Comunità e libertà
Sintesi dell’intervento di Giuseppe Limone
Il termine libertà può essere interpretato in diversi modi: in questo contesto parliamo della libertà come situazione personale all’interno della Comunità.
Vanno precisati i vari livelli:
libertà intesa come non impedimento (libertà da)
come essere messo nelle condizioni di (libertà di)
come possibilità di sviluppare i propri bisogni, i propri valori ( libertà per)
come possibilità di darsi le proprie regole (libertà come autonomia)
come possibilità di relazionarsi all’interno di uno spazio (libertà personalizzata).
Tutelare ad esempio la ‘libertà di’ non sempre vuol dire tutelare la ‘libertà da’. Addirittura la semplice libertà formale può determinare forte competizione e una sorta di selezione. È chiaro quindi che,trattando tale materia occorre sempre essere chiari e precisi nella corrispondenza tra parole e fatti reali.
Anche riflettendo sul termine Comunità occorre essere chiari sul fatto che non si tratta di un semplice insieme di persone, ma di cosa diversa dell’indistinto termine popolo e ancor di più del termine massa.
L’idea di Comunità civile è più ampia dell’idea di popolo. Veniamo ad una breve disamina dell’idea di popolo. Possiamo partire dal nascosto significato laudativo all’interno delle Costituzioni, soprattutto quelle democratiche. Si guardi la Costituzione italiana. All’articolo 1 recita:
«L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
Se è affermato che la sovranità appartiene al popolo, è contemporaneamente affermato che il popolo può esercitarla nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione.
Ciò significa che il popolo non può fare ‘qualsiasi’ cosa, nel senso che la sua sovranità si esercita nelle forme e nei limiti indicati dalla carta che ne consacra i fondamenti.
Il popolo è tale nella misura in cui si mostra conforme alla sua carta di identità espressa nella Costituzione. Se si straccia questa carta, il popolo straccia la sua stessa identità.
Questo popolo non è coestensivo con l’intera comunità civile, mentre la comunità civile include tutti i soggetti appartenenti al mondo della vita.
È molto giusto ciò che la Uil scuola ha fatto, prendendo a riferimento i vari aspetti della vita delle persone, e quindi la scelta di sottolineare il termine Comunità .
La Comunità prospetta non solo i diritti sociali, ma anche quelli civili, come presupposto per quelli sociali. Le comunità compresa la comunità scuola sono soggette ad un bombardamento informativo tecnologico.
Per la scuola non si può pensare ad una semplice concorrenza informativa, ma va ridefinita una didattica in grado di cogliere le opportunità, evitando comunque una fuga dalla piazza virtuale da parte dei ‘competenti’, non potendosi costruire piazze dedicate, anzi si deve partecipare per orientare e suggerire chiavi di lettura.
Proprio nella cultura, nel sapere troviamo il modo per garantire, anche in era tecnologica le ‘libertà da’ e le ‘libertà per’.
Un’ altra differenza ci aiuta ad avere una rappresentazione esaustiva, quella tra Comunità politica e Comunità civile: la prima riguarda le regole, la seconda tutti gli atti che attengono alla vita comune. Tutto ciò che motiva la vita dei singoli attiene alla dimensione pubblica, civile della comunità.
Il termine civile assume una forte connotazione pubblica. È importante ricordare come ogni associazione, compreso il sindacato, quando promuove bisogni comunitari agisce come componente della comunità civile. Questa considerazione chiarisce ulteriormente il carattere innovativo di un sindacato che vuole operare a pieno titolo nella Comunità civile, e che vuole partecipare alla comunità politica, per i temi che attengono il lavoro e i diritti sociali.
Sintesi dell’intervento di Massimo Di Menna
«Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un’intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale.
Arriveremo a costruire macchine alate capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli».
Questo scritto del tredicesimo secolo ad opera di Bacone, un francescano inglese, ci presenta un visionario, probabilmente, in pieno Medio Evo, non creduto.
Ho scelto questa frase per suggerire che all’interno di una comunità non bisogna avere preoccupazioni di mettere in discussione verità che possono sembrare immodificabili. Chi ha solide radici, una storia di riferimento, non può limitarsi a vivere il presente con pigrizia.
Il futuro ci prospetta cose inimmaginabili. Ciò che è importante è vivere la realtà nella sua concretezza , ma sapere che può essere migliorata. Non si deve accettare tutto perché è consolidato, ma chiedersi sempre il perché , dare un senso.
Questo ragionamento riguarda le regole che devono servire per far vivere una comunità, ma tali regole devono sempre essere funzionali alla vita concreta delle persone, ai loro diritti civili e sociali. Deve valere nella Comunità il principio di Libertà. La comunità è composta da persone, ciascuna unica e libera, unica nella sua essenza, nella sua storia, non etichettata e rinchiusa nella sua funzione.
Connesso al principio di libertà c’è quello di responsabilità; non dobbiamo preoccuparci della nostra libertà di scelta, non dobbiamo viverla con angoscia (come temeva Sartre).
Per le scelte e per le decisioni la cultura, le radici, la storia, la stessa esperienza, rappresentano un riferimento solido: niente ideologie futuribili, ma testa e piedi ben radicati nel mondo della vita, è il modo migliore per affrontare le difficili sfide del futuro. Non aiuta tagliare le proprie radici, come non aiuta restare fermi a ricordare il bel passato.
La Uil scuola con il tema Comunità realizza un congresso di svolta, perché apre il sindacato alla modernità, non resta prigioniero del Novecento, ma sceglie, proprio perché moderna, la via del dialogo e dell’ascolto, del contatto diretto con le persone. Il termine Comunità ci proietta verso diversi mondi, tanti quante sono le comunità.
La famiglia è una comunità, la scuola è una comunità,il sindacato è una comunità, il partito politico è una comunità, una nazione è una comunità, l’Europa è una comunità, e potremmo continuare.
Possiamo pensare anche ad un particolare clima culturale che può portare ad una comunità di coloro che, anche senza relazioni tra di loro hanno profondamente innovato nei loro campi: penso, ad esempio, ad Einstein, Freud, Matisse, Joyce, Stravinskij.
Un aspetto presente nel rapporto Comunità/Libertà è relativo all’esercizio della democrazia, a come si arriva alla decisioni, quindi alla connessione con il concetto di Sovranità.
Su questo tema è in fase di preparazione il terzo quaderno della Scuola Sindacale Piero Martinetti.
In questa occasione mi limito ad evidenziare i limiti della Comunità politica nell’era tecnologica e della globalizzazione.
Così come ha ricordato Bauman quando dice che alla globalizzazione della finanza non ha corrisposto la globalizzazione della politica. In fondo la fragilità, con i connessi rischi sociali e di assetto democratico, dell’Europa ruota intorno a questo problema di Sovranità.
Lo scarto tra partecipazione e decisione resta il limite democratico; né il ricorso alla rete, né la ricerca di nuove modalità di rappresentanza hanno risolto il problema.
Non va sottaciuto che tale questione riguarda tutte le forme associative, compreso il sindacato, sindacato che, però ne risente meno in quanto trova la sua ragion d’essere nel radicamento concreto nel mondo della vita.
La nostra responsabilità è alta se condividiamo ciò che ci ha detto Limone, cioè che il sindacato è il vero moderno intellettuale collettivo, oltre che mediatore, anche linguistico tra mondo delle regole formali e concretezza della vita di tutti i giorni.
Nella Comunità, la vita delle Persone è fatta di relazione, di comunicazione, la conoscenza assume valore sociale, la cultura assume valore prioritario sia per l’esercizio di scelte libere, sia come presupposto per scelte morali. Il senso critico diviene essenziale, altrimenti ci si limita a lodare ciò che si conosce, in quanto meno impegnativo.
Limone parla di una ‘Filosofia pratica’, io aggiungo una ‘Filosofia del buon senso’ come aiuto per non trascurare ciò che non si capisce. In questo congresso abbiamo festeggiato il bel successo nelle elezioni delle RSU. Sono oggi presenti tanti RSU.
Provo a fare un esperimento di ‘Filosofia pratica’: come Aristotele, grande filosofo greco, può aiutare in una delle funzioni dei rappresentanti sindacali,come comunicare l’esito di un incontro con il dirigente. Tale suggerimento vale anche per gli altri livelli dell’azione sindacale, territoriale o nazionale. Normalmente i comunicati sono un insieme di informazioni.
Proviamo a renderli più semplici e più chiari con l’aiuto delle teorie del linguaggio di Aristotele:
Modalità comunicativa
“Abbiamo incontrato il dirigente, non c’è’ nessuna novità.
Il prossimo incontro si terrà fra dieci giorni”.
Modalità espressiva retorica
“Il dirigente ha assunto una grave decisione, in spregio alla democrazia non ha dato nessuna trasparenza a scelte del tutte arbitrarie, che provocheranno…”
Modalità didattica
“Il dirigente ci ha comunicato l’entità del fondo, i contenuti della delibera del collegio, le risorse assegnate per i Pon…”
Modalità logico-argomentativa
“Abbiamo deciso di firmare il contratto perché in tal modo c’è trasparenza, una distribuzione equilibrata delle risorse incentivanti, una buona organizzazione del lavoro…”
Si tratta di diverse comunicazioni, con diverso impianto di testo, a seconda se ci troviamo di fronte ad una riunione di fatto inutile, o ad comportamento del dirigente da criticare, o alla necessità di informare in modo chiaro e completo, o a quella di motivare le proprie scelte. Mischiare tutto, rende più difficile la comprensione. In tal modo si favorisce anche partecipazione alle decisioni.
La scelta di impegnarsi per progettare un’azione futura, per dar efficacia all’azione sindacale nel nuovo contesto, basandosi sulla centralità della persona, sulla comunità , stando nelle scuole e tra la gente, è la vera svolta, impegnativa,ma di grande interesse.
Montesilvano, 17 maggio 2018