Sicurezza a scuola: basta finanziamenti spot. Di Giuseppe D’Aprile

Di seguito l’articolo a firma del Segretario generale della Uil Scuola Rua pubblicato nella nuova edizione della newsletter Uil “Sicurezza in Rete”. 

Di sicurezza a scuola si parla sempre troppo poco, finendo per confinarla ai margini dell’agenda politica, trattandola come una questione momentanea, da risolvere con misure temporanee. E mentre il Governo continua a stanziare i soliti finanziamenti spot e di breve periodo, i numeri evidenziano l’urgenza di interventi strutturali e duraturi nel tempo: da settembre 2023 ad oggi, si sono verificati 69 crolli in edifici scolastici.

Dei 40.000 edifici scolastici in Italia, solo il 50% ha il certificato di agibilità, mentre il 40% non ha il collaudo statico. Stiamo parlando di strutture in cui quasi 10 milioni di persone – tra studenti e personale – trascorrono quotidianamente il proprio tempo.
Non solo. Quasi la metà degli edifici scolastici è fatiscente, inadatta, pericolosa. E mentre i segnali di degrado sono evidenti e ripetuti – infiltrazioni, crepe, crolli – l’inerzia prevale.
Non ci sono più scuse.

Dal 2014 al 2017 – come si evince da una relazione del 18 giugno 2018 sul tema “Edilizia scolastica e sicurezza nelle scuole” disponibile sul sito della Camera dei Deputati – sono stati investiti quasi 10 miliardi di euro per migliorare la sicurezza nelle scuole. Eppure, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il 23% delle scuole non è stato nemmeno progettato per uso scolastico, ma successivamente riadattato. Anche l’età degli stessi edifici indica che solo poco più di 1/3 di essi risale a dopo il 1980 mentre la restante parte risale al periodo 1946-1975. E solo il 3% degli edifici scolastici ha ricevuto interventi antisismici, nonostante oltre 17.000 scuole (tra sedi e plessi staccati) si trovino in zone ad alto rischio sismico.

Inoltre, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la messa in sicurezza e riqualificazione, ha previsto 3,9 miliardi di euro per ristrutturare oltre 2.000 scuole. Per la sostituzione e riqualificazione energetica un investimento di 1,19 miliardi di euro per demolire e ricostruire oltre 200 nuove scuole. Infine, per il potenziamento delle infrastrutture sportive sono stati stanziati 300 milioni di euro per costruire almeno 230.400 metri quadri di nuove palestre e strutture sportive.

Malgrado ciò i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Testimonianza, questa, che i finanziamenti spot e di breve periodo non sono adatti a risolvere situazioni strutturali che prevedono tempistiche più lunghe con una progettazione più adeguata

Insieme e con l’aiuto della UIL che, come noto a tutti, è in prima linea in merito alla sicurezza del lavoro, è necessario affrontare il problema delle carenze infrastrutturali che coinvolge tutta la comunità educante. E’ un settore nel quale si intrecciano competenze diversificate. E’ ora di denunciare le inadempienze che possono avere conseguenze serie e concrete e pretendere un maggiore impegno per la sicurezza nelle scuole da parte di tutti attraverso interventi organici e strutturati nel tempo.

SICUREZZA E ALTERNANZA DENTRO LA PROGETTAZIONE DIDATTICA

In tema sicurezza nelle scuole, un altro aspetto da affrontare e non sottovalutare, è quello dell’alternanza scuola lavoro (PCTO).
Una modalità didattica innovativa che, attraverso l’esperienza pratica, – secondo il MIM – dovrebbe aiutare a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti per arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro di lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro, così come strutturata oggi, rappresenta una distorsione di quello che dovrebbe essere il ruolo dell’istruzione: formare cittadini, non automi specializzati, bensì persone con un esteso bagaglio di conoscenze, dalla mentalità flessibile e non indottrinata.

Nell’anno scolastico 2022-23 tre nostri studenti hanno perso la vita durante l’alternanza scuola lavoro.
Le tragedie di Giuliano De Seta, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci non rappresentano semplici incidenti. Sono l’evidenza di un sistema fallimentare che sta sacrificando giovani vite sull’altare di una scuola sempre più asservita al mercato del lavoro.

Quanti ragazzi devono ancora morire prima che si decida di fare sul serio? La scuola non è un’azienda. In alcuni casi si tratta di manodopera a costo zero sotto l’apparenza di “stage formativo”.

Da tempo sosteniamo che i percorsi formativi di alternanza andrebbero rivisti e inquadrati nel contesto più ampio dell’intera progettazione didattica. Vanno programmati come rafforzamento delle conoscenze, in coerenza con il piano dell’offerta formativa, attraverso una discussione ampia e ragionata, possibilmente con tutti gli attori coinvolti.

Le morti sul lavoro (e a scuola) rappresentano un fallimento per l’intera società.
Un fallimento che non possiamo più permetterci.

 


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