Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia – Riflessioni

Il Coordinamento Nazionale per le Politiche dell’Infanzia e della sua Scuola ringrazia la Commissione Nazionale per il Sistema Integrato di Educazione e di Istruzione per l’importante lavoro di definizione del documento degli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia, che fa seguito alle Linee-pedagogiche per il Sistema Integrato 0-6. Un’impresa che a distanza di un anno sta tentando di dare gambe ad un progetto di integrazione che qualifichi la cultura dell’infanzia e fornisca un potente strumento d’ interazione tra sistemi e istituzioni, inimmaginabile fino a qualche anno fa.

Quelle riportate costituiscono un primo quadro di riflessioni fornito dal Coordinamento in occasione dell’audizione del 22 dicembre con la Commissione e con i rappresentanti del Ministero dell’Istruzione. L’audizione è stata  preceduta da un incontro informale, svoltosi il 12 novembre 2021 su richiesta del Coordinamento stesso   con la prof.ssa Susanna Mantovani, presidente della Commissione e con alcuni altre componenti, particolarmente assidui e vicini all’attività dell’organismo plurale formato dai rappresentanti delle cinque storiche associazioni professionali della scuola, AIMC, ANDIS, CIDI, FNISM ed MCE e dai rappresentanti delle quattro maggiori organizzazioni sindacali, FLC-CGIL, CISL SCUOLA, FEDERAZIONE UIL SCUOLA RUA e SNALS-Confsal.

La pubblicazione della bozza degli  Orientamenti nazionali per i Servizi Educativi per l’Infanzia, con gli esiti che saranno determinati dalla consultazione che si è aperta, costituisce una pietra miliare che, come la legge 444 del 1968 per la scuola dell’infanzia, interviene oggi a porre all’attenzione di quanti si occupano dei più piccoli e della scuola dei piccoli, la questione dell’educazione e della formazione a partire da  zero anni, attraverso un approccio che mette al centro  bambine e  bambini nel protagonismo del percorso di crescita e scoperta del mondo circostante, attraverso il riconoscimento dei loro diritti  elementari ed universali.

Il diritto all’ascolto e  all’espressione di sé,  il diritto alla cura ed alla sicurezza, il diritto a crescere in ambienti ed ambientamenti educativi di qualità sono alla base di ogni sviluppo, sancito da Carte internazionali a tutela dell’infanzia ed hanno nel nostro Paese la possibilità di compiere una significativo passo in avanti.

Di particolare pregio appare la scelta di porre al centro del curricolo e della progettazione aspetti quali l’orientamento alla relazione educativa, all’ascolto della voce dei bambini, al gesto educativo di cura nel quotidiano, fili conduttori che assicurano la connessione tra tutte le esperienze del bambino, da quelle dedicate ai bisogni funzionali del corpo a quelle di libero movimento, dalle attività di gioco a quelle di esplorazione, manipolazione e scoperta.

Dall’unicità che ogni bambina e ogni  bambino rappresenta, nelle diverse fasi di sviluppo, nei tempi e nei modi in cui il processo si evolve si aprono  sinergie orizzontali tra  nidi d’infanzia, famiglie e territorio, con un farsi carico collettivo del patrimonio sociale che l’infanzia rappresenta, a fondamento del reiterato richiamo al sistema integrato 0-6,  come percorso unitario di formazione che dà valore a tutti i segmenti del sistema nazionale e che si adopera per la creazione di un linguaggio, di una cultura, di pratiche condivise e pensate in chiave verticale, da costruire su una  alleanza educativa da rafforzare in termini di reciproca fiducia. Un rapporto fiduciario che richiede riflessione costante, cura, relazione, ascolto reciproco, come nuovamente rivelato durante l’emergenza pandemica dall’attivazione dei Lead.      Un rapporto tra soggetti corresponsabili come necessario atto di partecipazione e compartecipazione al processo di sviluppo e crescita di ciascun bambino e bambina. Importante sottolineare il rispetto dei diversi ruoli e punti di vista richiamando ad un costante lavoro di raccordo affinché le diverse istituzioni operino secondo un equilibrio benefico e non secondo una preponderanza di valori, né l’educazione nei nidi può prevalere sulle aspettative e le prospettive delle famiglie, né le famiglie possono assumere un ruolo preponderante ed invasivo nei confronti delle scelte che la organizzata comunità professionale del nido assume.

Il rapporto di alleanza e fiducia tra nidi e famiglia è ben rappresentato nel testo, tanto da respingere ogni intromissione esterna alla relazione educativa che va ad essere instaurata.

L’impostazione assunta dalla Commissione  consente di valorizzare le specificità e allo stesso tempo favorire il confronto e il dialogo tra i segmenti e le istituzioni, finalizzato a sostenere un impegno comune ed un contributo all’intero percorso formativo che prende avvio strutturato a zero  anni e che dovrebbe procedere per tutto l’arco della vita passando, nei vari stadi di maturazione, attraverso diversi ordini e gradi di scuola e di educazione, con  una  pari impostazione inclusiva, di accoglienza e di accompagnamento alla crescita.

A questo fine il Coordinamento si esprime a favore della “pubblicità” del sistema integrato dei servizi e delle scuole dell’infanzia nel senso della centralità che il sistema pubblico deve assumere e mantenere in termini di garanzia universale, anche rispetto ai servizi convenzionati e alle condizioni di lavoro e contrattuali che costituiscono presupposto di qualità dell’offerta formativa. Il rimarcare, nel testo base degli Orientamenti Nazionali, la necessità d’ interventi intenzionali e di una costante azione di progettazione in tutti i servizi educativi, è un elemento qualificante per lo 0-3. La prospettiva curricolare, però, si sviluppa su un percorso di accompagnamento ai cambiamenti di crescita, che richiede, di fatto, una serie di connotazioni e di condizioni di fattibilità, riscontrabili soprattutto nell’esperienza dei nidi e delle sezioni primavera, non altrettanto presenti e garantite in tutte le diverse tipologie di servizi educativi.

Si rileva, del resto, un’evidente incongruenza, già rintracciabile nel D.lgs. 65/2017, nell’ equiparazione tra il sistema strutturato di nidi, micronidi, sezioni primavera e altre esperienze, servizi domiciliari, spazi gioco, tagesmutter etc., che costituiscono, per loro stessa natura, un servizio a domanda individuale, difficilmente compatibili con la costruzione di un curricolo verticale organico e coerente.

Il Coordinamento ha sempre considerato come un valore aggiunto del Decreto 65 l’affidamento del ruolo di regia nazionale al Ministero dell’Istruzione.

I ricchi contenuti del corpus dei documenti di orientamento pedagogico dedicati al sistema integrato che tutti gli operatori – educatori docenti collaboratori – dovrebbero conoscere, necessitano di una sedimentazione nella testa e nel cuore delle professionalità coinvolte nel processo di costruzione di pratiche professionali il più possibile condivise.  Per fare ciò occorrerebbe partire da un tempo più disteso per una analisi ed un confronto alla base della consultazione aperta solo fino al 24 gennaio.

L’auspicio che il documento faccia maturare, una volta per tutte, il convincimento che l’educazione, la crescita, lo sviluppo hanno a fondamento le attività nei nidi e nelle scuole dell’infanzia e che pertanto la possibilità della loro frequenza non rientri più tra i servizi a domanda ma risponda ad un diritto universale e individuale ha come naturale conseguenza la messa a punto di leggi che rendano esigibile e concreta la generalizzazione piena dei servizi e della scuola dell’infanzia; solo un intervento legislativo chiaro e forte finalizzato alla definitiva risoluzione delle disparità territoriali presenti, che rischiano altrimenti di essere accentuate invece che ridotte, può garantire  concretezza ed attuabilità al valore importante che il corpus dei documenti pedagogici introduce.

Le differenze derivanti dalle condizioni strutturali, geografiche, culturali del nostro Paese rischiano di accentuare differenze ed ingiustizie, come accade anche  per la profonda varietà di orari, di funzionamento  da un lato,  di lavoro dall’altro,  di  impari tipologie di contratti di lavoro e  di basi retributive, della differente  organizzazione del lavoro, tutti aspetti che incidono anche sulla continuità educativa, sulle diverse velocità territoriali e non favoriscono il confronto e il dialogo, nemmeno sul documento presentato, né tantomeno favorisce gli  importantissimi scenari per la formazione in servizio, molto difficilmente realizzabili quando la professione educativa viene messa rischio dall’alto numero di ore  di lavoro, dalle retribuzioni basse, dalla precarietà di alcuni contratti, nei fortunati casi in cui di contratti  si può parlare. Le regolamentazioni di cui il sistema integrato necessita toccano temi di salvaguardia dei diritti dei lavoratori che debbono andare di pari passo.

Occorre uno sforzo consapevole per definire processi di accompagnamento per la costruzione di questa cultura dell’infanzia integrata e condivisa. La lettura approfondita e coordinata del documento collegata alla necessità che questo si trasformi da cornice teorica a pratica professionale quotidiana e diffusa richiama lo sforzo che le amministrazioni locali e regionali devono compiere ponendo grande attenzione al coordinamento pedagogico, alla definizione di un sistema condiviso di standard organizzativi che, se non possono essere LEP, devono comunque costituire un  quadro di indicatori possibili e raggiungibili in un certo orizzonte temporale.

 

Roma, 14 gennaio 2022

Antonietta D’Episcopo    AIMC                      Manuela   Calza        FLC-CGIL

Carmen Lanni                    ANDIS                     Ivana Barbacci          CISL SCUOLA

Antonella Bruzzo              CIDI                          Noemi Ranieri            Federazione UIL SCUOLA RUA

Maria Anna Formisano    FNISM                     Francesca Pellicone   SNALS Confsal

Valeria Vismara                 MCE


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