CONCORSO STEM / Turi: “La scuola non ha bisogno di concorsi di abilità”

Defezioni, più posti vacanti che promossi, record di bocciature. Sono i risultati dello Stem, il concorso per direttissima per docenti di matematica, fisica e informatica delle medie e delle superiori, diventato una Caporetto.

Si è detto tanto, si è fatto poco. Molta fatica, molta delusione. Risultati minimi.
Abbiamo deciso di capire meglio ed abbiamo sentito i lavoratori, quelli che ogni giorno vengono misurati e sovente messi sul banco degli imputati.

Ieri sera, in una trasmissione radiofonica, anche di questo si trattava: la matematica è ostica, le prove Invalsi danno risultati poco confortanti e i docenti che hanno partecipato al concorso Stem sono stati bocciati. Un quadro che porterebbe a momenti di sconforto se non si conoscesse, invece il quadro reale. Bisogna uscire dalla narrazione e dai luoghi comuni.

Partiamo dal concorso: un concorso a quiz con domande a risposte chiuse da risolvere in una manciata di minuti. I risultati non dipendono dai candidati (tutti scarsi?) ma da chi ha messo in piedi in fretta e furia un concorso che si è rivelato del tutto inadeguato.

Gli attacchi all’insegnamento e agli insegnanti portano il segno di un pregiudizio ideologico.
Tutto va misurato. Tutto.

Ma l’istruzione è passione, esperienza, didattica, professione, conoscenza applicata alla persona, al luogo e al momento. Non segue le regole del quiz, della misura ingegneristica, del modello matematico. Non obbedisce a schemi rigidi, alla fretta del dobbiamo fare veloce veloce.
Eppure, la volontà di indebolire l’istituzione scuola, uno dei pilastri su cui regge la comunità nazionale, è l’esercizio di stile, il vergognoso scaricabarile delle attuali forze politiche, alla ricerca di visibilità e consensi facili.

La matematica, come qualunque altra materia, ha certamente bisogno di docenti che la sappiano insegnare ma anche che sappiano indurre nel discente l’entusiasmo, la curiosità, la passione necessari ad apprenderla.

Per farlo servono motivazioni professionali, ambienti educativi sereni in cui si coltiva il ben vivere e non una ricerca affannosa di competizione. La scuola non ha alcun bisogno di concorsi di abilità. Verificare le attitudini umane e professionali di cui la scuola italiana dispone richiede altro. Tema del quale il governo è chiamato a occuparsi con scelte giuste e ponderate e non con annunci spot come quello del concorso rapido Stem.

L’esaltazione dura un giorno. Cisi può sentire parte di un grande paese per la vittoria della nazionale, ma poi bisogna (ri)trovare il senso dell’unità sociale ed economica del Paese dando fiducia alle istituzioni e alle persone che ci lavorano. Servono soluzioni opportune, non arene, né missioni impossibili.

Nel link l’articolo sul concorso Stem a firma di Paolo Riggio.


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