Turi: brutto segnale. Ministro resti super-partes

Un brutto segnale, che richiama tempi tristi di censura, che vuole trasformare, anche la scuola, in terreno di scontro politico con la ‘p’ minuscola –  è la riflessione del segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, dopo le polemiche sollevate da un quotidiano nazionale in merito all’adozione dei libri di testo nelle scuole.

La libertà di insegnamento, valore assoluto come la libertà di pensiero, richiede fiducia e onestà intellettuale. I nostri insegnanti sono tra i migliori al mondo per metodo e per conoscenze: anche le peggiori stime internazionali danno atto di questa straordinaria capacità del nostro corpo insegnante.

Minor fiducia gli offre la politica e, persino il ministro, che chiamato a dare un giudizio in merito risponde: «In classe non si deve fare politica. La scuola ha il compito fondamentale di stimolare il pensiero critico, i docenti siano responsabili. Non si può strumentalizzare i testi né indottrinare studenti o alunni».

Siamo d’accordo, studio critico e nessun indottrinamento, ma non si può strumentalizzare ogni notizia, ogni avvenimento del vivere reale delle persone e della scuola per buttarla in pasto alla politica-politicante.

La scuola ha il compito di decondizionare i messaggi, trasformarli in educazione, in spirito critico. Al ministro chiediamo di non fare da sponda a queste pressioni, di essere super partes, di rappresentare la Scuola pubblica statale nell’interesse di tutti i polítēs, i cittadini.

Una scuola che non sceglie i suoi insegnanti, ma li seleziona per concorso nazionale, che non impone o vieta libri, ma li lascia all’autonomia delle scuole, che crea le condizioni di garanzia per la libertà di insegnamento e l’accesso all’istruzione pubblica di qualità per tutti.

L’appello è alle istituzioni di garanzia affinché preservino la libertà della scuola dell’autonomia che si può realizzare concretamente solo dopo aver ripristinato organi di garanzia, smantellati da una politica miope e da progetti di disgregazione regionale che rendono il paese fragile e diviso anche sui valori di fondo.


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