parte attiva nella comunità.
Il ritmo così veloce delle trasformazioni che attraversiamo richiede sempre più sguardo aperto, disposizione al cambiamento.
L’innovazione tecnologica ci consegna opportunità straordinarie, impensabili fino a pochi anni or sono. Ma anche incognite: dobbiamo individuarle, riconoscerle, per evitarne i rischi.
I giovani che frequentano le scuole sono nati nell’era del digitale e sanno avvalersene con un approccio nuovo. È una grande sfida anche per gli insegnanti.
Tanti ragazzi – ne è stato un esempio Carlo Acutis – sanno bene che è necessario usarne gli strumenti e non farsene usare. Per non diventarne dipendenti.Foto di Paolo Giandotti – Ufficio Stampa per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
L’uso della tecnologia digitale non può avvenire nel segno dell’incoscienza di suoi potenziali effetti che possono portare all’appiattimento, alla omologazione. Occorre adoperarsi perché ogni ragazzo, ogni ragazza, possano costruirsi una capacità critica, una struttura della conoscenza che consenta loro di scegliere, di avere autonomia, di sentirsi non copia di altri bensì persona, dunque irripetibile, inimitabile.
La persona, ogni persona, non può realizzare sé stessa se condannata alla solitudine in una dimensione soltanto virtuale.
Anche a questo riguardo si riafferma un basilare valore della scuola: costruire una comunità. I giovani hanno bisogno di amicizia.
Insieme, guardandosi negli occhi, nascono idee, sgorgano sentimenti, si sperimenta la vita. L’assenza di questi elementi fa crescere disagio ed emarginazione.
L’intelligenza artificiale sta alzando ancor di più la soglia di questa sfida.
Lo studio, i compiti a casa, le analisi, il pensiero stesso sono messi alla prova.
La tentazione della scorciatoia di affidarle la soluzione dei compiti scolastici porta alla povertà culturale, addormenta l’intelligenza di ciascuno studente. Da strumento può trasformarsi in potere contro chi lo adopera, su di lui.
Non va ignorato, naturalmente, né sottovalutato che, con l’intelligenza artificiale il nostro modo di acquisire nozioni cambia, si accresce di nuove possibilità; che si tratta di una rilevantissima opportunità per l’espansione delle abilità umane. Preziosa.
A patto di sfidarla, di misurare, ciascuno, cosa sappia produrre a confronto con la propria intelligenza personale. Non può risolversi in adulterazione o, peggio, in manipolazione della libertà.
Come il libro anche internet è un mezzo che nasce dalla creatività dell’uomo, frutto della scienza, della storia. Al servizio dell’intelligenza umana offre straordinarie possibilità.
La scuola, per definizione, è luogo dell’apertura, dell’inclusione, della scoperta.
È il luogo dell’apprendimento del metodo scientifico e di ricerca che permette di promuovere il progresso.
È il luogo ove si valorizzano i talenti di ciascuno, nella diversità con cui si esprimono.
È il luogo in cui deve prevalere il rispetto della personalità di ciascuno. In cui deve regnare la consapevolezza che la diversità, la pluralità anche delle opinioni, sono una ricchezza di libertà da difendere. Una libertà conquistata a caro prezzo nel nostro Paese.
Le scuole, in ogni parte del mondo, sono segno di speranza, non aree di esercizio di sopraffazione, di violenza. La scuola deve essere il luogo in cui ogni forma di violenza viene bandita. Gli insegnanti fanno molto, talvolta in condizioni difficili, per capire e sottrarre i ragazzi da gorghi pericolosi. Gli insegnanti e i dirigenti scolastici devono esserne consapevoli ma non vanno lasciati soli dalle istituzioni e dalla società. Talvolta la violenza si manifesta in modalità meno evidenti. Meno evidenti almeno agli occhi degli adulti, non a quelli dei ragazzi. È la violenza gratuita della prepotenza, del bullismo, che denigra, emargina, sovente aggredisce. I social sono adoperati spesso come armi che colpiscono in profondità.
Il bullismo, la sopraffazione, vanno contrastati con tenacia: tanti giovani sanno che il sopruso non è prova di forza, ma di vigliaccheria.
La nostra Costituzione stabilisce – abbiamo poc’anzi sentito dai magnifici messaggi dei ragazzi per il web – all’art. 34 che “la scuola è aperta a tutti”. È l’idea stessa di democrazia a illuminare questo principio. È l’affermazione di un diritto.
Apertura vuol dire tenacia nello svolgimento del proprio compito, successo nell’opera di integrare in modo efficace tutti. Tutti!
Oggi, con il Ministro, abbiamo visitato classi di scuole in luoghi non convenzionali: sono stati coinvolti in questo evento un istituto di pena per minori e un ospedale.
Sconfiggendo ogni abbandono, occorre l’impegno affinché scuola sia davvero ovunque. Ovunque, naturalmente, nel mondo.
Dove questo non è consentito, dove la scuola non è frequentabile o viene interrotta per colpa di guerre, o occupazioni militari, si realizza un’ulteriore, inaccettabile, gravissima responsabilità storica per chi muove guerre.
Quindi in questo impegno di non abbandonare, di coinvolgere tutti affinché la scuola sia ovunque, vi è – da noi come altrove – l’impegno per includere chi è svantaggiato.
Di qualsiasi natura sia lo svantaggio di cui il ragazzo possa essere portatore.
Agli insegnanti che dispiegano il loro impegno appassionato nella scuola, va il nostro ringraziamento. Grazie – desidero dire – ai dirigenti e a tutto il personale della scuola.Foto di Paolo Giandotti – Ufficio Stampa per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Le famiglie sono chiamate a costruire, anno per anno, un rapporto di fiducia con gli insegnanti, nella comune opera educativa. Con fiducia anche nei ragazzi. Hannah Arendt ha scritto che l’amore per i figli sta anche nel coraggio di non strappare loro di mano “l’occasione per intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa di imprevedibile per noi”. In questa stagione di mutamenti profondi di carattere davvero epocale, è necessario pensare che saranno i giovani, diversi dagli adulti, a interpretarli e a governarli.
Un grande maestro dell’Università, vittima del terrorismo, Vittorio Bachelet, diceva: “Nel momento in cui l’aratro della storia scava a fondo… è importante gettare seme buono, seme valido”.
La scuola è una grande, preziosa seminatrice.
Buona scuola a tutti”.