Il corporativismo degli altri

Il mondo accademico, arroccandosi nel peggior corporativismo, alza un muro a favore di chi nei giorni scorsi, in un sistema ad orologeria (lo scorso anno, negli stessi giorni, gli stessi attacchi al sindacato scuola) da posizioni di rilievo, parla del corporativismo degli altri.

In questo paese, ognuno pensa di poter dire agli altri cosa pensare e come comportarsi.
L’intreccio delle cronache racconta di accuse reciproche che, a ben vedere, nascondono interessi complessi e diversi.

Che il mondo accademico voglia insegnarci come fare per selezionare la classe dirigente del Paese è singolare.  Guarda il dito e non la luna, la casta che il mondo accademico da tempo immemore ha costituito intorno a sé, di cui le cronistorie danno atto.

Questa pandemia mette in luce tutti gli errori del passato, chiama in causa proprio chi quelle scelte ha indotto per diventare protagonista di  un  consenso.
Opinioni e critiche spostate ed orientate, un pensiero unico che la pandemia scopre come errori macroscopici.

Serve una inversione ad U, per fare esattamente il contrario di ciò che ci è stato propinato dall’elaborazione  accademica degli ultimi anni, molto orientata verso gli interessi dell’élite economico finanziaria di questo paese.

Quanto poi a mettere al centro gli studenti e i giovani, non ci pare che il settore universitario abbia dato grandi segnali in questo senso. Qualche autocritica forse qualcuno bisogna che la faccia.

Siamo contenti che la maestra Francesca sia portata ad esempio. Ci chiediamo, dove erano tutti i censori che si sono elevati a giudici in questo momento, tutti schierati, quando la c.d. buona scuola, ha pensato di limitarla nella sua libertà costituzionale di insegnamento?

C’è voluto l’impegno e la forza del sindacato per riaffermare fermamente il diritto di ogni maestra, di ogni docente di questo Paese ad insegnare liberamente, senza condizionamenti, senza dover subire il ricatto della scelta diretta da parte di qualcuno.
Il sindacato che battaglie ideali ne ha fatte e ne farà ancora per la libertà – come diceva Pertini – non c’è libertà senza giustizia sociale: la si può soltanto respirare senza pensarci, come l’aria, e come l’aria rimpiangerla quando non c’è più.


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