Diritto di sciopero nel comparto istruzione e ricerca: incontro all’Aran
Un vero atto di coraggio consisterebbe nell’introdurre regole cogenti come quelle che regolamentano l’azione delle organizzazioni sindacali rappresentative, che fanno un uso ponderato dello sciopero e quelle che usano tale forma di protesta per acquisire facile visibilità fine a sé stessa.
Per evitare che la discussione resti in un limbo teorico andrebbe recuperato il valore dello sciopero virtuale: il lavoratore pur in sciopero svolge la propria attività, la retribuzione cui ha diritto, maggiorata del suo equivalente versato dallo Stato confluisce in un fondo di solidarietà a favore dei lavoratori stessi. Lo scopo dello sciopero non è quello di penalizzare famiglie e studenti, ma quello di esprimere la volontà collettiva del personale di fronte ad ingiuste penalizzazioni, che si riflettono comunque anche sugli interessi delle stesse famiglie e degli studenti.
In sede Aran, mercoledì 16 ottobre, è stato avviato un confronto per l’adeguamento degli accordi nazionali sulla disciplina del diritto di sciopero del personale dei comparti Scuola Università Ricerca ed Afam su richiesta della preposta commissione di garanzia.
All’incontro hanno partecipato anche i rappresentati del Miur.
Sulla comunicazione delle adesioni la Uil riconosce l’utilità di pratiche più diffuse, quale strumento per conciliare diritti differenti, seppur non necessariamente contrapposti. Tali pratiche però non devono vincolare in alcun modo il diritto del lavoratore ad esprimere l’adesione secondo la massima libertà, anche in senso temporale. La Uil reputa assolutamente controproducente ed una inutile produzione di carte la possibilità di acquisire dichiarazione di indisponibilità a dichiarare l’adesione. Tale dichiarazione non cambia la sostanza della massima libertà del lavoratore.
La definizione dei servizi minimi essenziali non può includere anche settori diversi da quelli attualmente regolamentati; ad esempio nella scuola primaria l’essenzialità viene garantita dai servizi di vigilanza che la scuola deve organizzare, la funzione educativa segue regole specifiche e la prima non può essere confusa con la seconda, come purtroppo è avvenuto e avviene tuttora a causa di una scorretta ed illegittima soluzione adottata per la sostituzione dei docenti assenti.
Nel dibattito generale va evitata la confusione tra azione educativa ed azione di vigilanza, in modo chiaro anche nei confronti dei cittadini. Questo elemento ingenera confusione anche tra i concetti di servizio e funzione. L’istruzione è il frutto dell’azione educativa, la cui funzione è riconosciuta a livello costituzionale come fondante per lo sviluppo individuale e collettivo, che genera pertanto diritti e doveri, per la società e per lo stato. L’esigenza di dare la massima completezza di informazione ai cittadini ed alle famiglie è rafforzata dal loro sempre maggiore coinvolgimento nella comunità educante che ha al proprio centro la scuola, e tutte le istituzioni formative. Il riconoscimento e l’informazione sui motivi dello sciopero ha valore di responsabilità per la comunità e tutta l’opinione pubblica contribuendo a far uscire educazione ed istruzione dall’isolamento in cui sono relegate.
La UIL e tutte le organizzazioni sindacali, pur nella consapevolezza che un mancato accordo può comportare l’emanazione di una regolamentazione provvisoria da parte della commissione di garanzia, hanno ribadito la condivisione e la validità piena dell’impianto complessivo dell’accordo vigente, dando la disponibilità ad interventi di ordinaria manutenzione.
Un vero atto di coraggio consisterebbe nell’introdurre regole cogenti come quelle che regolamentano l’azione delle organizzazioni sindacali rappresentative, che fanno un uso ponderato dello sciopero e quelle che usano tale forma di protesta per acquisire facile visibilità fine a sé stessa. Per questo la UIL non è contraria a forme di comunicazione che rendano i cittadini edotti sulla diversa consistenza organizzativa dei sindacati proclamatori dello sciopero, anzi le rivendica.
Per evitare che la discussione resti in un limbo teorico andrebbe recuperato il valore dello sciopero virtuale: il lavoratore pur in sciopero svolge la propria attività, la retribuzione cui ha diritto, maggiorata del suo equivalente versato dallo Stato confluisce in un fondo di solidarietà a favore dei lavoratori stessi. Le famiglie non sarebbero danneggiate, i lavoratori non sarebbero penalizzati, e l’amministrazione sarebbe investita della responsabilità di dare risposte rapide e fondate, secondo un modello di comunità che mette tutti in una condizione di garanzia e funzionalità delle azioni. Interessi e diritti, solo apparentemente contrapposti, ne risulterebbero ricomposti. Per definire questa misura occorre grande impegno, volontà di guardare ai rinnovi contrattuali (sede in cui la proposta può essere concretizzata) con uno sguardo davvero innovativo da parte di tutti i soggetti coinvolti.
Per la Uil Scuola, infatti, lo scopo dello sciopero non è quello di penalizzare famiglie e studenti, ma quello di esprimere la volontà collettiva del personale di fronte ad ingiuste penalizzazioni, che si riflettono comunque anche sugli interessi delle stesse famiglie e degli studenti.
Per la Uil hanno partecipato Marco Maldone, Mauro Panzieri Noemi Ranieri e Sara Tucci.