Religione e consenso informato, Garofani alla Camera: “Ogni limite alla libertà di insegnamento è un ostacolo al ruolo educativo della scuola”

Il 23 settembre si è tenuta alla Camera dei Deputati un’audizione dal titolo “Consenso informato preventivo delle attività scolastiche concernenti la religione”. Vi riportiamo il comunicato e il testo integrale dell’intervento di Roberto Garofani della Segreteria nazionale Uil Scuola Rua.

È una netta contrarietà all’ipotesi di introdurre nuove forme di autorizzazione preventiva da parte delle famiglie per le attività didattiche legate a temi religiosi, quella espressa dalla Uil Scuola Rua in occasione dell’audizione “Consenso informato preventivo attività scolastiche concernenti la religione” presso la VII Commissione della Camera dei deputati.
La libertà di insegnamento – ha sottolineato nel suo intervento Roberto Garofani – è un principio costituzionale che va tutelato. Ogni limitazione andrebbe a frapporre un limite al ruolo educativo della scuola e alla sua missione istituzionale.
Proprio ieri il Presidente della Repubblica ha ricordato il valore della scuola – «luogo dell’apertura, dell’inclusione, della scoperta» – nel costruire una comunità.
La scuola italiana ha il compito di costruire rapporti di fiducia, promuovere il rispetto delle differenze culturali e religiose e di prevenire ogni forma di discriminazione, si legge nella Memoria dell’Audizione della Uil Scuola Rua, cha arriva a sottolineare come il mancato accordo tra Stato e autorità religiose islamiche non debba rappresentare un vincolo alle attività didattiche delle istituzioni scolastiche, chiamate a svolgere liberamente il loro lavoro.


Audizione
VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione
Camera dei deputati
Consenso informato preventivo delle attività scolastiche concernenti la religione

La risoluzione 7–00309, presentata dall’On. Rossano Sasso si fonda su un’ipotesi di possibili strumentalizzazioni politiche degli spazi scolastici da parte di rappresentanti dell’Islam mascherata sotto la libertà d’insegnamento. In particolare, si fa riferimento ad alcune iniziative didattiche promosse da tre istituti scolastici – tra cui quelli di Crema, Treviso e Sesto San Giovanni – per le quali si configura un presunto uso politico della scuola.

Il primo aspetto meramente procedurale su cui riflettere è costituito dal fatto che il Ministero è dotato di funzioni ispettive attraverso le quali è possibile verificare illeciti, condotte contra legem e iniziative che non hanno nulla a che vedere con i processi educativi. In questi casi esistono tutti gli strumenti per assumere i dovuti mirati provvedimenti per avviare eventuali procedimenti a carico di chi si sia reso responsabile di azioni che siano in aperto contrasto con i processi educativo-didattici.

L’altro aspetto sostanziale strettamente connesso al ruolo dell’insegnate, che si prefigura nella Risoluzione in discussione, è che si possa costruire una procedura dove la libertà di insegnamento venga subordinata al consenso informato preventivo delle famiglie per ogni attività scolastica riguardante un tema sensibile come la religione. Il parere preventivo delle famiglie rappresenterebbe una gravissima violazione delle prerogative proprie di qualsiasi insegnate e di qualsiasi istituzione scolastica nella sua interezza nell’esercizio dei processi educativi e didattici così come garantite dalla nostra Costituzione all’art. 33.

È proprio sulla Costituzione italiana che si fonda l’autonomia e la libertà degli insegnanti permettendo loro di trasmettere conoscenze attraverso un confronto di idee aperto e promuovendo la formazione degli studenti, nel rispetto della loro personalità e coscienza, ovviamente sempre agendo nel rispetto delle regole e della formazione integrale degli alunni. Solo nel caso si ravvisassero condotte lesive di tale principio costituzionale, dunque, l’Istituzione scuola possiede tutti gli strumenti per intervenire su quella singola condotta.

Nei casi in ispecie, inoltre, l’elaborazione e l’approvazione di progetti scolastici, delle uscite scolastiche o delle iniziative realizzatesi all’interno degli istituti, sono assunte nel Collegio dei Docenti in cui sono presenti la/il Dirigente Scolastica/o e tutti/e le/i docenti. Quindi decisioni prese in un contesto di consapevolezza e con la responsabilità collegiale della deliberazione su una proposta progettuale.

Non dobbiamo mai dimenticare, inoltre, che la scuola italiana ha il compito primario di promuovere l’educazione alla tolleranza, al rispetto delle differenze culturali, razziali e religiose, e di prevenire ogni forma di discriminazione.

Infine, va ricordato che il mancato accordo formale tra lo Stato italiano e la religione islamica non può costituire un motivo per ostacolare l’adempimento delle finalità educative delle scuole. Esse devono continuare a svolgere liberamente la loro missione istituzionale, senza subire vincoli che ne limitino la funzione educativa in ambiti così fondamentali per la convivenza civile.

La Federazione UIL Scuola RUA esprime un fermo e totale dissenso rispetto alla proposta contenuta nella Risoluzione in discussione con la quale si promuove l’introduzione del consenso informato preventivo per le tematiche religiose nelle scuole.


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